La nomina dei vertici dei servizi segreti Nomine

I servizi segreti italiani sono posti sotto il controllo della presidenza del consiglio che detta l’indirizzo e vigila sulla loro attività. È bene però che questo legame non sia troppo stretto e che le norme che regolano il quadro giuridico di riferimento restino una prerogativa del parlamento.

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Di recente il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha rinnovato l’incarico al capo dell’Agenzia Italiana per la sicurezza interna (Aisi), Mario Parente. Una decisione che ha sollevato molte polemiche, non tanto rispetto alla persona, quanto alle modalità utilizzate.

Nel corso dei due governi che ha presieduto Conte ha gestito in prima persona la materia dei servizi segreti, mantenendo per se le deleghe, e rinnovando nel tempo tutti i vertici delle agenzie di intelligence.

In una democrazia matura è fondamentale che i servizi di informazione rispondano direttamente all’autorità politica ma è anche importante che questi non siano eccessivamente legati al governo o al presidente del consiglio di turno.

L’organizzazione dei servizi segreti

Nel 2007 l’organizzazione dei servizi di sicurezza italiani è stata profondamente riformata (l.124/2007), accentrandone la direzione sotto la presidenza del consiglio. Le precedenti strutture, il Sisde e il Sismi, sono state sostituite da nuove agenzie inquadrate all’interno del sistema di informazione per la sicurezza della repubblica.

Del sistema fanno parte tre strutture. All’Agenzia italiana per la sicurezza interna (Aisi) è affidato il compito di raccogliere ed analizzare tutte le informazioni utili a difendere la sicurezza interna della repubblica. All’Agenzia italiana per la sicurezza esterna (Aise) invece compete vigilare sulle minacce provenienti dall’esterno.

Il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della repubblica (Dis) infine coordina le attività delle due agenzie verificandone i risultati. Le tre strutture sono poste sotto la presidenza del consiglio che ne è responsabile e a cui compete la nomina dei vertici (direttori e vicedirettori).

Al Presidente del Consiglio dei ministri sono attribuiti, in via esclusiva:
a) l’alta direzione e la responsabilita’ generale della politica dell’informazione per la sicurezza, nell’interesse e per la difesa della Repubblica e delle istituzioni democratiche poste dalla Costituzione a suo fondamento; […]
e) la nomina e la revoca dei direttori e dei vice direttori dei servizi di informazione per la sicurezza;

A completare il quadro si trova poi il comitato interministeriale per la sicurezza della repubblica (Cisr). Il Cisr elabora gli indirizzi generali della politica di intelligence ed è presieduto dal presidente del consiglio. Il direttore del Dis svolge il ruolo di segretario e ne fanno parte l’autorità delegata, se istituita, e i ministri degli esteri, dell’interno, della giustizia, della difesa, dell’economia e dello sviluppo economico. Altri soggetti istituzionali possono essere invitati a prenderne parte ma senza diritto di voto.

Le nomine di Giuseppe Conte

Da quando è stata riformata la materia solo Conte e Gentiloni non hanno nominato un sottosegretario come “autorità delegata”.

La materia dei servizi può essere gestita direttamente dal premier oppure essere attribuita a un sottosegretario che in questo caso prende il nome di “autorità delegata”. Nonostante diverse pressioni Giuseppe Conte ha deciso, in entrambi i governi che ha presieduto, di mantenere per sé le deleghe relative all’intelligence. Non si tratta di un caso unico ma quasi. Dalla riforma del 2007 infatti, a parte Gentiloni, tutti i presidenti del consiglio avevano nominato un’autorità delegata.

Conte insomma ha deciso di gestire in prima persona la partita dei servizi e nel corso dei due governi che ha presieduto si è trovato a nominare o confermare tutti i vertici del sistema di informazione.

La prima decisione di questo tipo Conte l’ha dovuta affrontare già all’inizio del suo primo incarico di governo, confermando Mario Parente al vertice dell’Aisi. Parente era stato nominato per la prima volta da Matteo Renzi probabilmente in accordo con Minniti, che allora ricopriva l’incarico di autorità delegata.

A fine 2018 invece il presidente del consiglio ha effettuato le sue prime sostituzioni. La scelta è ricaduta su Gennaro Vecchione per la direzione del Dis e su Luciano Carta per l’Aise.

