Servizi educativi per l’infanzia, uno sviluppo ancora lento e disomogeneo #conibambini

Tra il 2013 e il 2017 il rapporto tra posti disponibili in asilo nido e residenti 0-2 è aumentato da 22,5% a 24,7%. Su questo dato però influisce anche il calo delle nascite.

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Gli asili nido hanno un ruolo fondamentale nella crescita dei bambini. Da un lato infatti, favoriscono l’inclusione riducendo le disuguaglianze legate al contesto sociale, economico e culturale di origine. Dall’altro, influiscono positivamente sullo sviluppo cognitivo dei bambini incrementandone la capacità di apprendimento.

Questo è un elemento decisivo. È stato dimostrato, infatti, come l’ingresso precoce nel percorso educativo incida in maniera significativa sul futuro rendimento scolastico.

Inoltre, la presenza dei servizi prima infanzia sul territorio consente ai genitori di conciliare la vita lavorativa con quella familiare. Un elemento che può incentivare anche l’incremento dell’occupazione femminile, in Italia storicamente più bassa anche perché, purtroppo, la cura dei figli grava più spesso sulle donne che sugli uomini.

Per questi motivi, l’offerta sul territorio di strutture dedicate ai servizi educativi per la prima infanzia è un parametro fondamentale ed un dato da tenere sotto controllo, perché ci dice quanto il servizio sia diffuso.

La situazione in Italia

Tra il 2013 e il 2017 (anno dei più recenti dati disponibili) il numero di posti ogni 100 bambini 0-2 anni è aumentato, a livello nazionale, di 2,2 punti percentuali, passando dal 22,5% al 24,7%. Un dato, tuttavia, lontano dall’obiettivo stabilito a livello europeo sulla copertura del servizio.

Gli obiettivi europei di Barcellona stabiliscono che deve essere garantito l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia ad almeno il 33% dei bambini sotto i 3 anni. Vai a "Che cosa prevedono gli obiettivi di Barcellona sugli asili nido"

Le norme europee e nazionali fissano come obiettivo il raggiungimento della quota di 33 posti in asili nido e servizi per la prima infanzia ogni 100 bambini sotto i 3 anni. Il dato misura l’offerta di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia, tra cui nidi in contesto domiciliare (come nidi di famiglia o tagesmutter).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

il 51% dei posti nei nidi sono all’interno di servizi a titolarità pubblica.

Suddividendo i dati tra settore pubblico e privato, si notano andamenti leggermente diversi: nel pubblico si passa da una media di 11,4 posti ogni 100 bambini nel 2013 a 12,6 nel 2017 (+1,2 punti percentuali). Nel privato invece si passa da 11,1 a 12,1. In termini assoluti, i posti sono diminuiti nel privato (da 178mila a 173mila) e rimasti più stabili nel pubblico (181mila circa).

Il ruolo del calo dei minori nello sviluppo del servizio

Un elemento significativo nell'aumento della copertura è legato al fatto che il numero di bambini si è ridotto. Tra il 2013 e il 2017, infatti, i residenti 0-2 presenti sul territorio nazionale sono costantemente diminuiti. Nel 2013 erano oltre un milione e 600mila, mentre nel 2017 erano scesi sotto il milione e mezzo (-9,8%).

-157.311 i residenti 0-2 in meno tra il 2013 e il 2017.

Il grafico rappresenta la somma dei bambini tra gli 0 e i 2 anni di età residenti in Italia tra il 2013 e il 2017.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

La conseguenza è che, a causa del calo demografico e della relativa riduzione della domanda, la stabilità del numero di posti attualmente esistenti (o addirittura una contrazione contenuta) si è tradotta in una crescita dell'offerta.

Il rischio di sottovalutare il problema

Il rischio è che il calo demografico induca a pensare che l'Italia non abbia un problema con la copertura del servizio, e che le attuali carenze si possano risolvere per inerzia, senza bisogno di estendere l'offerta. Questo sarebbe un errore, perché le criticità esistenti non verrebbero mai risolte.

Le proiezioni demografiche indicano dunque che la domanda potenziale di servizi educativi per la prima infanzia diminuirà nel futuro. Tuttavia tale tendenza, da sola, non è sufficiente a compensare l'attuale carenza di servizi, che esiste in quasi tutti i paesi europei, soprattutto per quanto riguarda la prima infanzia.

