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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI
«Se continua così il Pdl me lo faccio da solo»
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(14 gennaio 2009) - fonte: Il Messaggero - Marco Conti - inserita il 14 gennaio 2009 da 31
A Fini sta stretto il ruolo istituzionale che si è scelto
«Se continua così, il Pdl me lo faccio da solo».
Irritato, ma anche poco sorpreso della sortita di Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi ieri sera si è morso la lingua per non replicare ancora una volta al presidente della Camera che, dopo aver difeso il Parlamento, ha sostenuto che la fiducia al pacchetto anticrisi è stata chiesta dal governo per problemi interni alla maggioranza.
Tre bacchettate nel giro di pochi giorni sono troppi anche per uno, come il Cavaliere, che in questa legislatura sembra preoccuparsi molto poco delle «beghe da cortile», malgrado tra i suoi collaboratori cresca l’allarme.
Lo stop dato alla tassa sugli immigrati, la lettera al ”Corriere” con i sei punti sulla giustizia e l’affondo di ieri, sono per Berlusconi i classici tre indizi che compongono una prova. Ovvero, come sostenuto qualche tempo fa dallo stesso Cavaliere, «che a Fini sta stretto il ruolo istituzionale che si è scelto» e che si appresta a rendere sempre più politica la sua presidenza.
Stretto tra il pressing del Carroccio e le bordate di Fini, il premier si consola con l’assoluta sintonia che vanta con Bossi e i ministri di An, i quali ieri si sono guardati bene dall’intervenire in difesa dell’ex presidente del partito.
Non può però sopportare che un leader della sua parte politica possa sostenere, con gli stessi toni del capogruppo alla Camera del Pd Antonello Soro, che la maggioranza ha dei problemi. Berlusconi è al corrente dei fortissimi maldipancia dei parlamentari azzurri del Mezzogiorno nei confronti del ministro dell’Economia per la norma che differenzia per aree geografiche le tariffe elettriche, ma non ammette che un leader costituente del Pdl possa lavorare contro.«Questo è il governo del Nord», ammetteva ieri sconsolato il salernitano azzurro Mario Pepe. Berlusconi, attraverso Letta e lo stesso Tremonti, era stato informato passo-passo delle scelte della sua maggioranza e la sera prima era stato lo stesso sottosegretario alla presidenza del Consiglio a spiegare a Fini i problemi del governo legati al rischio di scadenza del decreto. Passano però poche e arriva l’affondo del presidente della Camera in difesa delle prerogative del Parlamento che prende spunto dal non troppo felice intervento del ministro Elio Vito - stigmatizzato anche dal repubblicano Francesco Nucara - il quale, per evitare che dal ministero dell’Economia arrivasse un maxiemendamento sul quale porre la questione di fiducia, ha provato a difendere il lavoro fatto in Commissione chiedendo la fiducia su quel testo e non su norme nuove di zecca.
Berlusconi, che davanti ai giornalisti si tappa la bocca limitandosi ad un laconico «la fiducia era necessaria», con i suoi collaboratori è molto più esplicito e, come accadde qualche giorno fa dopo la lettera al Corriere, si interroga con crescenti sospetti sulla «sintonia esistente tra presidenza della Camera e Quirinale non solo sul tema della giustizia. Ieri sera il Cavaliere ironizzava però sugli elogi dell’opposizione incassati dal presidente della Camera e ricordava come dalla penultima lettera di Fini, riportata sempre dal ”Corriere” un paio di anni fa, aveva trovato la spinta per fare la ”svolta del predellino” e lanciare l’idea del Pdl.
Ora che, come ripete spesso, «gli elettori di An mi vogliono forse più bene dei miei» e che «i ministri di An sono con me», il premier interroga i suoi sul modo per «tranquillizzare Gianfranco» anche in vista della nascita del nuovo partito nel quale non è facile trovare un ruolo per il leader di An che sia compatibile con le aspirazioni di molti altri colonnelli di Forza Italia. Prima del congresso, fissato per il 27 marzo, Berlusconi si è impegnato a trovare un equilibrio tra An e FI e nei rapporti con la Lega che, malgrado le rassicurazioni di Bossi, continua a ”giocare in propri” su molti argomenti marcando la differenza dal resto della coalizione. «Quello che prenderà il tuo testimone è ancora al liceo!», sostenne una sera Gianfranco Rotondi per sollevare il morale al Cavaliere. Di anni ne sono passati da quella cena e nel centrodestra c’è chi affila le spade.
Fonte: Il Messaggero - Marco Conti | vai alla pagina » Segnala errori / abusi