Quanto è aumentato il verde fruibile nelle città nell’ultimo decennio #conibambini

Tra 2011 e 2021 il verde fruibile nei capoluoghi è cresciuto del 5,7%, con ampie differenze tra i singoli comuni. Un approfondimento, anche alla luce dell’espansione edilizia avvenuta nelle città.

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A partire dal XXI secolo, la popolazione delle città italiane è tornata a crescere, così come è proseguito l’aumento dei residenti nei comuni di hinterland. Tendenze che saranno tutte da verificare nei prossimi anni, anche alla luce del declino demografico del paese. Tuttavia è interessante capire se (e quanto) a questa crescita già consolidata sia corrisposto un aumento del verde pubblico nelle città.

L’offerta di verde fruibile è connessa a una serie di diritti fondamentali dei minori.

Si tratta di un aspetto centrale per il benessere di bambine e bambini, nonché di ragazzi e ragazze. Specialmente nelle aree urbane, dove la disponibilità di spazi verdi ha un impatto diretto sulla qualità della vita, sulla possibilità di giocare e di fare sport all’aperto. Come abbiamo avuto modo di raccontare, dalla presenza e manutenzione di questi spazi dipendono una serie di prerogative tutelate dalla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia.

Perciò è così importante che nelle città non vi sia carenza del cosiddetto “verde fruibile“. Parliamo di aree verdi gestite da enti pubblici e accessibili ai cittadini, come parchi urbani, aree a verde storico, giardini pubblici e altri spazi verdi disponibili per la fruizione. Per intendersi, non sono comprese le aree boschive o incolte.

Rispetto al 2011, questo tipo di verde è cresciuto in media del 5,7% nei capoluoghi, con ampie differenze tra i singoli comuni, che sono interessanti da approfondire.

La crescita di popolazione nelle città, dal 2000 ad oggi

Negli ultimi vent’anni è tornata ad aumentare la popolazione dei comuni polo, le città baricentriche in termini di servizi sul proprio territorio. Si tratta di un dato in controtendenza rispetto ai decenni precedenti. Dopo una crescita repentina nell’immediato dopoguerra, a partire dagli anni ’70 e ’80 popolazione delle città si era avviata verso un progressivo calo, a vantaggio di centri minori e comuni dell’hinterland.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati censimento permanente
(consultati: venerdì 3 Marzo 2023)

Dall’inizio del secolo sono tornati a crescere i residenti nelle città principali, una tendenza proseguita anche tra 2011 e 2020. Gli abitanti dei poli in questi anni sono passati da 20,1 a 20,5 milioni. Una crescita che, è bene specificarlo, è di gran lunga più moderata rispetto a quella degli anni ’50 e ’60, oltre ad essere compensata dal progressivo spopolamento delle aree interne.

Soprattutto tutta da verificare nei prossimi anni, alla luce di cambi di stili di vita emersi dopo il Covid (ad esempio il lavoro da remoto), e del declino demografico di un paese che potrebbe contare 5 milioni di italiani in meno nel 2050, specialmente tra bambini e ragazzi.

Il riflesso sull’espansione dei centri abitati

Il ritorno alla crescita delle città e dei loro hinterland nell’ultimo ventennio ha comunque comportato un’espansione edilizia. Gli edifici residenziali costruiti dopo il 2005 raggiungono il picco nei comuni di cintura (in termini mediani, ammonta al 3,5% il costruito di recente costruzione in queste aree di hinterland) e nei comuni polo (qui la mediana supera il 2%).

Queste quote ovviamente variano da città a città. Tra i centri maggiori, ad esempio, spiccano Napoli (4,5% degli edifici residenziali costruiti tra 2005 e la rilevazione al censimento 2011) e Roma (3,9%). Seguono Milano (1,5%) e Bologna (1,2%), mentre tutte le altre città italiane con almeno 300mila abitanti si collocano al di sotto dell’1%.

4,5% gli edifici residenziali nel comune di Napoli costruiti dopo il 2005.

La grande città con più costruito dopo il 2005 è Napoli, quella con la maggiore espansione rispetto agli anni ’90 è Roma.

