Come interpretare la crescita dell’aiuto pubblico allo sviluppo Cooperazione

I dati preliminari sull’aiuto pubblico allo sviluppo nel 2021 segnano una notevole crescita per l’Italia. In parte questa è dovuta all’aumento dell’aiuto gonfiato. Per la componente genuina invece bisogna chiedersi se si tratta di un aumento stabile o di una tantum.

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Nelle scorse settimane il comitato per l’aiuto allo sviluppo (Dac) dell’Ocse ha rilasciato i dati preliminari sulla cooperazione nel 2021. Le cifre riportate segnano un deciso aumento delle risorse destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) dall’Italia. Un dato certamente positivo che tuttavia va approfondito e monitorato.

In primo luogo perché lo 0,28% nel rapporto tra Aps e reddito nazionale lordo (Rnl) raggiunto dall’Italia nel 2021 è comunque inferiore all’obiettivo intermedio dello 0,30% che ci eravamo posti per il 2020. In secondo luogo perché una parte di questa crescita è dovuta a voci che possono essere definite come aiuto gonfiato. Infine perché bisognerà verificare se si tratta di aumenti una tantum, magari legati agli aiuti sanitari per la lotta al Covid-19, o piuttosto se possa essere considerato il primo passo di un percorso che ci porti realmente a raggiungere l’obiettivo dello 0,7% Aps/Rnl entro il 2030.

Secondo l’obiettivo 17 dell’agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni unite l’Italia, come gli altri paesi donatori, dovrebbe destinare alla cooperazione lo 0,7% del reddito nazionale lordo. Vai a "Quante risorse per la cooperazione allo sviluppo"

I dati preliminari 2021

Il 2017 è stato un momento importante per la cooperazione italiana. In quell’anno infatti è stato raggiunto il più alto livello di risorse destinate alla cooperazione, ovvero lo 0,30% Aps/Rnl. Un dato che anticipava di 3 anni l’obiettivo di arrivare a quota 0,30 entro il 2020. Certo in quell’occasione criticammo vari aspetti della composizione dell’aiuto italiano. Oltre il 36% delle risorse infatti potevano essere considerate come “aiuto gonfiato”.

Resta il fatto che da quel momento le risorse rendicontate come cooperazione, gonfiate o genuine che fossero, sono diminuite per diversi anni, portando il rapporto Aps/Rnl allo 0,25% nel 2018 e allo 0,22% nei due anni successivi.

I dati sull’Aps nel 2021 dunque sono certamente una buona notizia. Dopo anni di tagli in effetti in molti si aspettavano un aumento delle risorse, ma non in queste proporzioni.

0,28% il rapporto Aps/Rnl raggiunto dall’Italia nel 2021 stando ai dati preliminari Ocse.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: giovedì 21 Aprile 2022)

Le componenti dell'Aps italiano

A questo punto dunque conviene verificare quali sono e quanto pesano le principali macro voci che compongono l'Aps italiano. Le risorse per la cooperazione infatti si distinguono innanzitutto tra canale bilaterale e canale multilaterale.

L’aiuto bilaterale è il flusso diretto di risorse che va da fonti istituzionali del paese donatore direttamente al paese ricevente. L’aiuto multilaterale è invece il flusso di risorse che il paese donatore destina ad organizzazioni internazionali specializzate in cooperazione. Vai a "Cosa sono il canale bilaterale e il canale multilaterale"

Storicamente l'Italia ha sempre dato grande importanza al canale multilaterale, per diverse ragioni, mentre quello bilaterale è stato spesso più sacrificato.

Peraltro a livello contabile è proprio nel canale bilaterale che vengono fatte rientrare le risorse destinate ai rifugiati nel paese donatore. Queste sono risorse molto importanti ma che allo stesso tempo non hanno nulla a che fare con reali progetti di cooperazione allo sviluppo.

Analizzando come queste componenti hanno influito sul totale dell'Aps negli ultimi anni emerge come tra 2019 e 2020 il canale bilaterale sia costantemente diminuito, sia nella sua componente genuina, sia rispetto alla voce relativa ai rifugiati nel paese donatore. La componente multilaterale invece ha tenuto, riportando tassi di crescita molto bassi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: giovedì 21 Aprile 2022)

+36,5% la crescita percentuale dell'Aps Italiano tra 2020 e 2021.

