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Dichiarazione di Umberto RANIERI


 

«L’Italia deve fare di più, come in Libano» - INTERVISTA

  • (05 gennaio 2009) - fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli - inserita il 05 gennaio 2009 da 31

    «L’Italia deve fare di più per sviluppare un’iniziativa politico-diplomatica più incisiva. Deve spingere l’Unione europea ad assumersi le proprie responsabilità, facendo leva sul fatto che il nostro paese ha solide e buone relazioni sia con Israele sia col mondo arabo e i palestinesi»: Umberto Ranieri spiega così la «delusione» per il governo Berlusconi.
    Il canale col mondo arabo è ancora aperto o Berlusconi ha privilegiato il rapporto con Israele?
    «L’Italia storicamente ha mantenuto buoni rapporti con tutti i protagonisti della complessa vicenda mediorientale e questo le ha permesso di giocare un ruolo significativo in momenti cruciali come il conflitto nel Libano: due anni or sono l’Italia contribuì ad interrompere le operazioni militari e a giungere ad una tregua che fino ad oggi regge. Ci auguriamo che il governo italiano, tenendo conto anche di quella esperienza, voglia muoversi con più rapidità e determinazione».
    Due anni fa il ministro degli Esteri era D’Alema. Che oggi dice che la pace va discussa con Hamas. È daccordo?
    «Parliamoci chiaro, anche nell’intervento di D’Alema erano chiare responsabilità che non possono essere taciute: Hamas ha rotto unilateralmente la tregua con Israele e trasformato la striscia di Gaza in una piattaforma di lancio di missili contro le città del sud di Israele rendendo impossibile la vita delle popolazioni civili. Come dice anche il grande scrittore Yehoshua, Hamas ha creato solo danni al popolo palestinese, dimostrandosi incapace di gestire il consenso ottenuto alle elezioni».
    Israele non ha responsabilità?
    «È evidente che non può non esser riconosciuto ad Israele il diritto a difendersi. Ma sbaglierebbe Israele se facesse prevalere la tentazione di risolvere il problema della propria sicurezza solo con l’uso della forza militare. Occorrono la politica, la disponibilità al negoziato, la ricerca di soluzioni realistiche. Oggi questa propensione alla politica non si manifesta con la chiarezza necessaria».
    Il grande assente di questi giorni è la politica internazionale.
    «A questa drammatica escalation si è giunti in una situazione di vuoto, di assenza della comunità internazionale: gli Usa sono stati colti in mezzo al guado del cambio di amministrazione. Abu Mazen è indebolito e alla scadenza del mandato. Israele è alla vigilia del voto. L’Onu non riesce nemmeno a giungere ad una risoluzione e l’Europa rischia una divisione».
    Sembra già avvenuta.
    «Voglio sperare che sia possibile evitare laceranti contrasti tra europei. È ancora possibile, anche perché non siamo al 2003 e alla guerra in Iraq quando c’era una amministrazione americana che a quella divisione lavorava. La nuova amministrazione Usa ha un approccio diverso. E gli europei possono unirsi sulla linea indicata da Solana: la consapevolezza delle responsabilità di Hamas, la richiesta di un cessate il fuoco, l’esplicito invito ad Israele a non cadere nell’illusione che la forza militare risolva tutti i problemi, un negoziato per una tregua lunga se non permanente che garantisca la sicurezza del sud di Israele dai razzi di Hamas, la ripresa del negoziato tra palestinesi ed israeliani per la costruzione dello stato palestinese».
    Il governo italiano è pronto a questo o piuttosto è legato alla politica della passata amministrazione americana?
    «Mi auguro che nel governo ci sia consapevolezza che sono cambiati del tutto i termini della situazione internazionale e della politica degli Stati Uniti».

    Fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli | vai alla pagina
    Argomenti: usa, politica estera, medio oriente, onu, palestina, israele, D'Alema, unione europea, Governo Berlusconi IV, Hamas | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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