Un altro parametro per verificare l’espansione delle città è stato elaborato – sempre con i dati del censimento 2011 – nell’ambito degli indicatori per le politiche urbane. Si tratta dell’indice di espansione edilizia ed è il rapporto percentuale tra il numero di abitazioni occupate costruite nell’ultimo decennio nei centri e nei nuclei abitati e il numero di quelle costruite nel decennio precedente. Più è alto, più la città si è espansa negli anni 2000 rispetto a quanto costruito nei ’90.

A differenza della quota di costruito post 2005, questo indicatore va letto con la cautela che risente di quanto edificato nel decennio immediatamente precedente. Se è stato costruito molto negli anni ’90, potrebbe risultare basso anche in presenza di un’espansione importante – ma inferiore – avvenuta nei 2000. Viceversa, se sono poche le abitazioni edificate nei ’90, potrebbe risultare alto anche in presenza di valori relativamente contenuti.

L’andamento di popolazione e abitazioni nelle grandi città italiane

Adottando questo punto di vista comunque, Roma presenta un indice di 5,7%, seguita da Bologna (4,1%) e Milano (3,9%). Si tratta anche delle aree che hanno visto un aumento maggiore di popolazione negli ultimi anni. Tra le grandi città, la capitale è infatti quella la cui popolazione è più aumentata negli anni 2000 (+2,8% tra 2001 e 2011) e la seconda per crescita dei residenti nel decennio successivo (+5,8% tra 2011 e 2020).

+9% gli abitanti a Milano e Roma tra 2001 e 2020.

Milano, che aveva visto una contrazione nei 2000 (-1,1%), ha recuperato completamente negli ultimi 10 anni (aumentando i residenti quasi dell’11% rispetto al 2011 e del 9,4% rispetto agli inizi del secolo). Bologna è l’unica altra grande città in cui gli abitanti sono aumentati di oltre il 5% dal 2001.

Agli ultimi posti per indice di espansione edilizia rilevata al censimento, Catania, Palermo (entrambe al 1,1%) e Genova (0,7%). Tutte hanno visto diminuire la popolazione di oltre il 4% tra 2001 e 2020.

Come è cambiata la disponibilità di verde pubblico

In media, la popolazione residente nelle città capoluogo è cresciuta dell’1,5% dal 2011 e del 2,1% rispetto al 2001. In parallelo anche il verde pubblico in questi comuni è aumentato del 5,7% nell’ultimo decennio.

Tuttavia, a fronte di questi dati medi, non emerge sempre una relazione evidente tra la crescita delle città, come testimoniata dalla variazione di popolazione o dall’incidenza di nuova edilizia residenziale, e la parallela estensione del verde pubblico.

In termini di crescita della popolazione, Parma, Milano, Prato, Latina, Rimini, Roma, Lecce, Bologna e Reggio Emilia sono quelle dove i residenti sono aumentati di oltre il 5% rispetto al 2011. Tutte hanno visto una crescita del verde fruibile, tuttavia la maggior parte – con le sole eccezioni di Milano, Rimini e Bologna – sono al di sotto della crescita media.

+15,2% i metri quadri di verde fruibile a Milano tra 2011 e 2021.

Ad esempio Parma è la città dove sono aumentati di più i residenti (+11,4%). Qui anche il verde è aumentato, sebbene meno della media nazionale (+2,61%). In questo senso vanno però considerati i diversi punti di partenza e di arrivo. A Milano nel 2021 la dotazione di verde fruibile per minore è pari a 119 metri quadri, mentre a Parma sono 229,5 i mq per residente sotto i 18 anni, ai vertici in Italia.

Complessivamente, sono 8 le città in cui il verde fruibile non è cresciuto o è addirittura diminuito. Si tratta di Foggia, Oristano, Aosta, Teramo, Caserta, Reggio Calabria, Chieti (variazione dello 0% del verde fruibile tra 2011 e 2021) e Catania (-0,99%).

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: mercoledì 22 Febbraio 2023)

Con l’eccezione di Teramo, si tratta di città in cui la popolazione è diminuita tra 2001 e 2020. Rispetto alla quota di edifici residenziali costruiti dopo il 2005, il minimo si rileva proprio a Teramo (0,25%) e Catania (0,56%), mentre la quota risulta più elevata nel comune di Caserta (4,27%).

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi al verde urbano nelle città sono di fonte Istat e sono aggiornati al 2021.

Foto: Ivan Stesso (wikimedia)Licenza

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