Alle elezioni del prossimo 25 settembre poco più di 4 candidati su 10 sono donne. Il centro-destra schiera un numero di candidate leggermente superiore al centro-sinistra, ma quest’ultima coalizione candida un numero maggiore di donne all’uninominale. In tutto questo vanno considerate le distorsioni generate dalle pluricandidature delle donne in diversi collegi.

Se guardiamo alla legislatura appena conclusa, è evidente che il peso delle donne nelle due camere sia aumentato, segnando la percentuale più alta della storia repubblicana (34%).

L’accesso alle cariche elettive per entrambi i sessi è garantito dall’articolo 51 della costituzione italiana ma per incentivare la presenza femminile ci sono stati degli interventi legislativi a livello di sistema elettorale.

Nell’articolo 18 bis della legge elettorale della camera sono presenti delle garanzie per tutelare la parità di genere, che si trovano pure in quella del senato. Innanzitutto, i candidati del collegio plurinominale devono essere presentati all’interno della lista in ordine alternato per sesso. Inoltre, nei collegi uninominali e nella sezione dei capilista nelle liste plurinominali, la rappresentanza di un genere non può superare il 60%.

Le donne candidate al parlamento italiano

Delle 4.746 persone candidate, 2.104 sono donne e 2.642 uomini. Come previsto dalla legge, nessun genere risulta rappresentato oltre il 60%.

44,3% la percentuale di donne candidate alle elezioni politiche 2022.

Considerando i poli che presentano più candidature, il centro-destra è quello in cui concorrono più donne (459). Seguono il centro-sinistra (448), Unione popolare (205), Azione – Italia viva (183), Movimento 5 stelle (183) e Italexit (157). Il fatto che le due coalizioni maggiori abbiano più donne è anche determinato dal maggior numero di candidati.

Il dato riporta il numero di candidate per le coalizioni e le liste maggiori. Sono considerate le liste appartenenti alle due coalizioni elettorali oltre che delle prime 4 liste per numero di candidature tra quelle non coalizzate. Sono considerate coalizzate nel centro-destra le liste: Fratelli d’Italia, Lega, Noi Moderati, ‘Forza Italia e Lega – Forza Italia – Fratelli d’Italia’ solo per la circoscrizione estero. Sono considerate coalizzate nel centro-sinistra le liste: Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa, Impegno civico, Campobase (solo nella provincia autonoma di Trento), ‘Vallée D’Aoste – Autonomie progrès fédéralisme’ (solo in Valle d’Aosta).

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell'interno
(ultimo aggiornamento: lunedì 19 Settembre 2022)

Il centro-sinistra candida 68 donne all’uninominale, il centro-destra 32.

Nel centro-sinistra, il partito che candida più donne è il Partito democratico (136) a cui seguono Verdi e Sinistra (124), +Europa (73) e Impegno civico (46). Oltre a queste, ci sono anche 68 candidate esclusivamente all'uninominale. Noi moderati è invece la forza politica del centrodestra con più donne candidate (120). A questa seguono Forza Italia (112), Lega (107) e Fratelli d'Italia (88). Si aggiungono a queste anche le 29 candidate che si sono presentate solo per l'uninominale e le 3 candidate per i collegi plurinominali all'estero che corrono sotto il simbolo del centrodestra formato da Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.

Per la camera si sono proposti 3.117 candidati di cui il 55% uomini e il 45% donne. Ci sono invece 1.629 aspiranti al senato, 56% uomini e 43% donne. Risultano rispettate le quote di genere all'interno delle coalizioni e dei partiti con più elettori. Alla camera, il valore più basso è segnato dalla coalizione del centro-destra (41,9%) e quello più alto da Unione popolare (47,2%). Anche al senato il centro-destra presenta la percentuale più bassa (40,8%) mentre il Movimento 5 stelle quella più alta (49,6%).