Inoltre, la presenza dei servizi prima infanzia sul territorio rappresenta uno degli elementi che, insieme ad altre politiche, può aiutare a invertire la tendenza alla riduzione della natalità. Per questo motivo sarebbe dunque importante investire per incrementare il livello dell'offerta. Il numero di residenti 0-2 presenti ed il livello della copertura sono dunque due aspetti correlati e che, in parte, si influenzano a vicenda.

L'analisi dei dati a livello nazionale però non è sufficiente per capire a pieno questi fenomeni. Come si vedrà infatti, le cose possono cambiare anche di molto da una regione all'altra. Ad esempio, il livello della copertura è generalmente più elevato al centro-nord, mentre al sud è carente.

L'Emilia Romagna è la regione dove la riduzione dei residenti 0-2 è più contenuta.

Anche all'interno di una stessa regione ci possono essere delle differenze: le città maggiori, i cosiddetti "comuni polo", infatti generalmente sono in grado di offrire un livello di copertura più elevato e questo attrae le famiglie. L'aumento della domanda può spingere queste città ad investire per aumentare ulteriormente il livello della copertura.

I poli sono i comuni centrali nell'offerta di servizi sul territorio Vai a "Che cosa sono le aree interne"

Viceversa, le realtà periferiche hanno un livello del servizio generalmente più scarso. Questo influisce sul fenomeno dello spopolamento e, di conseguenza, anche sulla diminuzione dei residenti 0-2.

Regioni avanti in ordine sparso

Il livello dell'offerta di posti nei servizi educativi per la prima infanzia dunque non è omogeneo a livello nazionale. Per comprendere al meglio dove sono le realtà più virtuose e dove invece insistono le maggiori criticità è necessario approfondire l'analisi a livello locale.

Scomponendo i dati a livello regionale, si nota che la Valle d’Aosta è prima per incremento della copertura di posti nelle strutture pubbliche e private rispetto ai residenti 0-2. In questa regione infatti si passa da 31,5 posti ogni 100 bambini nel 2013 a 47,1 nel 2017, un incremento di 15,6 punti percentuali.

Al secondo posto c’è il Tentino-Alto Adige che passa da 23,6 posti a 32 (+8,4). Significativo incremento anche per il Friuli-Venezia Giulia che passa da 25,1 posti ogni 100 bambini a 31 (+5,9). Nello stesso periodo in Sicilia (-1,3) e Calabria (-0,5) si è registrata una contrazione della copertura.

Il dato misura l’offerta di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia, tra cui nidi in contesto domiciliare (come nidi di famiglia o tagesmutter).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

La situazione cambia leggermente se si prende in considerazione la variazione assoluta di posti. In questo caso è il Trentino-Alto Adige la regione italiana con l'incremento maggiore, passando dai 7.456 posti del 2013 ai 9.731 del 2017 (+30,5%). Seguono la Campania che passa da 10.205 posti a 13.077 (+28,1%) e la Valle d'Aosta che passa da 1.106 a 1.377 (+24,5%).

Mentre Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta partivano rispettivamente dal 23,5% e dal 30,9% di copertura potenziale, e con l'aumento di posti sono arrivati al 31,8% e al 45,7%, in Campania il livello di partenza era molto più basso. Si parte infatti dal 6,1% per arrivare all'8,6%.

13.145 le strutture pubbliche e private dedicate alla prima infanzia presenti in Italia nel 2017.

Nello stesso periodo, la contrazione più significativa si ha in Sicilia dove si passa da 15.337 posti a 12.423 (-19%), seguita dalla Sardegna che passa da 10.058 posti a 8.998 (-10,5%) e dalla Calabria che passa da 5.399 posti a 4.905 (-9,2%).

Il dato misura l’offerta di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia, tra cui nidi in contesto domiciliare (come nidi di famiglia o tagesmutter).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

La situazione nel 2017

Focalizzando l'analisi sul 2017, anno dei più recenti dati disponibili, la Valle d'Aosta risulta la regione con il rapporto più elevato tra numero di posti nelle strutture educative per la prima infanzia e residenti 0-2 (circa 47,1 posti ogni 100 bambini) mentre al secondo posto troviamo l'Umbria con un rapporto di 41,1 posti ogni 100 bambini.

Tra le regioni più grandi, l'Emilia Romagna risulta quella con il livello di copertura potenziale più elevato (circa 38,1 posti ogni 100 bambini). Segue la Toscana (35) e il Trentino-Alto Adige (32). Tra le regioni con il rapporto peggiore invece, al primo posto troviamo la Campania (circa 8,6 posti ogni 100 bambini), seguita dalla Sicilia (9,8) e dalla Calabria (circa 10,1).

