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«Sanzioni ammorbidite e orari senza controllo: così smontano la sicurezza» - INTERVISTA
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(22 gennaio 2009) - fonte: l'Unità - Roberto Rossi - inserita il 22 gennaio 2009 da 31
«C’è il fermo impegno del governo a conseguire diffusamente nell’intero Paese più alti livelli di effettiva sicurezza». Ve le ricordate le parole del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi il giorno del ricordo della tragedia Thyssen Krupp, lo scorso dicembre? È da mesi che il titolare del Welfare promette regole migliori.
Invece?
«Invece - spiega Cesare Damiano autore del Testo unico in materia di sicurezza, ultimo lascito del governo Prodi prima di affondare in Parlamento - sono mesi che il governo le sta smontando».
In che modo?
«Principalmente non attuando i decreti attuativi previsti dal Testo unico».
Un esempio?
«I lavori usuranti. Stiamo tentando l’impossibile perché si giunga al varo del decreto, predisposto dal governo Prodi, entro il mese di marzo. Stiamo tentando, in Commissione lavoro, di trovare una strada unitaria per applicare queste norme che possono contribuire, riconoscendo la fatica al lavoro come un anticipo alla pensione, alla diminuzione dei rischi e degli incidenti».
Molti sostengono che le leggi in Italia già ci sono e che andrebbero solo applicate. Lei che ne pensa?
«In parte è vero. In Italia ci sono buone leggi che spesso rimangono sulla carta. Uno dei punti fondanti del governo Prodi fu appunto la lotta la lavoro nero. Non a caso ottenemmo un ottimo risultato: e cioè la diminuzione tra il 2006 e il 2007 dei decessi. Si è passati da 1341 morti a 1207. È un passo, ma ancora insufficiente. Occorre proseguire su questa strada anziché rallentare o peggiorare le normative esistenti come ha fatto il governo attuale».
Quali sono gli altri provvedimenti che scavalcano e demoliscono il Testo unico voluti dal ministro Sacconi?
«Ce ne sono tanti. Le cito a memoria solo alcuni: rimandare la presentazione del documento di rischio, abrogare la norma che prevedeva la sospensione dell’attività in caso di ripetute violazioni dell’orario di lavoro (vedi il caso Thyssen). O anche la continua e incessante ricerca sulla necessità di diminuire le sanzioni, che ci porta fuori strada».
Che cosa si potrebbe fare ora?
«Sarebbe necessario attivare strumenti già previsti, come il coordinamento degli enti preposti alla vigilanza. Ma servirebbe anche una maggiore cultura imprenditoriale. Non è un compito facile. E la strada è lunga. Si potrebbe iniziare attivando i corsi di formazioni nelle scuole sui temi della sicurezza e luoghi di lavoro».
Fonte: l'Unità - Roberto Rossi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi