Quanto sono presenti in aula i parlamentari Governo e parlamento

Sono passati 6 mesi dall’insediamento delle nuove camere. Facciamo un primo punto sul livello di partecipazione dei parlamentari. Il tasso medio di presenza in aula è abbastanza alto ma non mancano casi di assenteismo.

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Il tema della partecipazione degli eletti in parlamento ai lavori delle rispettive camere riscuote sempre grande attenzione agli occhi dell’opinione pubblica. Sebbene infatti l’attività politica non si svolga solamente in aula, occorre sempre ricordare che la presenza, oltre a essere prevista dai regolamenti di camera e senato, è anche un dovere connesso all’impegno che richiede l’assunzione di una carica pubblica. Chi ha ricevuto un incarico di rappresentanza da parte dei cittadini infatti, al di là del compenso garantito da risorse pubbliche, dovrebbe prendere questo ruolo con grande senso di responsabilità.

I Senatori hanno il dovere di partecipare alle sedute dell’Assemblea e ai lavori delle Commissioni.

Sono passati ormai 6 mesi dall’inizio della XIX legislatura e questo può essere un buon momento per fare un primo punto sul tasso di presenza di deputati e senatori. In generale, il livello medio di partecipazione in aula è abbastanza alto ma non mancano i casi di esponenti particolarmente assenteisti. Inoltre, allargando il quadro, il 21% circa degli eletti fa registrare un tasso di partecipazione inferiore al 60%.

75,25% il tasso di partecipazione medio alle votazioni del parlamento.

È particolarmente importate tenere sotto controllo questi dati almeno per due ragioni. A seguito del taglio dei parlamentari infatti una scarsa presenza in aula può comportare alcuni problemi. Da un lato, un rischio politico per la maggioranza: non avere i numeri per approvare i provvedimenti. Dall’altro, soprattutto al senato, che non siano presenti abbastanza esponenti per assicurare il corretto funzionamento dei vari organi interni (commissioni, giunte, comitati) che compongono il parlamento.

Come si conteggiano le presenze

Per valutare il tasso di presenza in aula è possibile conteggiare la partecipazione di deputati e senatori alle varie votazioni che si svolgono nel corso della seduta. Non è detto infatti che un parlamentare sia presente per tutto il tempo. In questo modo quindi si ha un’indicazione più accurata dell’effettiva attività svolta in aula.

La maggior parte delle votazioni avviene in forma elettronica ed è quindi possibile recuperare i dati di ogni singolo scrutinio. Ci sono però alcune situazioni in cui il voto non è registrato, o perché segreto o perché l’aula sceglie di votare con metodi diversi da quello elettronico (ad esempio per alzata di mano). In alcuni di questi casi, i dati sono comunque messi a disposizione dalle strutture di camera e senato.

Quando queste informazioni non sono disponibili, per i passaggi rilevanti (come ad esempio le votazioni sulle questioni di fiducia) le abbiamo raccolte manualmente. Un’operazione di questo tipo però non è possibile per i lavori nelle commissioni. In questo caso infatti non ci sono obblighi di trasparenza. Non stiamo parlando quindi del 100% delle votazioni ma comunque le informazioni disponibili ci restituiscono un quadro sufficientemente accurato del livello di partecipazione.

1.767 le votazioni che abbiamo monitorato dall’inizio della legislatura. Queste si dividono tra 1.043 alla camera e 724 al senato.

Prima di approfondire l’analisi infine occorre specificare che non tutte le assenze sono uguali. In alcuni casi queste sono giustificate per motivi di salute in altri ancora possono avere un significato politico. C’è poi il delicato tema delle missioni parlamentari. In questo caso il politico non partecipa al voto perché è occupato in altre attività istituzionali. Rientra in questa fattispecie ad esempio chi ricopre incarichi di governo. L’assenza del parlamentare in missione è quindi giustificata e non viene conteggiata ai fini del raggiungimento del numero legale.

Se non adoperate correttamente, le missioni possono mascherare casi di assenteismo.

Tuttavia questo strumento negli anni ha mostrato diverse zone d’ombra nella sua applicazione. Infatti non sono solo gli esponenti del governo a poterne usufruire e non sempre sono note le motivazioni della missione. Per questo per valutare il livello di partecipazione in aula abbiamo scelto di concentrarci sulle sole presenze. Intendendo quindi sia le assenze che le missioni come “mancata partecipazione al voto” e, di conseguenza, ai lavori del parlamento.

Le tendenze nei primi mesi della XIX legislatura

Mediamente possiamo osservare che il tasso di partecipazione è più alto al senato rispetto alla camera. A palazzo Madama infatti la media delle presenze si attesta al 78,7% mentre a Montecitorio il dato scende al 74%. Ciò, tra l’altro, nonostante la presenza dei 6 senatori a vita che hanno un tasso di presenza molto basso e contribuiscono quindi ad abbassare la media. Si tratta di una dinamica che avevamo rilevato anche nella precedente legislatura. In quel caso tale tendenza era attribuibile alla maggioranza risicata su cui in particolare il governo Conte II poteva fare affidamento in quest’aula.

I senatori sono mediamente più presenti dei deputati.

Anche se abbiamo visto come i numeri della coalizione al governo non siano poi così solidi a palazzo Madama, la motivazione stavolta è probabilmente diversa. Il taglio dei parlamentari ha impattato maggiormente sui senatori, rimasti solamente in 200. È probabile quindi che gli esponenti di questo ramo siano portati a partecipare mediamente di più ai lavori d’aula non solo per assicurare i numeri alla maggioranza ma anche semplicemente per garantire il corretto funzionamento di tutte le strutture interne.

