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Dichiarazione di Pier Luigi BERSANI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Carroccio troppo incoerente, non potrà più raccontare favole al Nord» - INTERVISTA

  • (16 gennaio 2009) - fonte: Il Gazzettino - Andrea Bianchi - inserita il 16 gennaio 2009 da 31

    La Lega manda sotto il governo, ma la sua ambiguità è «insostenibile». Pierluigi Bersani, ministro ombra dell’Economia, avverte i leghisti: «Al Nord non potranno più raccontare favole».
    Quel voto è un segnale preoccupante per il governo o una schermaglia di coalizione?
    «Io dico solo questo: non sarà consentito alla Lega di raccontare qualsiasi cosa al Nord, perché bisogna essere coerenti con le proprie decisioni. Va benissimo astenersi su un ordine del giorno, ma un ordine del giorno quanto vale? Nel decreto c’erano delle norme che la Lega ha votato e vanno a danno del Nord. Non si può mica aggirare questo punto. Invece di votare l’ordine del giorno, potevano votare l’emendamento che avevamo presentato. Invece di invocare a parole la liberalizzazione dei voli potevano votare le norme ad hoc che avevamo proposto: quella che liberalizza i voli Roma-Milano, quella che restituisce i poteri all’Antitrust. Io non faccio politicismi, bado al sodo. La Lega farà quel che vorrà. Se vuol stare con Berlusconi, starà con Berlusconi. Tenderei a richiamarla alla serietà del momento, tutto qui».
    Bossi avrà le sue rivendicazioni...
    «Vedremo. Ogni giorno diciamo che siamo nel teatrino. Ognuno alza la sua bandierina, poi l’abbassa in cambio di qualcosa. Ma ripeto: la situazione è seria e la società non sopporterà questi balletti».
    È un errore concedere la «franchigia» a Roma? È un comune che il centrosinistra ha governato per anni...
    «In tanti comuni abbiamo governato per anni. Il fatto è che tutta questa partita è cominciata con una falsità, dicendo che il centrosinistra lasciava Roma in dissesto senza precedenti. Non è affatto vero. Se andiamo a vedere il deficit pro capite, Roma non è in condizioni molto diverse ha quelle di altri grandi comuni, compresa Milano. Su questa leggenda si è imbastita una serie di normative "a favore", diciamo "ad personam", che suscitano ovviamente indignazione e disapprovazione da parte di tutti i comuni, di qualsiasi colore politico ed area geografica, che hanno gli stessi problemi. Anche questo è frutto del tempo in cui viviamo. Io dò una caramella a te, tu ne dai una a me, ma se sono regali sbagliati, gli errori si sommano, non si annullano».
    Quanto deve dolersi il Nord di questa coalizione nordista?
    «Il Nord non ha portato a casa niente. Si ciancia di federalismo, che è un argomento serio, ma diventa una chiacchiera quando si limitano con norme di inedito centralismo le risorse locali. Questo governo ha cancellato l’unica imposta a carattere locale, l’Ici. Se ci aggiungiamo il caso Malpensa, il caso Expo, le scelte infrastrutturali, le condizioni di politica industriale per le piccole e medie imprese, è facile fare il bilancio. Anche al di là delle popolari sparate di Brunetta sul fannullonismo: che cos’è davvero migliorato nella pubblica amministrazione? Per il Nord è un bilancio di netta disillusione».
    In teoria si dovrebbero aprire ampi spazi di manovra per il Pd...
    «In teoria sì, anche se la pratica è spesso diversa. Innanzitutto dobbiamo ripetere a noi stessi che nel Nord siamo una forza molto rilevante e poi combattere contro il modello di "assistenzialismo del Nord" di cui la Lega si è fatta interprete. Mi riferisco a quest’idea per cui "ogni cosa è buona purché arrivi qualcosa al Nord" e poi al Nord non arriva niente. Noi siamo quelli del lavoro, dell’economia reale, della piccola impresa. Del Nord fa parte a pieno titolo una Regione come l’Emilia-Romagna, che agli stessi problemi e le stesse tensioni delle altre. Noi non dobbiamo negare l’esigenza di rappresentare il Nord, ma inserire questa rappresentanza nel quadro nazionale e lasciare che siano i territori ad esprimere la classe dirigente».
    Un giudizio in sintesi sul decreto anticrisi?
    «Tra il vacuo ottimismo del presidente del Consiglio e il fatalismo immaginifico del ministro dell’Economia, noi siamo fermi. Non c’è nessuna misura davvero significativa contro questa crisi. Noi del Pd abbiamo proposto non la rivoluzione, ma una manovra da un punto di pil, detrazioni per i redditi medio-bassi, ammortizzatori sociali rafforzati, accelerazione degli investimenti a partire da progetti locali subito cantierabili e accelerazione dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione».
    Il governo interverrà ancora?
    «Guardi, avremo un decreto al mese. L’aver fatto "in modo nuovo" la finanziaria costringerà il governo a stare sempre sul pezzo, con continui aggiustamenti, anche minimi. Nessuno rimpiange riti del passato, ma non mi si dica che questa è la strada giusta».

    Fonte: Il Gazzettino - Andrea Bianchi | vai alla pagina
    Argomenti: pubblica amministrazione, roma, redditi, lega, Governo Berlusconi IV, Nord, patto di stabilità, pacchetto anticrisi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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