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Dichiarazione di Antonio POLITO


 

Sindrome da europee pure a destra

  • (15 gennaio 2009) - fonte: Il Riformista - Antonio Polito - inserita il 15 gennaio 2009 da 31

    Berlusconi dice che non c’è nessuna fibrillazione nella maggioranza. Forse ha ragione perché, a dire il vero, la maggioranza è più che altro in blocco cardiaco. Sembra incredibile, e lo è. Deve esserci infatti una sorta di dannazione italiana, se la maggioranza più forte nelle urne e in parlamento da una generazione a questa parte, pur godendo dell’opposizione più divisa e in rotta da una generazione a questa parte, si ritrova pari pari dove l’avevamo lasciata l’ultima volta che si è trovata al governo: alla guerra di tutti contro tutti, un giorno sì e l’altro pure.

    Prendete Bossi. Ieri le ha dette tutte, le malattie del centrodestra. La riforma della giustizia per lui è ancora un Ufo, perché per lui l’accordo non c’è. Non c’è neanche il Pdl, perché i leader lo farebbero pure in una sera a cena ma le rispettive basi si odiano. L’accordo con Air France lo ha a malapena digerito, e solo in cambio di un’oscura promessa sulla liberalizzazione delle rotte. E infine c’è la rivolta dei sindaci leghisti, che minacciano di sfocare il patto di stabilità unilateralmente, per ritorsione nei confronti di un governo - a loro dire sempre più meridionalizzato - che l’ha consentito alla Roma di Alemanno. Il premier, che sa farsi concavo, ha ieri rivolto un elegante "chapeu" a Fini, che il giorno prima aveva preso a picconate il Governo nella povera persona del ministro Vito, perché umilia il Parlamento con la fiducia al solo fine di coprire i contrasti nella maggioranza. Poi ha incontrato Bossi per placarlo su Malpensa, poi la Moratti per placarla su Malpensa e sull’Expo, e chissà quanti altri pezzi della sua maggioranza infuriati per qualcosa. Lui è bravo a fare questo, e ci metterà di certo una pezza.

    Eppure l’aspetto che oggi presenta il centrodestra non é quello di una maggioranza politica coesa su una sua idea di interesse nazionale, ma quella della solita coalizione di interessi particolari da combinare nella stanza di compensazione del denaro pubblico. Cioè il contrario di ciò per cui avevano votato gli italiani, che uno spettacolo simile - anche se francamente peggiore - l’avevano già visto nei due anni del Governo Prodi.

    Quello che va chiarito - e che questo giornale tenta di spiegare ormai da qualche settimana - è che questa mini-crisi apparentemente a sorpresa non è il frutto soltanto di un conflitto di personalità o di una gelosia tra leader. Dietro Berlusconi ci sono certamente troppi galli a cantare, e l’avvicinarsi della sentenza della Consulta sul Lodo Alfano, madre di tutte le battaglie per il premier, li eccita a cantare sempre più forte.

    Ma la realtà è che il centrodestra è scosso da una divergenza più profonda sugli interessi da rappresentare, che è scritta nel suo Dna e che la crisi, la necessità dei tagli, l’imminente recessione, rischiano di portare alla luce più presto di quanto Berlusconi avrebbe sperato. In un Governo che non ha mai avuto tanti ministri del Nord, il Nord si sente trascurato e maltrattato, come la tensione con Bossi, Formigoni e Moratti dimostra. Ma, allo stesso tempo, il Sud si sente tradito, vede i «suoi» fondi spostati al Nord, e soffre direttamente dei tagli (in primis sulla sanità) che la situazione dei conti pubblici impone; prova ne sia il crescente nervosismo dell’Mpa di Lombardo, ma anche la tensione palpabile tra i peones del Pdl che pescano i loro voti al meridione.

    Questo conflitto di interessi ha immediate ripercussioni sul consenso politico, ed è per questo che il voto delle amministrative prima e delle europee poi rischia di surriscaldare il centrodestra non meno di quanto infiamma il centrosinistra. Perché la Lega cresce, divora consensi, e prima o poi, quando incontrerà il nocciolo duro del Pd che non può scendere ancora molto sotto il 25% di cui viene oggi accreditato, comincerà a mordere l’elettorato del Pdl, specialmente nel Lombardo-Veneto. La più perfida frase di Bossi ieri è stata non a caso dedicata proprio a questo appuntamento, affossando le speranze residue di Silvio e Walter di risolvere i loro rispettivi problemi cambiando la legge elettorale perle europee a danno dei partiti minori. Bossi vede la fragilità territoriale del Pdl, che vive solo di Berlusconi, e punta al colpaccio: diventare il primo partito al Nord.

    E’ per questo che nel centrodestra si vivono giornate inimmaginabili ancora fino a qualche settimana fa. E non sono destinate a finire presto. La dannazione italiana è forse questa: che pur essendoci illusi di aver ormai fondato un bipartitismo quasi perfetto, abbiamo in realtà due super-partiti che partiti non sono e non si sentono, più due minipartiti (la Lega e l’Idv) che lavorano solo per scavare la fossa ai due presunti super-partiti.

    Fonte: Il Riformista - Antonio Polito | vai alla pagina

    Argomenti: legge elettorale, bossi, malpensa, maggioranza, elezioni europee, governo prodi, Nord, patto di stabilità, crisi politica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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