I ministri indipendenti e la quota mezzogiorno del Pnrr Pnrr

Stando agli ultimi dati disponibili risulta che solo alcuni ministri riusciranno a rispettare l’obbligo di destinare il 40% delle risorse del Pnrr al mezzogiorno. Tra questi i ministri di Forza Italia, Movimento 5 stelle, Insieme per il futuro e alcuni indipendenti, anche se non tutti.

|

Come abbiamo raccontato più nel dettaglio in un recente articolo, uno dei principali obiettivi del Pnrr è ridurre i divari territoriali. Proprio per questo il decreto legge 77/2021 ha previsto che il 40% delle risorse, allocabili territorialmente, del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e del fondo complementare (Pnc) , sia destinato alle regioni del mezzogiorno, ma non solo.

L’obbligo infatti vale per tutte le organizzazioni titolari e non basta che complessivamente il governo raggiunga questo obiettivo. Ogni ministro ha quindi la responsabilità di destinare al sud almeno il 40% dei fondi associati agli investimenti di cui è titolare. Leggendo la prima relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del mezzogiorno, redatta dal dipartimento per la coesione territoriale, emerge che varie delle organizzazioni titolari di risorse del Pnrr raggiungono questa quota (13 su 22), o vi si avvicinano molto (7 su 22).

In due precedenti articoli abbiamo visto come i ministri della Lega sono quelli che guidano le organizzazioni che arrivano più distanti dall’obiettivo, mentre quelli del centro sinistra vi si avvicinano, pur senza raggiungerlo. Nello specifico sono i ministri Franceschini e Orlando del Partito democratico a non raggiungere il traguardo, mentre il ministro della salute Speranza, di Liberi e Uguali, arriva precisamente al 40%.

A questo punto non resta che vedere come si sono comportati gli altri ministri. Ovvero quelli espressione di Forza Italia, del Movimento 5 stelle, di Insieme per il futuro, oltre che i ministri cosiddetti tecnici, ovvero quelli che non sono diretta espressione di un partito politico.

Trasparenza, informazione, monitoraggio e
valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato
al Piano nazionale di ripresa e resilienza

Accedi e monitora

Trasparenza, informazione, monitoraggio e
valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato
al Piano nazionale di ripresa e resilienza

Accedi e monitora

I partiti e la quota del 40% delle risorse per il sud

Ogni misura del Pnrr è attribuita alla responsabilità di un ente titolare, di solito un ministero o un dipartimento della presidenza del consiglio. Alla guida di queste organizzazioni dunque si trova sempre un responsabile politico, ovvero un ministro o in alcuni casi un sottosegretario alla presidenza del consiglio.

Analizzando come le varie organizzazioni stanno distribuendo, o si stima che distribuiranno, gli importi del Pnrr a livello territoriale, e in particolare verso il mezzogiorno, è dunque possibile aggregarle considerando il partito di appartenenza del ministro responsabile della misura.

FONTE: elaborazione openpoliis su dai del dipartimento della coesione territoriale
(ultimo aggiornamento: giovedì 30 Giugno 2022)

Da un'analisi di questo tipo emerge come siano i ministri di Forza Italia quelli alla guida di organizzazioni che stanno destinando più risorse al sud (66%). Al secondo posto i ministri tecnici, o indipendenti, (43%) e poi Movimento 5 stelle, Insieme per il futuro e Liberi e uguali che raggiungono esattamente la soglia del 40%.

Sotto il 40% invece i ministri del Partito democratico, che tuttavia vi si avvicinano abbastanza (37,6%). All'ultimo posto infine la Lega molto distante dall'obiettivo che si è posto il governo.

Forza Italia e la quota più alta di risorse al mezzogiorno

I ministri di Forza Italia alla guida di organizzazioni titolari di misure del Pnrr sono 3: la ministra per gli affari regionali Mariastella Gelimini, il ministro della funzione pubblica Renato Brunetta e la ministra per il sud e la coesione territoriale Mara Carfagna.

Le risorse destinate nell'ambito del Pnrr alle strutture da loro guidate non sono molte, poco più di 2,5 miliardi di euro. Ovvero appena l'1,2% degli importi complessivi.

Per entrare più nel dettaglio al dipartimento per gli affari regionali, guidato da Gelmini, sono attribuiti 135 milioni di euro destinati alla nascita e sviluppo delle Green Communities per sostenere comunità rurali e montane. La misura deve essere ancora attivata ma si stima che la riserva destinata al mezzogiorno sarà pari al 40%.

Al dipartimento della funzione pubblica invece (Brunetta) vanno 1,27 miliardi. Queste risorse riguardano 2 misure di cui una (Task Force digitalizzazione, monitoraggio e performance) già atttiva in buona parte delle sue componenti e l'altra (Competenze e capacità amministrativa) da attivare. In entrambi i casi tuttavia l'amministrazione ha raggiunto o garantisce di raggiungere quota 40%.

