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Dichiarazione di Luciano VIOLANTE


 

«La sfida è superare i privilegi del sistema» - INTERVISTA

  • (01 febbraio 2009) - fonte: Il Mattino - Maria Paola Milanesio - inserita il 01 febbraio 2009 da 31

    Adesso basta con il clima di sospetti reciproci ognuno agisce per legittima difesa, contro i soprusi dell’altro

    Si intravede qualche segnale di luce ma per Luciano Violante, Pd, è ancora lontana la fine dello scontro tra magistratura e politica.
    Perché questo reciproco clima di sospetto?
    «Perché ognuno pensa di agire per legittima difesa, contro i soprusi dell’altro».
    Tutti sono d’accordo nel ritenere ineludibile la riforma della giustizia, ma è sui rimedi che le opinioni divergono. Perché è così difficile un gioco di squadra?
    «La magistratura e una parte del mondo politico guardano soprattutto all’efficienza della giustizia. L’avvocatura e un’altra parte del mondo politico, sono più attenti alla magistratura come potere, e criticano la tendenza di alcuni magistrati-primattori, aiutati da incauti corifei, a comportarsi come se fossero investiti di un potere di natura politica o, peggio, di natura morale. Ho l’impressione che finché non si supera questa divergenza, non si farà alcun passo in avanti».
    È un’analisi molto pessimista.
    «Realista. Parto dal presupposto che nessun potere politico regala efficienza a un altro potere se non sono definiti con chiarezza i suoi confini. E d’altra parte non sono chiari neanche i confini della politica. Quante volte il Parlamento ha approvato leggi che hanno bloccato l’efficacia di una sentenza definitiva? Dov’è oggi l’arbitro capace di definire i confini reciproci? Le faccio un esempio: in Italia ci sono 165 tribunali e una sessantina di questi ha non più di 20 magistrati. Bisognerebbe eliminare le sedi giudiziarie piccole. Ma sono disposti i giudici a perdere 60 posti di presidente del Tribunale e altrettanti di procuratore capo? Sono disposti gli avvocati a perdere 60 posti di presidente del consiglio dell’ordine e la politica è disposta a spiegare ai cittadini di 60 comuni che quei tribunali generano non un servizio ma un disservizio?».
    I 18 milioni di elettori del centrodestra possono essere il lasciapassare per la riforma?
    «La questione è giusta ma non risolutiva; anche con 18 milioni di voti si possono fare errori. Chi governa ha il dovere di decidere, ma anche di ascoltare l’opposizione. Se non l’ascolta sbaglia ed è sconfitto dai cittadini. La bocciatura con referendum della riforma costituzionale del centrodestra dovrebbe aver insegnato qualcosa. Gli emendamenti del governo sulle intercettazioni in pratica le impediscono quando si tratta di individuare gli autori di rapine, stupri e omicidi nelle ville. Si tratta certamente di una svista. Ma l’opposizione serve anche a far rilevare queste sviste tragiche. Specie a una maggioranza che ha fatto della sicurezza il suo cavallo di battaglia».
    La magistratura viene accusata di invadere il campo della politica. Ma non accade perché la politica ha smarrito la sua dimensione etico-civica?
    «Le invasioni di campo sono reciproche perché le linee di confine sono diventati fragili. Quante volte le Camere hanno negato l’autorizzazione a procedere nei confronti di parlamentari, ricevendo poi una smentita da parte della Consulta? Quante volte la magistratura penale si mette a sindacare la pura discrezionalità della pubblica amministrazione, contro il principio della separazione dei poteri? La politica deve ricostruire una propria dimensione etico-civica. Il primo passo sarebbe affermare criteri di responsabilità politica indipendenti dalla giustizia penale. Perché nel Parlamento italiano, a differenza di altri Paesi, non c’è un comitato etico?»
    Lei ha parlato di sentenze bloccate. Che cosa pensa del caso Englaro?
    «Il Parlamento ha sollevato conflitto di attribuzione con la Cassazione e, giustamente, ha perso. Ma compito del Parlamento è fare le leggi prima di sollevare i conflitti. La politica non riesce a trovare una intesa sul testamento biologico e accusa la magistratura, che a differenza della politica è costretta a decidere, di invasione di campo. È un paradosso. Un segnale lo vedo nella maggiore concretezza che caratterizza le relazioni della Cassazione e delle Corti d’Appello, ma anche del ministro e del vicepresidente del Csm Mancino».
    Ma quando si è troppo concreti vuol dire anche che non è più possibile parlare di ideali e che si è toccato il fondo.
    «Intendo dire che si è iniziato a parlare di rimedi, alcuni buoni. E buoni rimedi vengono dai buoni convincimenti ideali. Mi piace pensare che si mettano da parte le vecchie ideologie per guardare alla sostanza. Il procuratore aggiunto di Palermo, Ingroia, ha detto che i magistrati sono costretti a pagarsi le trasferte per gli interrogatori. Mi ricorda quando il governo dell’epoca chiese a Falcone e Borsellino il corrispettivo per il soggiorno all’Asinara, dove si erano recati su pressione del governo stesso per sfuggire agli attentati e scrivere la sentenza relativa al primo maxi-processo. Dico che non si deve tornare a quei tempi».

    Fonte: Il Mattino - Maria Paola Milanesio | vai alla pagina
    Argomenti: parlamento, magistratura, magistrati, potere, riforma giustizia, Politica Nazionale, Csm, Cassazione, Eluana Englaro, emendamenti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (3)

  • Inserito il 01 febbraio 2009 da 31
    Niente di nuovo. Su http://it.youtube.com/watch?v=CKNNqPs7obg&eurl=http://xpress.ilcannocchiale.it/ il dott. Pier Camillo DAVIGO (ex pool mani pulite), dice molto chiaramente:"C'è troppa gente che vive di politica e anche di magistratura". Conseguenza diretta:"C'è troppa gente che per questi abnormi e molto spesso immeritati privilegi, fa fatica a vivere". E non si tiri in ballo la crisi. Il debito pubblico italiano sta aumentando dal 1948. La crisi qui, ci sarebbe stata ugualmente.
  • Inserito il 01 febbraio 2009 da 861
    Per "superare i privilegi del sistema" tenete a sempre a mente che il sistema siete voi.
  • Inserito il 01 febbraio 2009 da 4110
    Belle auto-domande, buone auto-risposte, ma a parte qualche comizio tra tutti quelli che ci assillano in campagna elettorale, non c'è ancora un modo trasparente per sapere cosa fate.

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