Il 2021 invece segna una crescita per ciascuna di queste componenti. Il canale multilaterale è cresciuto del 16,8% ma l'aumento più consistente è avvenuto sul canale bilaterale che è passato complessivamente da 1 a 1,9 miliardi di euro (+89%). In parte, come vedremo, questo è dovuto alla componente dei rifugiati nel paese donatore, ma non solo. Anche escludendo questa componente l'aiuto bilaterale è infatti passato da 815 milioni di euro a 1,4 miliardi (+77,9) una crescita che non ha precedenti negli ultimi anni e che sembra andare nella direzione che spesso abbiamo auspicato.

L'aiuto gonfiato

Come accennato però una parte della crescita dell'Aps è comunque da imputare alle risorse destinate ai rifugiati nel paese donatore (+134%). Si tratta di importi che d'altronde seguono la variazione del numero di persone accolte nei centri di accoglienza italiani. Dato che nel 2021 si è assistito a un aumento delle persone sbarcate nel nostro paese ne consegue che ad aumentare siano state anche le risorse destinate all'accoglienza.

Queste risorse sono certamente fondamentali per favorire un rapido processo di integrazione, a vantaggio sia dei migranti ospiti dei centri, sia della comunità ospitante. Ciò nonostante però è difficile poterli considerare importi effettivamente destinati alla cooperazione allo sviluppo. Per questo, assieme ad altre voci generalmente minoritarie nell'Aps Italiano, la spesa per i rifugiati rientra tra quelle componenti che da anni Concord Euorope definisce come "aiuto gonfiato".

Una parte dei fondi contabilizzati come Aps non vanno in progetti di cooperazione in senso stretto, oppure non sono realmente addizionali. Vai a "Che cosa si intende per aiuto genuino e aiuto gonfiato"

Con analisi più approfondite si potrà poi valutare se e quanto pesano sul totale dell'Aps le altre voci dell'aiuto gonfiato. Al momento comunque è bene tenere presente che il 9,4% delle risorse che rendicontiamo come cooperazione in realtà sono destinate all'accoglienza. Dunque non sono destinate a varcare i confini del nostro paese e ad essere impiegate per veri progetti di cooperazione.

Una crescita stabile?

È facile immaginare come sulla crescita delle risorse italiane per la cooperazione nel 2021 abbia influito lo sforzo per la lotta alla pandemia da Covid-19. Risorse addizionali italiane infatti sono sicuramente andate a finanziare progetti come il Covax o altre iniziative a carattere sanitario.

Bisogna verificare che le risorse aggiuntive per il 2021 siano stabili e non rappresentino un contributo una tantum per la lotta al Covid-19.

Anche in questo caso si tratta certamente di iniziative positive, che tuttavia ci portano a chiederci se e in che misura le risorse addizionali rilevate per il 2021 siano da considerarsi come stabili, oppure se dobbiamo aspettarci una flessione già nel 2022. È vero che nell'ultima legge di bilancio sono state programmate nuove risorse per il settore della cooperazione nei prossimi anni. Tuttavia bisognerà vedere se queste saranno incrementali rispetto a quelle attuali, se serviranno per compensare il venir meno di alcune iniziative una tantum, o se non saranno sufficienti neanche a questo.

Peraltro le risorse aggiuntive già annunciate potrebbero subire una svalutazione nel caso in cui gli attuali livelli d'inflazione dovessero diventare un elemento stabile dell'economia italiana nei prossimi anni.

I ritardi sui dati definitivi

Per analisi di dettaglio sui fondi della cooperazione 2021 dovremo però aspettare almeno il prossimo dicembre. La programmazione Ocse infatti prevede ogni anno due rilasci di dati, il primo ad aprile che fornisce i dati preliminari sull'anno precedente. E il secondo a dicembre con i dati definitivi. Negli anni però questa seconda scadenza è stata spesso mancata e via via i dati definitivi sono stati rilasciati sempre più tardi.

Quelli sul 2019 ad esempio sono stati rilasciati solo a marzo 2021. La situazione dei dati 2020 invece ancora non appare chiara. La pagina in cui annualmente vengono rilasciate da Ocse le tabelle con i dati definitivi ad oggi riporta ancora quelli relativi al 2019. Allo stesso tempo però sul portale statistico dell'Ocse i dati relativi al 2020 non sono più riportati come preliminari.

È probabile dunque che ci si trovi in una fase di transizione, in cui la sostanza dei dati può essere ormai considerata definitiva ma non tutto è stato ancora sistemato nel dettaglio. Una difficoltà comprensibile se si considerano le difficoltà e le novità emerse per rendicontare gli aiuti legati al Covid-19. Allo stesso tempo però in questo modo continua ad allungarsi il tempo necessario ad avere i dati su cui basare analisi dettagliate.

Foto: Aics (Twitter)

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