Il dato rappresenta le candidature ai collegi plurinominali divise per posizione e genere. Chi si candida può presentare fino a cinque candidature per il plurinominale più una candidatura eventuale all’uninominale. Sono considerate le liste appartenenti alle due coalizioni elettorali oltre che delle prime 4 liste per numero di candidature tra quelle non coalizzate. Sono considerate coalizzate nel centro-destra le liste: Fratelli d’Italia, Lega, Noi Moderati, ‘Forza Italia e Lega – Forza Italia – Fratelli d’Italia’ solo per la circoscrizione estero. Sono considerate coalizzate nel centro-sinistra le liste: Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa, Impegno civico, Campobase (solo nella provincia autonoma di Trento), ‘Vallée D’Aoste – Autonomie progrès fédéralisme’ (solo in Valle d’Aosta).

FONTE: elaborazione openpolis su dati del ministero dell'interno
(ultimo aggiornamento: sabato 17 Settembre 2022)

È significativa l’analisi delle posizioni ricoperte nelle liste proporzionali. Se guardiamo ai capilista, infatti, rileviamo che solo il 39,6% dei candidati è donna. Se invece scendiamo in seconda posizione, questa percentuale sale al 58,3%

Le pluricandidature e la rappresentanza di genere

Come abbiamo visto nel primo capitolo, la legge elettorale consente le pluricandidature. Vale a dire che ci si può candidare in un massimo di 6 collegi, di cui 5 nel proporzionale e uno nell’uninominale.

Questo particolare aspetto può depotenziare il raggiungimento della quota di genere, come è stato notato per le politiche del 2018. Per capire come questo meccanismo può incidere sulla rappresentanza, facciamo degli esempi concreti.

Le pluricandidature possono vanificare le quote di genere.

Giorgia Meloni è candidata per la camera dei deputati in un collegio uninominale in Abruzzo ma ha anche cinque candidature ai plurinominali: una nel Lazio, una in Lombardia, una in Puglia e due in Sicilia. Risulta capolista in tutti questi collegi quindi alla seconda posizione della lista corrispettiva vi è un uomo come previsto dalla legge elettorale. Se dovesse risultare vincitrice nel collegio uninominale, le liste dei plurinominali dovrebbero scorrere alle seconde posizioni, ricoperte in tutti e cinque i casi da uomini. Lo stesso vale per Emma Bonino, che concorre a un uninominale del Lazio ma pure in un plurinominale in Campania, Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto. Attraverso questo meccanismo, è quindi possibile aggirare i paletti legislativi e limitare l'effetto delle quote di genere. Se sia questo il caso o meno però potremo verificarlo solo dopo le elezioni, quando sapremo la composizione di genere del nuovo parlamento.

Sono considerate le liste appartenenti alle due coalizioni elettorali oltre che delle prime 4 liste per numero di candidature tra quelle non coalizzate. A coloro che sono candidati per un seggio uninominale all’interno di una coalizione ma che al contempo si candidano anche in uno o più collegi plurinominali è stata attribuita la lista elettorale corrispondente alla candidatura plurinominale. Per ciascuna lista  è indicato il numero di esponenti candidati in 4, 5 o 6 collegi plurinominale e/o uninominali. Sono considerate coalizzate nel centro-destra le liste: Fratelli d’Italia, Lega, Noi Moderati, ‘Forza Italia e Lega – Forza Italia – Fratelli d’Italia’ solo per la circoscrizione estero. Sono considerate coalizzate nel centro-sinistra le liste: Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa, Impegno civico, Campobase (solo nella provincia autonoma di Trento), ‘Vallée D’Aoste – Autonomie progrès fédéralisme’ (solo in Valle d’Aosta).

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell'interno
(ultimo aggiornamento: lunedì 19 Settembre 2022)

Le donne con quattro o più candidature sono 77 mentre gli uomini sono 38. La coalizione di centro-sinistra è quella che riporta il dato femminile più alto (41) seguita da centro-destra (24), Italexit (6), Azione - Italia viva (5) e Movimento 5 stelle (1).

Come è stato già detto, questo dato non indica per forza un problema futuro nelle quote di genere dal momento che è necessario valutare anche la posizione in lista del singolo candidato. Sarà quindi possibile analizzare pienamente questo fenomeno solo dopo l’elezione del nuovo parlamento.

Foto: camera dei deputati

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