Quanto sono coese le forze politiche in parlamento Governo e Parlamento

La capacità dei leader di partito di mobilitare i propri parlamentari è un elemento molto importante nelle dinamiche d’aula. Abbiamo sviluppato un nuovo indicatore che ci aiuta a capire quali sono i gruppi più coesi e quali meno.

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Nelle scorse settimane ha destato molto scalpore il fatto che la maggioranza sia stata battuta alla camera nella votazione che avrebbe dovuto prevedere l’approvazione del documento di economia e finanza (Def). Uno dei passaggi chiave per l’elaborazione del bilancio dello stato.

Già in un precedente articolo avevamo evidenziato i rischi per la coalizione di centrodestra da questo punto di vista. In almeno 8 occasioni infatti la maggioranza era riuscita a far approvare alcuni provvedimenti importanti solo grazie alla contemporanea assenza di diversi esponenti dell’opposizione. Fatto che ha consentito l’abbassamento della quota di voti favorevoli necessaria.

Il parlamentare deve, o almeno dovrebbe, svolgere la sua funzione senza vincolo di mandato, in virtù dell’articolo 67 della costituzione. Fermo restando questo principio fondamentale, per le forze politiche in parlamento è cruciale avere una compattezza per portare avanti il proprio progetto politico. Tanto sul versante della maggioranza quanto su quello dell’opposizione.

Per questo motivo abbiamo sviluppato un nuovo indicatore originale che ci consente di conoscere quali sono i gruppi parlamentari più coesi e quali invece riscontrano più difficoltà da questo punto di vista.

71,92% il coefficiente di coesione della maggioranza nel suo complesso.

Dall’analisi delle votazioni di questi primi mesi di legislatura emerge che tendenzialmente la coalizione di governo è più coesa rispetto alle opposizioni. Ma il rischio di un incidente di percorso, come la vicenda del Def dimostra, è sempre dietro l’angolo. Per questo è molto utile tenere sotto controllo questo indicatore.

Come funziona il coefficiente di coesione

Nel caso dell’approvazione del Def, ad alzare l’asticella per la maggioranza è intervenuta la richiesta dell’esecutivo di uno scostamento di bilancio per finanziare alcuni provvedimenti. Tale richiesta però per essere approvata necessita della maggioranza assoluta (il 50%+1 dei componenti l’organo) di voti favorevoli.

In questo caso quindi ai capigruppo e agli altri leader delle forze politiche di maggioranza era richiesto uno sforzo per mobilitare i deputati e i senatori affinché si presentassero in aula e votassero a favore del provvedimento. Operazione che, almeno in prima battuta, a Montecitorio è fallita. Il nostro nuovo indicatore si basa proprio sull’analisi di questa dinamica. Ovvero la capacità dei leader non solo di mobilitare i propri parlamentari e di farli partecipare alle votazioni in aula ma anche di convincerli a seguire in maniera compatta la linea di partito. 

Il coefficiente di coesione ci dà indicazioni sulla capacità di far partecipare i parlamentari alle votazioni e di far rispettare la linea di partito.

È possibile effettuare questo tipo di analisi grazie ai dati sulle votazioni elettroniche che si sono svolte dall’inizio della legislatura e che sono messi a disposizione direttamente da camera e senato. Il nostro indicatore quindi valuta non solo quanti parlamentari hanno votato rispetto al numero totale degli appartenenti al gruppo ma anche se lo hanno fatto in aderenza alle indicazioni di partito o meno. Il coefficiente sostanzialmente sarà tanto più vicino al 100% quanto il gruppo è coeso. Viceversa l’indicatore sarà più basso nei casi in cui la compagine risulti essere più sfilacciata.

I dati sulla coesione dei gruppi

Analizzando in maniera complessiva le votazioni che si sono tenute in questi primi mesi della nuova legislatura emerge che generalmente la maggioranza è più coesa dell’opposizione. Parliamo infatti del 71,92% contro il 67,29%.

In entrambe le camere il centrodestra presenta valori maggiori ma è al senato in particolare che si registra la differenza più significativa. A palazzo Madama infatti la maggioranza fa registrare il 74,97% mentre l’opposizione si ferma al 65,97%. Una differenza di ben 9 punti percentuali.

Le opposizioni non riescono a fare fronte comune. Inoltre i parlamentari che siedono nel gruppo misto abbassano notevolmente il dato complessivo sulla coesione.