Il dato misura l’offerta di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia, tra cui nidi in contesto domiciliare (come nidi di famiglia o tagesmutter).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

Com'è cambiata l'offerta a livello locale

Si deve tenere presente che le strutture educative per la prima infanzia sono un servizio di prossimità e devono quindi essere il più vicino possibile al cittadino. Per questo motivo la loro organizzazione è affidata ai comuni che agiscono in maniera diversa a seconda del contesto in cui si trovano ad operare.

Emerge come i comuni e le loro politiche hanno nel tempo giocato un ruolo cruciale nella realizzazione dei sistemi per l’infanzia e come le regioni siano a volte dei “contenitori” territoriali omogenei in grado di garantire se non equità nelle possibilità delle famiglie almeno non eccessiva disparità, ma in altri casi, i confini regionali non abbassano le potenzialità disomogenee per i propri cittadini.

Entrando più nel dettaglio analizzando i dati comune per comune, si nota ancora meglio come l'andamento dell'offerta di posti sia molto variabile. In ogni regione, infatti, ci sono comuni che hanno migliorato il livello dell'offerta, altri in cui questa è rimasta stabile e altri ancora in cui è diminuita.

Sotto questo aspetto, la regione italiana con il maggior numero di comuni che hanno incrementato la copertura rispetto al totale è l'Emilia Romagna (200 su 361). Seguono il Veneto (330 su 596) e la Toscana (144 su 301).

La mappa rappresenta la variazione della copertura di posti nei servizi educativi per la prima infanzia a fronte dei residenti 0-2 presenti a livello comunale tra il 2013 e il 2017.
Sono stati considerati “stabili” i comuni con una variazione compresa tra -1% e +1%.
Gli “Nd” sono relativi a fusioni o creazioni di comuni avvenute nel periodo considerato per cui non è possibile stimare un andamento nel tempo.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

Come detto, tuttavia, l'incremento della copertura potenziale è dovuto anche alla riduzione del numero di residenti 0-2 presenti sul territorio nazionale. Per rendersi conto dell'effettivo andamento dell'offerta è quindi necessario analizzare questo dato parallelamente a quello sulla variazione nel tempo del numero assoluto di posti. A livello nazionale l'offerta ha registrato una contrazione ma, anche in questo caso, ci sono differenze da una regione all'altra.

-5.673 posti disponibili nei servizi di prima infanzia a livello nazionale tra il 2013 e il 2017.

In valore assoluto, è la Campania la regione che ha incrementato maggiormente il numero di posti disponibili (+2.957). Segue il Trentino-Alto Adige (+2.634), poi la Puglia (+1.916). Tra le regioni con le performance complessivamente peggiori la Lombardia (-4.279 posti), la Sicilia (-2.914) e l’Emilia Romagna (-1.073).

Sono stati considerati stabili i comuni con un a variazione compresa tra -1% e +1%.
Gli “Nd” sono relativi a fusioni o creazioni di comuni avvenute nel periodo considerato, per cui non è possibile stimare un andamento nel tempo.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

La situazione nelle città principali

Generalmente, in Italia le città maggiori sono in grado di garantire un'offerta più elevata. Queste sono definite anche come comuni polo, proprio perché baricentriche in termini di servizi rispetto ai comuni limitrofi. Qui, infatti, ci sono in media 31,3 posti ogni 100 bambini, contro i 16,5 dei comuni periferici e i 6,1 di quelli ultraperiferici.

Una tendenza confermata anche dalle recenti rilevazioni Istat secondo cui i comuni capoluogo (classificati in genere come comuni polo), nel loro complesso, hanno una dotazione media di 32,8 posti ogni 100 bambini di 0-2 anni. Valore nettamente superiore (oltre 11 punti percentuali) rispetto all’insieme dei comuni dei rispettivi hinterland (21,4%).

Osservando le 10 città italiane più popolose, viene confermato il trend che vede le regioni meridionali con minori servizi. Le città del centro-nord infatti superano la soglia stabilita dagli obiettivi europei di Barcellona (33%). Quelle del sud invece sono tutte abbondantemente sotto: 13,6 posti ogni 100 bambini per Bari, 12,1% Napoli, 8% Palermo e 4,8% Catania.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

Nel 2017, Firenze è il capoluogo con la migliore copertura: 45,6 posti ogni 100 bambini (+9,3 punti percentuali rispetto al 2013). Seguono Bologna con il 45,2% (qui però si registra una riduzione della copertura di 3,8 punti percentuali rispetto al 2013) e Roma con il 43,8% (+2,1). Le altre città dove la copertura si è ridotta sono Catania (-3,8) e Milano (-5,3).