Quest’ultimo però ha terminato il suo incarico lo scorso aprile, in anticipo sullo scadere del mandato, per approdare alla presidenza di Leonardo Spa e al suo posto è stato nominato Giovanni Caravelli.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 29 Settembre 2020)

La conferma di Parente le gli interventi normativi ad hoc

Originariamente la legge sui servizi prevedeva che l'incarico dei direttori avesse una durata massima di 4 anni, rinnovabile una volta. Il testo della legge lasciava dei dubbi interpretativi per cui non era del tutto chiaro se con il rinnovo la durata complessiva fosse di 4 oppure di 8 anni.

L'interpretazione più accreditata è quella secondo cui l'incarico complessivo può avere una durata massima di 8 anni. Su un altro punto tuttavia la norma era piuttosto chiara, ovvero che l'incarico potesse essere rinnovato una sola volta.

Con le norme in vigore in quel momento Parente non poteva essere confermato al vertice dell'Aisi.

La questione è venuta al pettine a giugno quando l'incarico di Parente al vertice dell'Aisi è arrivato nuovamente al termine. Indipendentemente dalla durata complessiva dell'incarico il fatto che Parente fosse già stato confermato una volta nel suo incarico impediva un ulteriore rinnovo.

Per superare l'ostacolo nel decreto legge sull'emergenza covid-19 emanato il 30 luglio è stata quindi inserita una modifica ad hoc alla legge sui servizi.

L'incarico ha comunque la durata massima di quattro anni ed è rinnovabile con successivi provvedimenti per una durata complessiva massima di ulteriori quattro anni.

La modifica da un lato rende più chiaro che la durata massima dell'incarico è di 8 anni e dall'altro, inserendo la dizione "con successivi provvedimenti", permette di prorogare l'incarico a più riprese.

Cosa cambia per i vertici dei servizi segreti

Una parte del M5s ha contestato fortemente la norma.

Questo intervento normativo ha scatenato diverse reazioni, sia da parte dell'opposizione che da componenti della stessa maggioranza, in particolare del movimento 5 stelle. Un emendamento firmato da ben 40 deputati del movimento infatti ne chiedeva la rimozione e, quando il governo ha posto la questione di fiducia sul provvedimento in votazione alla camera, si sono contati ben 45 assenti nelle fila del movimento 5 stelle.

Al di là della figura di Parente, su cui non sono state sollevate questioni, il problema risiede in quello che è considerato un eccessivo accentramento di poteri nella figura del presidente del consiglio. La possibilità di prorogare l'incarico a più riprese crea un legame molto stretto tra il capo del governo e i direttori delle agenzie di intelligence, che in questo modo possono essere messi continuamente in discussione dal presidente del consiglio di turno.

Una forma di controllo da molti ritenuta eccessiva. La questione è stata ripresa nel corso di un audizione del presidente del consiglio al Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica), e in quest'occasione si è convenuto sulla necessità di rivedere in termini più organici la disciplina dei servizi. L'ideale sarebbe che questo avvenga tramite una legge ordinaria infatti, come sottolineato vice presidente del Copasir Adolfo Urso, sarebbe bene che almeno il quadro giuridico di riferimento di una materia così delicata venga definito dalle aule parlamentari e non dal governo.

In audizione lo abbiamo sancito e ribadito, è il parlamento a stabilire le coordinate normative sui servizi di informazione e sicurezza fermo restando l’indirizzo politico del presidente del consiglio.

I prossimi passaggi

Anche se la questione appare al momento congelata, il tema tornerà in cima all'agenda già a dicembre quando scadrà l'incarico di Vecchione al Dis. Anche in questo caso Conte dovrà decidere se rinnovare il mandato o sostituire l'attuale direttore e sarebbe opportuno che questo non avvenga in una dinamica di contrapposizione tra maggioranza e opposizione o all'interno della stessa maggioranza.

Sulla materia, per sua natura, è difficile reperire documenti ufficiali. Tuttavia alcune informazioni che non presentano profili di riservatezza potrebbero essere messe a disposizione dell'opinione pubblica senza difficoltà.

Sui siti istituzionali ad esempio non sono reperibili gli atti di nomina dei dirigenti dei servizi segreti. Sulla loro pagina personale è indicata la data di inizio dell'incarico, mentre mancano informazioni sulla durata prevista dell'incarico e sulle eventuali proroghe. Sapere quando è avvenuta una proroga però è fondamentale per conoscere il legame tra il presidente del consiglio in carica in quel momento e il dirigente in questione.

Per ricostruire i vari passaggi in questo caso siamo dovuti ricorrere spesso a fonti stampa, che tuttavia trattano in maniera discontinua l'argomento e in ogni caso non sono fonti ufficiali.

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