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Dichiarazione di Pier Luigi BERSANI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Blindano il voto ma non il disagio di tutto il Paese» - INTERVISTA

  • (14 gennaio 2009) - fonte: l'Unità - Bianca Di Giovanni - inserita il 14 gennaio 2009 da 31

    «Non riusciranno mai a blindare il disagio del Paese, che c’è ed è forte». Pier Luigi Bersani ha appena terminato il suo intervento in Aula. Ha parlato per mezz’ora di fila, ripetendo più volte: ascoltateci. «La crisi è dura e non si propone nessuna ricetta. Il premier dice che nel paese non c’è conflitto - dichiara - Ma il conflitto non c’è perché molti sono disperati. Non sanno cosa fare, e il governo non dà indicazioni».
    Come giudica l’intervento di Fini. Ha un peso politico forte?
    «Conosco troppo bene i giochi della politica: senza un’alternativa non succede mai nulla. Fini ha reagito come si fa quando la goccia fa traboccare il vaso. Non si è mai visto che con 20 emendamenti depositati non si permetta all’Aula di esaminare il testo. L’opposizione aveva selezionato 10 proposte: non c’era nessun rischio di sforare nei tempi. Il discorso di Vito è surrealismo puro, anzi dadaismo. Addirittura porre la fiducia per rispettare il Parlamento. Davvero troppo».
    Anche con l’esame in Aula non sarebbe cambiato molto nel merito. Tremonti insiste che le risorse non ci sono.
    «Non è così, perché nella democrazia c’è anche una forte valenza economica. La discussione democratica serve per capire meglio e per correggere gli eventuali errori. Ebbene, l’Italia è l’unico Paese del mondo che non ha mai discusso della crisi e delle misure per contrastarla in modo serio e consapevole. Nell’opinione pubblica si trasmettono slogan preconfezionati e conformisti: non c’è una vera analisi critica, è per questo che rischiamo di andare sempre più giù».
    Resta il fatto che Tremonti non concede risorse.
    «Allora, passiamo al merito. Questo governo ormai risponde sempre che non si può fare nulla, è impossibile tutto, perché c’è il debito, perché c’è Bruxelles, perché ci sono i titoli. Ricordo che il governo Prodi, pur rientrando del deficit, redistribuì 6 miliardi con il “tesoretto”. In qualche modo avrà fatto. E poi voglio dirlo chiaro e tondo agli elettori: loro sono pagati per trovare una soluzione, non per dire che non c’è. Cosa pensa la gente che perde lavoro di queste persone che siedono nei palazzi e dicono semplicemente: non possiamo fare nulla? Che immagine stiamo dando?».
    E l’opposizione?
    «Noi abbiamo proposto varie cose. Abbiamo chiesto un incontro: lì ci erano state assicurate aperture sulle nostre proposte. Invece poi non si è visto nulla, a parte qualche concessione marginale (come quella sul bonus degli ecoincentivi). L’ho ripetuto oggi (ieri, ndr) in aula: faccio appello alla maggioranza. Apriamo un tavolo anticrisi, a cui partecipino anche gli enti locali, e troviamo delle risposte per la parte debole del paese. In troppi stanno soffrendo: questa crisi la sta pagando la parte meno tutelata. Nell’inconsapevolezza di tutti. Se la crisi è così dura, non si risolve con una rapina da una parte, o una rissa nel Cipe, spostando risorse da una parte e sottraendone da un’altra. Io insisto: ci vuole un piano concordato anche sugli investimenti locali. Non serve scippare le amministrazioni decentrate dei loro fondi».
    Non è d’accordo con la proposta Sacconi sui fondi per la formazione?
    «Se funziona, nessuno si mette di traverso in questo momento così difficile. Ma io temo che sia una strada molto complicata e molto lunga. Nel frattempo i lavoratori e le loro famiglie finiscono nel baratro».

    Fonte: l'Unità - Bianca Di Giovanni | vai alla pagina
    Argomenti: parlamento, lavoro, enti locali, formazione, governo prodi, investimenti, tremonti, crisi economica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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