Il difficile rapporto tra politica e vertici amministrativi Ministeri

Nel corso di un’intervista televisiva il viceministro Sileri ha chiesto le dimissioni del segretario generale del ministero sottolineando le responsabilità dei dirigenti amministrativi. Eppure dal 2008 tutti i governi hanno attribuito a Giuseppe Ruocco incarichi sempre più importanti.

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Da diversi giorni si discute del mancato aggiornamento del piano pandemico italiano. Una questione che ha coinvolto le relazioni tra Italia e Organizzazione mondiale della sanità, attraverso un suo esponente italiano, Ranieri Guerra, che ricopre anche l’incarico di componente del comitato tecnico scientifico.

Domenica tuttavia, l’attenzione si è spostata su un altro protagonista del sistema sanitario italiano, Giuseppe Ruocco, che da diversi anni ricopre l’incarico di segretario generale del ministero della salute. Nel corso di un’intervista a Non è l’arena infatti, il viceministro alla salute Pierpaolo Sileri ha pubblicamente chiesto le sue dimissioni, per poi rinnovare la richiesta giovedì sul Corriere della sera.

La cosa migliore, avendo visto i verbali del cts […] è che si dimetta. Ho fatto diverse domande sui piani pandemici, ed esigo delle risposte.

Messa in questi termini, la questione rischia di apparire come un semplice scaricabarile. La dichiarazione tuttavia evidenzia un tasto dolente del governo del nostro paese. Ovvero il rapporto tra gli esponenti politici, provvisoriamente alla guida di un ministero, e vertici amministrativi presenti nella struttura prima dell’arrivo del ministro e con tutta probabilità anche dopo.

Non si tratta di un tema nuovo e dunque è il rapporto tra politica e pubblica amministrazione che necessita probabilmente di essere rivisto, affinché a ciascuno possano essere attribuite con chiarezza le proprie responsabilità.

Una carriera al ministero della salute

Laureato in medicina, Ruocco ha ricoperto incarichi dirigenziali presso il ministero già a partire dal 2001 quando gli è stata affidata la direzione dell’ufficio VII della direzione generale prevenzione. Dopo alcuni altri incarichi, nel 2008 ha assunto una posizione di vertice all’interno del dicastero ricoprendo il ruolo di direttore generale dei farmaci e dei dispositivi medici.

In quel periodo si stava concludendo l’esperienza del secondo governo Prodi e la guida politica del ministero era ancora nelle mani di Livia Turco. È a lei dunque che si deve la prima nomina di Ruocco alla guida di una direzione generale.

Da quel momento tuttavia si sono susseguiti altri 7 governi e tutti sembrano aver rinnovato la propria fiducia nel suo operato. Nel 2010 infatti Ruocco è passato alla direzione generale rapporti europei ed internazionali, nominato da Ferruccio Fazio, nell’ambito del quarto governo Berlusconi, mentre nel 2012, quando alla presidenza del consiglio sedeva Monti e al ministero Balduzzi, è arrivato alla guida della direzione generale prevenzione.

La nomina a segretario generale

È con il governo Renzi e la ministra Lorenzin tuttavia che Ruocco fa il successivo passo avanti. Lorenzin infatti, prima lo nomina alla guida della direzione generale igiene, nel 2014, e poi segretario generale nel 2017.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 15 Dicembre 2020)

Da quel momento tutti i successivi ministri della salute (Grillo nel governo Conte I e Speranza nel governo Conte II) lo hanno confermato in questo incarico. E questo nonostante il meccanismo dello spoil sistem consenta a ciascun ministro di nominare dirigenti amministrativi di sua fiducia.

Gli incarichi di funzione dirigenziale di cui al comma 3 cessano decorsi novanta giorni dal voto sulla fiducia al Governo.

Un tema questo che vale per tutti i dirigenti amministrativi di vertice ma a maggior ragione per il segretario generale il cui ruolo è in gran parte proprio quello di raccordo tra il vertice politico e quello amministrativo.

Nei ministeri che prevedono questa figura, il segretario generale coordina tutta l’attività amministrativa e opera alle dirette dipendenze del ministro. Vai a "Come sono organizzati i ministeri"

Gli altri incarichi

Oltre al ruolo di segretario generale ad oggi Ruocco ricopre anche altri tre incarichi. Il primo in ordine di tempo è quello di componente del comitato nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, assegnatogli sempre da Beatrice Lorenzin, a gennaio 2018. In quel momento infatti scadevano gli incarichi in quell'organo e Ruocco è stato nominato al suo interno in qualità di segretario generale del ministero.

Più di recente invece sono arrivate due nuove nomine, strettamente legate alla crisi sanitaria in corso. Da una parte infatti il ministro Speranza, che già lo aveva confermato nel suo incarico, gli ha affidato il ruolo di soggetto attuatore del ministero della sanità per l'emergenza Covid-19. Dall'altra Borrelli, il capo della protezione civile, lo ha nominato componente del comitato tecnico scientifico. Un ruolo che, secondo Sileri, Ruocco avrebbe preso poco sul serio, viste le numerose assenze durante le sue riunioni.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 21 Aprile 2020)

Certo sono due incarichi che potrebbero essere considerati quasi scontati trattandosi del segretario generale del ministero della salute. Ma allo stesso tempo non si tratta in alcun modo di nomine automatiche o dovute. La scelta di aggiungere questi incarichi a quelli già in essere però inquadra Ruocco in una posizione centrale nella gestione dell'emergenza.

Politica e pubblica amministrazione, un rapporto che non funziona

Secondo Sileri molti dei problemi della complessa macchina sanitaria italiana non sono responsabilità della politica ma dei vertici amministrativi.

Il problema [...] non è né Speranza, né Sileri, né Zampa, ma sono alcuni amministrativi. Intanto togliamoli, mandiamoli via a calci nel sedere e poi decidiamo.

Un'affermazione che certamente contiene degli elementi di verità ma che messa in questi termini appare eccessivamente semplicistica. Come abbiamo visto infatti 8 governi hanno rinnovato la fiducia in Ruocco, prima come direttore generale e poi addirittura come segretario generale del ministero, nonostante colori politici anche molto diversi.

Si va infatti da un governo propriamente di centro sinistra (Prodi II) a uno propriamente di centro destra (Berusconi IV) fino a un governo tecnico come quello presieduto da Monti. Si passa poi a 3 esecutivi di centro sinistra (Renzi, Letta e Gentiloni) che però avevano come ministro della salute un esponente del Nuovo centro destra (Lorenzin). Infine si arriva ai 2 governi Conte entrambi con il Movimento 5 stelle (M5s) nel ruolo di perno dell'alleanza, ma con alleati di colore politico opposto (Lega prima e Partito democratico poi).

Certo è vero che a Sileri, nel suo incarico di sottosegretario prima e di viceministro poi, non competeva la scelta dei vertici amministrativi, che invece ricade sul ministro. Tuttavia al ministero prima di Speranza sedeva Giulia Grillo, che come Sileri è espressione del M5s.

Il problema sono i mini-ministri [i tecnici del ministero n.d.r.]. [...] A me pare ci sia un andazzo per cui si dice: voi passate, ma noi restiamo.

Sembra dunque che il meccanismo di spoil sistem previsto dalla legge non sia oggi sufficiente a garantire agli esponenti politici la guida effettiva delle strutture ministeriali. Macchine complesse, impossibili da gestire se non attraverso dei tecnici interni che ne conoscono a fondo meccanismi e funzionamento. Tecnici che tuttavia dovrebbero seguire l'indirizzo politico.

 

Foto Credit: Pierpaolo Sileri - Facebook

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