Se da un lato era lecito attendersi un valore più alto per la maggioranza che deve comunque assicurare i voti per garantire l’attuazione del programma di governo, dall’altro la capacità di far partecipare i parlamentari alle votazioni non deve essere data per scontata. Anche alla luce del fatto che molti esponenti del centrodestra ricoprono incarichi nell’esecutivo. Sarà quindi più difficile – se non impossibile – per questi esponenti partecipare con continuità alle votazioni. Da questo punto di vista il fatto che al senato la maggioranza possa vantare un coefficiente di coesione molto elevato può essere dovuto a due fattori: il primo è che essendo i gruppi più piccoli rispetto a quelli della camera è più facile tenere “sotto controllo” i parlamentari. Il secondo è che il numero di senatori (20) impegnati nelle attività di governo è più basso rispetto a quello dei deputati (27).

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Maggio 2023)

Passando ad analizzare la compattezza dei singoli gruppi, possiamo osservare che alla camera quello con il coefficiente di coesione più alto è l’Alleanza verdi e sinistra (80,8%). Seguono Partito democratico (77,18%) e Movimento 5 stelle (77,05). Al senato invece al primo posto troviamo il Movimento 5 stelle (85,09%) seguito da Fratelli d’Italia (79,11) e Lega (77,75%).

In entrambi i rami del parlamento il gruppo meno coeso invece risulta essere il misto. Tale dato non deve sorprendere data la composizione eterogenea di questa formazione. Infatti all’interno del misto possono trovarsi sia parlamentari che sostengono il governo sia oppositori. Inoltre spesso questo gruppo fa registrare mediamente un basso tasso di presenza alle votazioni. Ciò contribuisce ad abbassare il valore complessivo del coefficiente, soprattutto se si considerano maggioranza e opposizione nell’insieme. Una dinamica che in questo caso penalizza in particolare la minoranza.

Escludendo questo e altri casi particolari, possiamo osservare che tra i gruppi più numerosi quello che presenta l’indicatore di coesione più basso è Forza Italia (63,45% alla camera e 57,05% al senato).

Com’è variata la coesione dei gruppi nel tempo

Gli equilibri interni a maggioranza e opposizione, ma anche all’interno dei gruppi stessi, possono variare nel tempo. È quindi molto interessante capire come sono mutati i valori da inizio legislatura ad oggi. Anche alla luce delle più recenti evoluzioni politiche. Ad esempio, il Partito democratico ha cambiato segretario passando da Enrico Letta a Elly Schlein (passaggio peraltro che ha comportato una redistribuzione degli incarichi anche all’interno dei gruppi parlamentari). Inoltre si è consumata la rottura dei rapporti tra Carlo Calenda e Matteo Renzi che potrebbe aver influito anche sui gruppi di Azione-Italia viva.

Da questo punto di vista il primo elemento che emerge è il calo che tutte le formazioni hanno fatto registrare rispetto all’inizio della legislatura. Un calo che può essere considerato, se non del tutto almeno in parte, come “fisiologico” dato che successivamente si è avviata l’attività del governo e delle commissioni.

Un altro elemento interessante che emerge è che ci sono significative differenze tra camera e senato. Non solo nell’andamento temporale ma anche, come abbiamo già visto nel paragrafo precedente, su quali sono le formazioni più coese. Alla camera ad esempio tra aprile e maggio il coefficiente più basso è stato fatto registrare da Azione-Iv.

-13,35 la riduzione, in punti percentuale, del coefficiente di coesione di Azione-Italia viva alla camera tra novembre 2022 e maggio 2023.

Al contrario il Partito democratico pare aver beneficiato del cambio di leader. Dal febbraio 2023 alla prima metà di maggio infatti il gruppo Dem ha incrementato la propria coesione di oltre 8 punti. Una dinamica simile l’ha fatta registrare anche Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni infatti ha registrato un incremento di 6,72 punti. Significativo invece il brusco calo fatto registrare dal gruppo del Movimento 5 stelle che tra aprile e maggio ha perso ben 11 punti percentuali.

Per tasso di coesione si intende il numero di appartenenti al gruppo che hanno partecipato a una votazione e che hanno votato in linea con la maggioranza del gruppo rispetto al totale dei componenti il gruppo stesso. Per garantire un’adeguata leggibilità al grafico sono stati considerati solamente i 6 gruppi più numerosi ad esclusione del misto.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Maggio 2023)

Situazione completamente diversa al senato dove a maggio il gruppo più coeso risulta essere proprio il M5s, in netto recupero rispetto al marzo scorso. Anche in questo caso il Pd fa registrare un incremento del coefficiente di coesione anche se meno marcato rispetto alla camera. Fratelli d’Italia invece risulta in lieve flessione negli ultimi 2 mesi. Lega e Azione-Iv riportano andamenti molto altalenanti. Mentre Forza Italia è il gruppo che fa registrare stabilmente l’indice di coesione più basso.

Foto: Comunicazione camera

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