Infine, la ragione per cui il dato relativo a Forza Italia risulta così alto, sta nella quota di fondi attribuita al mezzogiorno dalla ministra per il sud e la coesione territoriale Mara Carfagna.

79,4% le risorse del Pnrr e del Pnc con destinazione territoriale destinate dalla ministra per il sud e la coesione territoriale al mezzogiorno.

Certo, data la funzione istituzionale attribuita al dipartimento per la coesione territoriale gestito dalla ministra, questo dato può stupire fino a un certo punto.

FONTE: elaborazione openpoliis su dai del dipartimento della coesione territoriale
(ultimo aggiornamento: lunedì 4 Luglio 2022)

I ministri eletti nel movimento 5 stelle e la quota mezzogiorno

Quando abbiamo cominciato ad analizzare se e quanto i ministri esponenti di partito rispettassero la quota del 40% di risorse al mezzogiorno ancora Luigi di Maio non aveva compiuto la scissione che ha portato alla nascita del gruppo "Insieme per il futuro". Ad oggi quindi possiamo dire che sono 3 i ministri del governo Draghi che gestiscono risorse del Pnrr e che sono stati nominati in quota Movimento 5 stelle. Due di questi fanno ancora parte del movimento, ovvero la ministra delle politiche giovanili Fabiana Dadone e il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli. Di Maio invece, come è noto, fa ora parte di un nuovo gruppo parlamentare.

In ogni caso, stando ai dati della relazione, ciascuno di loro rispetta o garantisce che rispetterà, la quota mezzogiorno.

Fabiana Dadone è, tra questi, la ministra che gestisce meno fondi nell'ambito del Pnrr. Si tratta di 650 milioni interamente destinati al servizio civile universale. Di queste risorse 260 milioni, ovvero il 40%, sarà destinato alle regioni del sud.

Stefano Patuanelli al contrario è il ministro eletto tra i 5 stelle ad amministrare più fondi. Al ministero delle politiche agricole infatti sono attribuiti 4,8 miliardi, tutti con destinazione territoriale. Alla data della verifica circa il 52% di queste risorse erano state attivate, rispettando la clausola del 40%. Anche per quanto riguarda le misure da attivare, il ministero ha previsto meccanismi che dovrebbero garantire il rispetto della quota.

FONTE: elaborazione openpoliis su dai del dipartimento della coesione territoriale
(ultimo aggiornamento: lunedì 27 Giugno 2022)

Quanto a Luigi Di Maio infine, il ministero degli esteri è titolare in questo contesto di un'unica misura (Rifinanziamento del Fondo 394/81) da 1,2 miliardi di euro, parte del più ampio investimento "Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione". La misura è già stata attivata e i meccanismi che disciplinano l'assegnazione delle risorse prevedono un meccanismo competitivo che tuttavia include una clausola di garanzia per i territori del sud. Tale clausola però è stata pensata con un limite temporale, trascorso il quale, se non sono pervenute sufficienti domande dal mezzogiorno, le risorse possono essere indirizzate verso altre regioni. Tale previsione dunque pone un possibile rischio su quella che sarà la quota effettivamente raggiunta.

I ministri indipendenti che raggiungono la quota mezzogiorno

Sono ben 11 le organizzazioni titolari di misure del Pnrr che non sono guidate da un ministro o un sottosegretario diretta espressione di un partito politico. Tra queste 6 raggiungono e in molti casi superano ampiamente la quota del 40% prevista per il mezzogiorno. Le altre 5 invece si posizionano poco sotto.

Nel primo gruppo si trova il ministero dell'economia che indirizza al sud il 100% delle risorse del Pnrr con destinazione territoriale affidate alla sua gestione. Si tratta però di appena 340 milioni relativi a una misura volta a favorire l'innovazione e tecnologia della microelettronica.

FONTE: elaborazione openpoliis su dai del dipartimento della coesione territoriale
(ultimo aggiornamento: giovedì 30 Giugno 2022)

Ben più rilevanti invece sono gli importi in gestione al ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini. Alla sua struttura infatti è attribuito oltre il 22% dei fondi del Pnrr, pari a poco meno di 50 miliardi di euro, quasi tutti con destinazione territoriale (48,5 miliardi). A quanto si apprende dalla relazione una parte preponderante di queste risorse, quasi tutte già attivate (98%), andrà proprio al mezzogiorno, contribuendo in misura sostanziale al raggiungimento dell'obiettivo del 40% considerato sul totale delle risorse del Pnrr.

48,2% le risorse del Pnrr e del Pnc con destinazione territoriale indirizzate dal ministero delle infrastrutture al mezzogiorno.

È in buona parte grazie al ministero delle infrastrutture se il governo può sostenere di star rispettando la quota mezzogiorno, almeno in termini generali.

