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Dichiarazione di Pier Ferdinando CASINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) 


 

«Finti partiti come Pd e Pdl non servono è necessario creare una nuova forza» - INTERVISTA

  • (12 gennaio 2009) - fonte: La Repubblica - Goffredo De Marchis - inserita il 12 gennaio 2009 da 31

    «Noi siamo impegnati non solo a superare l’Udc, ma a creare contenitori nuovi che cancellino lo schema bipartitico, una forzatura sia a destra sia a sinistra». Pier Ferdinando Casini è appena tornato da una vacanza a Miami. Dice di aver letto solo sui giornali l’invito di Lorenzo Cesa, il segretario del suo partito, rivolto a Rutelli e Letta per un’adesione alla Costituente di centro. Un intervento a gamba tesa nei travagli del Partito democratico che Veltroni ha giudicato «ineducato». «Le battute possono essere più o meno felici, ma il ragionamento resta. Le case attuali rispondono alla crisi del sistema? Secondo noi no e mi sembra che tanti altri la pensino allo stesso modo».

    Cominciamo dall’Alitalia. Anche lei vede l’operazione Air France come una svendita?
    «Direi di più, è uno spot elettorale che agli italiani costerà un sacco di soldi. Sgombrato il campo da pregiudiziali antiberlusconiane siamo di fronte a una vicenda nata male e finita peggio. Con i debiti caricati sulle spalle dei cittadini e capitani coraggiosi che tutto meritano tranne il pubblico elogio. Hanno messo su una legittima manovra imprenditoriale ma non pretendano un grazie dal Paese».
    Dietro la lotta tra Fiumicino e Malpensa, tra Lega e Berlusconi, c’è qualcosa di più di un problema di hub?
    «Ma certo. Quando si diceva che senza l’Udc il centrodestra sarebbe stato più compatto, si individuava un bersaglio di comodo. Nel Pdl non c’è omogeneità politica e il tempo renderà ancora più evidente questa situazione. Non me ne rallegro, ma è così».
    Condivide la posizione di Fini sulla giustizia?
    «E una posizione equilibrata, come equilibrate sono le parole di Alfano. Serve una convergenza ampia per fare una riforma. Riforma necessaria, aggiungo, se è vero che il presidente della Repubblica deve intervenire sul rapporto tra procure, se un democratico come Mancino lancia il suo grido di allarme, se interviene un giurista come Vassalli o un politico capace come Violante. Usciamo dalle polemichette su Berlusconi che potevano andare bene in passato ma non oggi. E non rimaniamo intrappolati nelle logiche giustizialiste di Di Pietro che condannano l’opposizione a una minorità permanente».
    Sullo sfondo però c’è anche il contrasto tra il presidente della Camera e il premier.
    «Un film già visto, che conosco molto bene. Berlusconi si deve rassegnare: un presidente della Camera esprime posizioni che hanno valenza diversa da quelle del governo. Chi rappresenta un ruolo istituzionale deve farsi carico delle ragioni dell’opposizione altrimenti cade nel ridicolo. Il problema non era Casini ieri come non lo è Fini oggi».
    Ma le opposizioni tutte danno l’impressione di essere irrilevanti in questa fase.
    «Dipende prima di tutto dai numeri del Pdl in Parlamento. Eppoi dalle nostre storie. Il centro si è candidato in alternativa a Berlusconi ma anche a Veltroni. E l’Italia dei valori preferisce contrastare l’alleato Pd piuttosto che Berlusconi. Bisogna essere onesti: oggi non c’è un’alternativa all’attuale maggioranza e questo rende più fiacca la qualità del dibattito tra centrodestra e opposizione».
    E’ ufficiale l’offerta a Rutelli, Letta e altri moderati di aderire alla Costituente di centro?
    «Ho letto anch’io sui giornali la dichiarazione di Cesa, non ne ero informato. Ma al netto delle battute, il ragionamento mi sembra chiaro: gli assetti politici attuali, questo bipartitismo forzoso rispondono a una scelta definitiva o no? Io penso di no, non è uno schema utile all’Italia e su questo siamo convinti serva una riflessione serena e seria. Non significa io vengo da te e tu vieni da me, la battuta può essere equivocata, ma la sostanza politica rimane lì come un macigno».
    Avete offerto a Letta la leadership di questo centro?
    «Noi non offriamo niente perché rispettiamo tutti. Lavoriamo al superamento dell’Udc e alla creazione di una novità politica. Se questa proposta viene interpretata come un invito a uscire dai partiti d’origine è giusto respingerla al mittente. Ma la domanda è: queste case sono adeguate a rispondere ai problemi del Paese? Se tanti dicono di no qualche ragione ci sarà».
    Quindi superare l’Udc, ma superare anche il Pd.
    «Questo assetto, per stare in piedi, per puntellarsi ha bisogno di abolire le preferenze, celebrare finti congressi, organizzare finti partiti che o si riducono alla firma dal notaio o a registrare riunioni interne e riservate come nel caso Iervolino.
    Beh, noi crediamo che questo non serva al futuro del Paese. Dobbiamo ricostruire un rapporto diverso tra i cittadini e la politica, che non sia autoreferenziale com’è ora. Altrimenti non ci meravigliamo se, basta guardare all’Abruzzo, va a votare il 50 per cento degli aventi diritto».
    Questo chimerico Centro con chi si allea, destra o sinistra?
    «Il punto è un altro. Siamo impegnati a smantellare quello che c’è, a far emergere le contraddizioni che esplodono a destra come a sinistra. L’Udc è stato eroico alle elezioni ma oggi sopravvive perché ha una prospettiva politica. Non lavoriamo con lo spirito egoistico di chi cerca di allargare il proprio partito ma con l’idea di andare avanti per fare una cosa nuova che serva all’Italia».
    Prima o dopo le Europee?
    «Non è un problema di orologi. L’operazione che abbiamo in testa non ha niente di tattico, nessuno ci corre dietro. Chi ha fretta vada con Berlusconi o si accomodi dove vuole. Con Rutelli e Letta, non è un segreto, registriamo maggiori affinità. Però fanno benissimo a lavorare nel Pd, di cui sono fondatori, perché prevalgano le loro posizioni».
    Veltroni considera «ineducata» l’ingerenza nelle vicende interne di un altro partito. Effettivamente maramaldeggiare con il Pd in difficoltà non è carino.
    «Non era intenzione di nessuno, tantomeno di Cesa, essere poco educato. Veltroni sa quanto rispetto e collaborazione, pur avendo storie e percorsi diversi, ha avuto da noi. Le battute possono essere più o meno riuscite, ma consiglio a Walter di non drammatizzare. Se i tre quarti del suo partito, sulla vicenda Rai, avesse avuto la correttezza dell’Udc oggi forse non rischieremmo di essere nel grottesco».

    Fonte: La Repubblica - Goffredo De Marchis | vai alla pagina

    Argomenti: alitalia, malpensa, attività politica, soldi pubblici, udc, centro, elezioni europee, partiti, Rai, fiumicino | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 12 gennaio 2009 da 861
    Ma senti da che pulpito (è il caso di dire). L'UDC di finte tessere non ne sa niente?

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