In aumento le risposte del governo alle interrogazioni del parlamento Governo e parlamento

L’attuale esecutivo fa registrare il dato più alto delle ultime legislature per quanto riguarda la risposte agli atti di sindacato ispettivo sottoposti dal parlamento. Il numero delle istanze presentate però è ancora modesto rispetto al passato.

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Il governo è legato a un rapporto fiduciario con il parlamento, senza il quale non potrebbe andare avanti nella propria azione. Per questo i componenti dell’esecutivo sono tenuti a rendere conto del proprio operato di fronte alle camere.

Deputati e senatori possono quindi sottoporre agli esponenti del governo i cosiddetti atti di sindacato ispettivo come interrogazioni e interpellanze. Anche se questi atti non hanno un valore normativo, ne hanno uno di natura politica: consentono ai parlamentari di portare all’attenzione del governo, ma anche dell’opinione pubblica, fatti ritenuti importanti, potendo chiedere conto all’esecutivo delle sue azioni in merito.

Negli ultimi anni i governi non sono mai stati particolarmente puntuali nel fornire le risposte richieste. Soprattutto quando parliamo di atti che non prevedono una risposta immediata. Da questo punto di vista possiamo osservare che l’attuale esecutivo presenta la percentuale di risposta più alta considerando le ultime 3 legislature.

37% la percentuale di atti ispettivi del parlamento a cui il governo Meloni ha fornito una risposta. 

Tale dato peraltro risulta in aumento di oltre 3 punti percentuali rispetto al nostro ultimo aggiornamento sul tema. Un incremento rilevante, anche se va segnalato che questa percentuale di risposta resta comunque inferiore alla metà del totale. Inoltre il numero di atti ispettivi presentati in questa legislatura è ancora limitato, un dato fisiologico considerando che ci troviamo ancora nella sua prima parte. Sarà interessante capire quindi se il governo Meloni manterrà questo livello di risposta nel corso del tempo.

Il governo Meloni a confronto con gli esecutivi precedenti

L’attuale esecutivo risulta quindi al primo posto, nel confronto con quelli delle ultime 3 legislature, se si considera la percentuale di risposta agli atti di sindacato ispettivo presentati dal parlamento (37%). Seguono i governi Renzi (33,2%) e Conte I (33%).

Bisogna però tenere presente che gli atti ispettivi presentanti dall’inizio della XIX legislatura fino al 31 ottobre 2023, data dell’ultimo aggiornamento disponibile, è ancora limitato. Al governo Meloni infatti sono stati sottoposti per il momento 4.096 atti ispettivi, che è il numero più basso in assoluto nel periodo considerato. Il dato più alto è quello relativo al governo Renzi (20.853) che però è anche quello rimasto in carica per più tempo (33 mesi). Al secondo posto c’è invece il governo Draghi (8.710 atti ispettivi sottoposti in 20 mesi).

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Ottobre 2023)

La rilevanza delle interrogazioni a risposta scritta

Gli atti di sindacato ispettivo possono avere diversa natura. Alcuni prevedono una risposta immediata altri invece no. In questa seconda categoria rientrano le interrogazioni a risposta scritta. È proprio su questa tipologia che è interessante focalizzare l’attenzione. Questo perché è di gran lunga l’atto ispettivo a cui i parlamentari fanno più ricorso e allo stesso tempo quello a cui i governi fanno più fatica a rispondere.

I governi rispondono raramente alle interrogazioni a risposta non immediata.

Questa dinamica può avere diverse spiegazioni. Innanzitutto con tale strumento non c’è un limite massimo di questioni che un parlamentare può sottoporre al governo e non ci sono tempi contingentati. Al contrario di quello che avviene invece ad esempio per i cosiddetti question time in cui l’esecutivo risponde immediatamente ma a pochi quesiti. Il tasso di risposta in questi casi risulta essere sempre superiore al 90%.

Sottoponendo al governo atti non urgenti quindi, in teoria, potrebbero esserci maggiori possibilità per i singoli parlamentari di ottenere una risposta su temi di loro interesse, anche se magari più avanti nel tempo. Il rovescio della medaglia però è che il grande numero di atti presentati fa sì che l’esecutivo non riesca replicare a tutti. Anzi, solitamente il tasso di risposta in questi casi risulta essere molto basso.

