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A Strasburgo l'euro-carovana degli sprechi
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(14 gennaio 2009) - fonte: La Stampa - Jas Gawronski - inserita il 14 gennaio 2009 da 31
Il mese scorso i deputati europei hanno votato a Strasburgo un ambizioso pacchetto di misure per lottare contro il cambiamento climatico. L’Unione europea vuole essere all’avanguardia in questo campo e spera così d’incoraggiare la nuova amministrazione Usa di Barack Obama a collaborare. Ma in parallelo alla lotta al riscaldamento globale, il Parlamento europeo si gioca la sua credibilità anche su un altro fronte, il mantenimento della sua doppia sede, a Bruxelles e a Strasburgo.Per più di trecento giorni l’anno, l’enorme palazzo di vetro in Francia resta desolatamente vuoto e Strasburgo appare come una città sonnolenta, in attesa di una magia che la risvegli. Poi una volta al mese, per quattro giorni, tutto cambia: settecentocinquanta deputati europei e migliaia di assistenti, consulenti, diplomatici e giornalisti si riversano sulla città alsaziana per seguire le sessioni di voto e non si trova più un taxi o un posto in albergo o un tavolo al ristorante. Una grande carovana che infonde linfa vitale nell’economia di Strasburgo, ma che costa ai contribuenti europei oltre 200 milioni di euro l’anno. C’è poi un altro costo che comincia a suscitare altrettanto scandalo, ed è appunto il costo per l’ambiente, che si aggira secondo calcoli attendibili intorno alle 90 mila tonnellate di anidride carbonica (CO2) l’anno.
La doppia sede del Parlamento apre una falla nella credibilità dell’Europa sulla questione climatica e alimenta l’idea di istituzioni lontane dalle opinioni dei cittadini che le hanno elette. Abolire le sessioni di Strasburgo non è facile. La posizione geografica di questa piacevolissima città al confine tra la Francia e la Germania la rende un simbolo della riconciliazione del dopoguerra e la nostalgia per quello che Strasburgo ha rappresentato è ancora forte. L’ostacolo maggiore, tuttavia, è di natura legale: il trattato di Maastricht, firmato nel 1992 dai leader dell’allora Europa dei 12, ha stabilito che il Parlamento abbia la sua sede a Strasburgo. E oggi per fermare la carovana mensile verso questa città è necessario l’accordo di tutti i governi europei. Ma chi segue i contorti negoziati della politica europea sa che trovare un’intesa tra 27 Paesi non è cosa facile. E se poi anche la si trovasse, la Francia, come ha sempre dichiarato, porrebbe il veto per difendere il suo prestigio e l’economia della città alsaziana che vive delle sessioni del Parlamento europeo e, se ne fosse privata, entrerebbe in una crisi profonda.
Non sorprende quindi che la questione divida i deputati europei: il fronte anti-Strasburgo sta tuttavia rafforzandosi perché per i parlamentari è estremamente scomodo recarsi ogni mese nella città francese, isolata e mal servita dai collegamenti aerei internazionali. I deputati europei dovrebbero poter decidere dov’è la sede del loro Parlamento. Diverse iniziative sono state varate negli anni passati, per affermare questo diritto, ma senza successo. Ed è per questo che ho deciso di ricorrere a un rimedio estremo e forse controverso: chiedere ai deputati europei di boicottare una sessione del Parlamento Europeo a Strasburgo. Se un gruppo abbastanza folto di colleghi di diversi Paesi e formazioni politiche aderirà alla proposta di questo «sciopero», sarà un forte segnale al governo francese che non è più possibile perpetuare uno scandalo che lede il prestigio delle istituzioni europee.
Fonte: La Stampa - Jas Gawronski | vai alla pagina » Segnala errori / abusi