Per quanto riguarda il livello dell'offerta, tra queste città solo Firenze (+628), Napoli (+474) e Bari (+12) registrano un aumento dei posti disponibili nei servizi di prima infanzia. La riduzione più drastica si ha invece a Milano (-2.320 posti).

Per quanto riguarda il numero di residenti 0-2, questo diminuisce in tutte le maggiori città con l'eccezione di Catania e Bologna. Le riduzioni più significative si hanno a Torino (-2.456 bambini tra il 2013 e il 2017), Roma (-2.149) e Napoli (-1.643).

Un focus sulla Puglia tra 2013 e 2017

Come si è detto, l'offerta di posti nei servizi educativi per la prima infanzia rientra tra i compiti dei comuni. Per questo, per capire tendenze e criticità, è necessario approfondire l'analisi a livello locale. Un caso interessante da analizzare è quello della Puglia. Questa regione, pur occupando il 16esimo posto della classifica per livello di copertura, negli anni considerati ha visto crescere la propria offerta di 3,5 punti percentuali.

È infatti la regione meridionale con il maggior aumento della copertura, passata da un rapporto di 11,9 posti ogni 100 residenti 0-2 nel 2013 al 15,4% nel 2017. A livello assoluto, i posti sono stati incrementati di 1.916 unità, passando dai 12.743 del 2013 ai 14.659 del 2017 (seconda per incremento percentuale, tra le regioni del sud, dietro alla Campania che però ha un livello di copertura molto più basso).

Osservando l'andamento assoluto del numero di posti disponibili tra il 2013 e il 2017 in questa regione, si nota come quelli delle strutture pubbliche siano aumentati di 379 unità mentre quelli delle strutture private di 1.537. A livello di copertura, nel pubblico c'è stato un aumento di 1,1 punti percentuali mentre nel privato di 2,5.

In Calabria e Molise, a fronte di una contrazione dell'offerta nel settore privato, si ha un incremento nel settore pubblico.

Confrontando l'offerta del settore privato di altre regioni meridionali, si nota come in Molise, Calabria e Sicilia la copertura si sia ridotta rispettivamente di 2,4, 1,6 e 1,2 punti percentuali. In queste regioni, a cui si aggiunge la Sardegna, anche il numero assoluto di posti è diminuito. Nelle altre regioni meridionali invece l'incremento è stato minimo.

Nonostante quindi sia ancora lontana dagli obiettivi europei, la Puglia è la regione del mezzogiorno che ha aumentato di più la copertura.

La situazione dei comuni pugliesi

I comuni che hanno migliorato la copertura sono 122 su 258 (il 47,1%), distribuiti in modo uniforme su tutto il territorio regionale. Un dato confermato dal fatto che tutte le province pugliesi hanno registrato un miglioramento. 28, invece, i comuni che hanno mantenuto stabile il livello dell’offerta mentre 29 l’hanno ridotta. 79 quelli che non avevano posti sul proprio territorio sia nel 2013 che nel 2017.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

Barletta-Andria-Trani la provincia pugliese dove la copertura nel 2017 risultava più bassa con 10,7 posti ogni 100 bambini.

La provincia dove questo dato cresce di più è Lecce che passa dal 16,7% del 2013 al 21,6% del 2017 (con un incremento di 4,9 punti percentuali). Mentre quelle con l'incremento di copertura minore sono Bari e Taranto (+3,2 punti percentuali). La provincia del capoluogo partiva da un livello di copertura nel 2013 dell'11,2% ed è arrivata al 14,4% nel 2017. Taranto invece nel 2013 registrava un rapporto del 12,9% arrivato al 16,1% nel 2017.

A livello assoluto, in ogni provincia i posti sono aumentati: nel territorio di Bari sono state aggiunte 572 unità, a Foggia 433, a Lecce 422, nella provincia di Barletta-Andria-Trani 244, 130 in provincia di Taranto e 115 in quella di Brindisi. Relativamente al numero di residenti 0-2, in ogni provincia si registra una riduzione: quella più significativa è a Bari (-3345 residenti 0-2), seguita da Lecce (-2464) e da Taranto (-2226).

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati sugli asili nido sono fonte Istat.

Foto credit: Unsplash Tanaphong Toochinda - Licenza

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