Nelle ultime 3 legislature, sono stati presentati in totale 63.306 atti di sindacato ispettivo. Più della metà di questi sono interrogazioni a risposta scritta (31.934). Le interrogazioni a risposta non immediata in commissione rappresentano il secondo tipo di atto ispettivo più utilizzato e rappresenta circa il 24% del totale (15.174). Al terzo posto si trovano invece le interrogazioni a risposta immediata in commissione (5.918 pari al 9,4% del totale).

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Ottobre 2023)

Focalizzando la nostra attenzione sulle interrogazioni scritte possiamo osservare che anche in questo caso il governo Meloni si trova al primo posto come tasso di risposta, anche se la percentuale scende notevolmente.

18,4% il tasso di risposta del governo Meloni alle interrogazioni scritte.

Le risposte fornite in questo caso sono 314 a fronte di 1.709 interrogazioni presentate. Al secondo posto come tasso di risposta troviamo il governo Renzi (18%) che però ha dato riscontro a 1.924 interrogazioni (su 10.686 totali). Al terzo c’è invece il governo Conte II con il 17,1% (768 risposte fornite a fronte di 4.486 atti di sindacato ispettivo presentati).

Le risposte dei ministri del governo Meloni nel dettaglio

La capacità (e la volontà) di un governo di rispondere alle interrogazioni scritte è quindi uno dei dati più interessanti da analizzare. Osservando il comportamento dei vari esponenti del governo Meloni possiamo notare che il ministro con il tasso di risposta più alto è quello della giustizia Carlo Nordio con il 76,8%. Segue il ministro degli affari esteri Antonio Tajani (58,5%). Questi due esponenti sono gli unici che presentano un tasso di risposta superiore al 50%. Al terzo posto infatti troviamo il ministro per la protezione civile Nello Musumeci con il 32%.

Da notare che ci sono ben 7 ministri che non hanno risposto nemmeno a una interrogazione scritta. Tra questi anche esponenti di ministeri di primo piano, come quello dell’economia guidato da Giancarlo Giorgetti e quello della salute al cui vertice c’è Orazio Schillaci.

Il grafico mostra il tasso di risposta alle interrogazioni a risposta scritta sottoposte al governo Meloni suddivise per ministro. Non sono rappresentati i ministri che non hanno fornito nemmeno una risposta, per cui il tasso sarebbe 0 (affari regionali, disabilità, economia, salute, sport, turismo, università). Non sono state presentate interrogazioni scritte al ministero per i rapporti con il parlamento e a quella per le riforme.

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Ottobre 2023)

Anche il ministero delle infrastrutture guidato dal vicepresidente del consiglio Matteo Salvini presenta un tasso di risposta particolarmente basso.

0,68% il tasso di risposta alle interrogazioni scritte del ministero per le infrastrutture e i trasporti guidato da Salvini.

Comunicazioni e informative

Le risposte agli atti di sindacato ispettivo non sono le uniche occasioni in cui il governo riferisce al parlamento sul proprio operato. Negli ultimi anni infatti ci siamo abituati a vedere sempre più spesso esponenti dell’esecutivo presentarsi alle camere per rendere comunicazioni e informative. Si tratta di altri atti dovuti da parte del governo che si svolgono in particolari occasioni, come ad esempio alla vigilia dei vertici europei.

Parliamo però di un numero estremamente limitato di interventi rispetto a tutti gli atti di sindacato ispettivo presentati dal parlamento. Dal suo insediamento a palazzo Chigi, il governo Meloni ha reso alle camere in totale 50 tra comunicazioni e informative. In valori assoluti, solo i governi Renzi (93) e Conte II (87) sono andati più spesso in parlamento. C’è da dire però che l’esecutivo Renzi è rimasto in carica per un periodo più che doppio (33 mesi) rispetto all’attuale (14). Mentre il secondo esecutivo di Giuseppe Conte è stato quello che ha affrontato le fasi più concitate dell’emergenza pandemica.

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: giovedì 11 Gennaio 2024)

Considerando le dichiarazioni rese in media ogni mese, in modo da poter fare un confronto omogeneo, il governo Meloni si conferma al terzo posto con una media di 3,6. Hanno fatto di più il già citato esecutivo Conte II (5,1) e il governo Letta (4,8).

Foto: governolicenza

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