Il ministero guidato da Giovannini insomma ha riservato alle regioni del sud Italia quasi 4 miliardi di euro in più di quanto non fosse richiesto dalla quota mezzogiorno. Si tenga presente infatti che al momento il governo può affermare che, almeno in termini generali, l'obiettivo in questione venga rispettato. Infatti sul totale delle risorse con destinazione territoriale, per ora si stima che al mezzogiorno arrivi il 40,8%. Tuttavia se il ministero delle infrastrutture si fosse limitato al 40% oggi il governo arriverebbe complessivamente al 38,6%.

Ma oltre al ministero delle infrastrutture altre organizzazioni con dotazioni finanziarie del Pnrr considerevoli hanno raggiunto o superato l'obiettivo.

Si tratta ad esempio del ministero dell'interno, con una dotazione di 12,7 miliardi, di cui il 47% destinato al mezzogiorno. Ma anche del dipartimento per la trasformazione digitale, guidato da Vittorio Colao, che dovrebbe indirizzare alle regioni meridionali il 45,9% degli oltre 10 miliardi che ha in gestione. Discorso simile per il ministero dell'istruzione, guidato da Patrizio Bianchi, che destinerà al sud il 44,3% dei 17,3 miliardi che gli sono stati attribuiti per il Pnrr.

Infine, anche il dipartimento per lo sport, al cui vertice si trova la sottosegretaria alla presidenza del consiglio Valentina Vezzali, ha rispettato l'obbligo, fermandosi tuttavia esattamente al 40%. In questo caso però le risorse nelle disponibilità della sottosegretaria sono decisamente più modeste (700 milioni).

I ministri indipendenti che non raggiungono la quota mezzogiorno

Ma non tutti i ministeri guidati da esponenti indipendenti dai partiti, hanno raggiunto gli stessi obiettivi. Stando alle informazioni attualmente disponibili arrivano molto vicini al 40% sia la ministra della giustizia Marta Cartabia (39,8%), a cui il Pnrr attribuisce circa 2,8 miliardi, sia la ministra dell'Università Maria Cristina Messa (39,6%), che ha in gestione ben 12,3 miliardi.

Un po' sotto invece l'Ufficio terremoti (38,8%) e il dipartimento della protezione civile (37,2%). Nel primo caso la quota del 38,8% corrisoponde ai fondi destinati al territorio abruzzese, mentre le rimanenti sono rivolte ai territori colpiti dal sisma del 2016 (prevalente Marche, Umbria e Lazio) che si trovano principalmente nel centro-nord.

In fondo alla classifica dei ministri indipendenti poi troviamo Roberto Cingolani e il ministero della transizione ecologica. Anche questa struttura in effetti non è così lontana da raggiungere il traguardo, fermandosi al 37%. Tuttavia in questo caso si tratta del secondo ministero che in assoluto gestisce più risorse del Pnrr, ovvero oltre 39,2 milliardi di euro, quasi tutti con destinazione territoriale (38,6). Il 3% mancante dunque corrisponde in questo caso a oltre un miliardo di euro che potrebbe non contribuire a ridurre i divari territoriali tra nord e sud del paese.

Come per gli altri casi analizzati bisogna sempre tenere presente che le cifre indicate rappresentano in buona parte stime o proiezioni. In varie situazioni dunque è ancora possibile correggere la rotta. Nel caso di specie in effetti la relazione precisa come la quantificazione delle risorse destinate al mezzogiorno derivi per il 56% da stime dell’ministero interessato, per il 41% da proiezioni su dati di attuazione e per il 3% da procedure con riserva territoriale.

FONTE: elaborazione openpoliis su dai del dipartimento della coesione territoriale
(ultimo aggiornamento: giovedì 30 Giugno 2022)

Guardando tra le molte misure attribuite a questo ministero inoltre è possibile notare come in diversi casi l'amministrazione abbia raggiunto o anche superato per quote considerevoli l'obiettivo del 40%. Tra queste ad esempio l'Utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate e Isole verdi, che in entrambi i casi indirizzano l'80% delle risorse al sud. Tuttavia si tratta di misure con dotazioni relativamente modeste se paragonate ai volumi in gestione al ministero della transizione ecologica.

A pesare sull'indicatore in effetti è in particolare una misura, che da sola rappresenta il 47% delle risorse nella disponibilità del ministero in ambito di Pnrr e Pnc.

32% la quota di risorse della misura "Ecobonus e Sismabonus" che secondo le proiezioni andrà al mezzogiorno.

Anche in questo caso si tratta di proiezioni. Tuttavia la misura è attiva già da prima della definizione del Pnrr. La proiezione dunque si basa proprio sui risultati ottenuti dall'amministrazione fino a gennaio 2022.

Foto: governo.it - Credit

PROSSIMO POST