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Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Torino (TO) (Partito: PD)
«L' astensione parla al Nord ma ora subito l' autonomia fiscale» - INTERVISTA
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(24 gennaio 2009) - fonte: Repubblica - Diego Longhin - inserita il 26 gennaio 2009 da 31
«Ma quale credito nei confronti del Carroccio. Smettiamola con questi tatticismi politici, la gente non li capisce più, discutiamo di cose concrete. Votare contro questo federalismo, solo perché è stato proposto dagli altri, sarebbe stato incomprensibile». Il sindaco di Torino e ministro ombra del Pd, Sergio Chiamparino, sostiene la linea dell' astensione scelta dal partito di Veltroni al Senato sul federalismo fiscale.
Ma non è imbarazzante, per una forza di opposizione, ricevere gli apprezzamenti di Bossi e Calderoli?
«In un Paese normale no. Questo è il primo caso in cui si è aperto un dialogo tra maggioranza e minoranza e va dato atto a Calderoli di non aver rifiutato il confronto. E poi, votando contro, si sarebbe lasciata alla Lega Nord una prateria grande come tutta la pianura padana in cui scorrazzare liberamente. Chi come me crede nel federalismo sarebbe rimasto tagliato fuori da qualsiasi iniziativa politica».
Così però si torna al tatticismo politico: mi astengo, così rubo la scena alla Lega. Non le pare?
«No, perché quella del Pd è stata una scelta nel merito. Si è partiti dal testo della Lombardia, localistico e profondamente ingiusto perché il senso era "chi ha tiene e usa, chi non ha si arrangi". Si è arrivati ad un disegno di legge rivisto per i due terzi, salvaguardando il Sud, grazie al contributo del Pd e di rappresentanti istituzionali come Anci e Upi. Un testo che in buona parte ricalca la bozza Prodi-Padoa Schioppa. Come si faceva a dire di no?».
L' Udc ha tirato fuori un buon argomento: mancanza di certezze sui fondi necessari. Questione su cui anche lei ha puntato il dito, attaccando il ministro Tremonti per primo. Ha cambiato opinione?
«No, sono convinto che la posizione di Tremonti sia imbarazzante: in pratica ha fatto scena muta. Ma Casini usa la copertura finanziaria solo come pretesto. Così accontenta il suo elettorato, concentrato in Sicilia, Regione che dal federalismo non ci guadagna, anzi, ci perde. E poi soddisfa gli impiegati pubblici, bacino vicino all' Udc, quelli che vivono del centralismo statale e non vogliono che venga messo in crisi».
Meglio astenersi, insomma, per accontentare il Nord.
«No, per portare a casa un risultato. Se ci sono dei temi su cui c' è convergenza, perché votare contro? L' Udc ha sempre detto no, il loro voto lo si comprende. Il no del Pd non avrebbe avuto senso in questa fase. Se poi non si risolveranno questioni come la copertura finanziaria e gli impegni di Tremonti nei successivi passaggi, l' astensione dei democratici si potrebbe trasformare in un no. Ma sarebbe sempre una posizione di merito».
Quali altre questioni devono essere risolte?
«C'è un' emergenza e bisogna fare in fretta: i Comuni muoiono senza una tassa autonoma. Non si può aspettare il 2012. Bisogna che venga individuato un rimedio subito, anche provvisorio, come un trasferimento garantito pari all'Ici. Va poi discusso il bicameralismo e una carta delle autonomie perché non si possono definire i principi di finanziamento degli enti senza delineare le loro funzioni, evitando strabismi politici sulle città metropolitane che devono nascere intorno ai comuni capoluogo e non alle Province».
Fonte: Repubblica - Diego Longhin | vai alla pagina » Segnala errori / abusi