Al di là di questo dato generale comunque è interessante notare che la maggioranza dei parlamentari riporta un tasso di partecipazione piuttosto elevato. In 398 infatti (253 deputati e 145 senatori) fanno registrare un livello di presenza alle votazioni compreso tra il 75% e il 100%. Ci sono però 126 esponenti (circa il 21%) con un tasso di partecipazione inferiore al 60%. Addirittura troviamo 22 deputati e 15 senatori che rientrano nella fascia compresa tra lo 0% e il 15%.

37 i parlamentari con un tasso di partecipazione compreso tra lo 0 e il 15%.

È bene specificare che tra i 126 parlamentari meno presenti, 21 ricoprono incarichi di governo. Come già detto in molti casi questi, come altri parlamentari, sono considerati “in missione”. In quanto non presenti, comunque, non contribuiscono ai lavori delle camere.

Leader di partito ed esponenti del governo

I parlamentari che fanno parte dell’esecutivo sono 46 in totale (27 deputati e 19 senatori). Tra questi, i più presenti in aula sono il sottosegretario alle infrastrutture Tullio Ferrante (Forza Italia, 60%), il ministro della pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Fi, 53,5%) e la sottosegretaria alla cultura Lucia Borgonzoni (Lega, 50,3%).

21,3% il tasso medio di presenza in aula dei parlamentari con incarichi di governo. 

Tra i meno presenti invece il ministro degli esteri Antonio Tajani (Fi, 0,2%), il sottosegretario alle infrastrutture Edoardo Rixi (Lega, 0,3%) e quello all’economia Federico Freni (Lega, 2,5%). Da notare che anche la stessa presidente del consiglio Giorgia Meloni risulta eletta alla camera (Fratelli d’Italia, 1,34%). Sarebbe però insolito che chi ricopre questo ruolo partecipi alle sedute dell’aula se non per rendere conto del proprio operato come guida dell’esecutivo.

Un altro elemento interessante da passare in rassegna è quello della presenza in aula dei diversi leader di partito. Così come chi fa parte del governo anche gli esponenti di punta delle varie forze politiche, per motivi diversi, sono spesso impegnati fuori dalle aule per iniziative sui territori. Chiaramente in questo caso la differenza tra chi è al governo e chi all’opposizione emerge nettamente.

Tra i leader di partito, oltre a chi ha incarichi di governo, sono molto assenti Berlusconi, Lupi e Calenda.

Tra i più presenti in aula infatti troviamo il leader dei Verdi Angelo Bonelli (83%). Seguono quello di Sinistra italiana Nicola Fratoianni (74,5%) e quello del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte (65,2%). La neo segretaria del Pd Elly Schlein si colloca al 53,7% mentre Matteo Renzi di Italia viva fa registrare il 41,7%. Maurizio Lupi di Noi moderati si attesta al 24%.

Tra i meno presenti infine troviamo il segretario della Lega Matteo Salvini (che però è anche ministro delle infrastrutture) che fa registrare un tasso di partecipazione del 14,9%. Seguono il segretario di Azione Carlo Calenda (11,2%) e il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi (0,55%). In entrambi i casi risulta molto elevato il dato sulle missioni (rispettivamente 77% e 89%).

I parlamentari meno presenti in aula

Detto degli esponenti principali, andiamo a vedere quali sono gli altri parlamentari che hanno partecipato di meno ai lavori dell’aula. Prima di proseguire occorre ribadire che il livello di partecipazione in questa prima fase della legislatura è stato mediamente alto. Inoltre siamo solo alle prime fasi dell’attività parlamentare. Per avere dati più solidi occorrerà aspettare ancora alcuni mesi.

Tra i parlamentari più assenti molti sono del centrodestra.

Fatte queste premesse è comunque interessante osservare che come ci sia un nutrito gruppo di parlamentari che presenta un tasso di presenza in aula particolarmente basso. E tra questi ci sono molti nomi noti anche al grande pubblico. Il deputato meno presente in assoluto è lo storico leader della Lega Umberto Bossi (0,38% di partecipazione alle votazioni) le cui precarie condizioni di salute però sono note. Troviamo poi l’imprenditore Antonio Angelucci anch’egli eletto in quota Lega (1,44%), Marta Fascina (Fi, 1,73%) e Giulio Tremonti (Fdi, 7,5% presidente della commissione esteri e spesso in missione). Rientra in questa suddivisione anche Michela Vittoria Brambilla (storica esponente di Forza Italia che ha recentemente aderito a Noi moderati) con il 24% circa di presenza alle votazioni.

Dal conteggio sono stati esclusi i senatori a vita, i presidenti e vicepresidenti di camera e senato e chi ricopre incarichi di governo.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 8 Marzo 2023)

Al senato invece, oltre ai già citati Calenda e Berlusconi, un altro nome noto con un tasso di partecipazione modesto è quello dell’ex ministra Giulia Bongiorno (Lega, 30,4%). Anche in questo caso è molto alta la percentuale di missioni.

Il livello dei partecipazione dei gruppi

Un ultimo elemento da analizzare riguarda il livello di partecipazione ai lavori parlamentari in base al gruppo di appartenenza. In passato infatti il tema è stato spesso centrale nel dibattito pubblico ed alcuni partiti hanno fatto della lotta all’assenteismo un proprio cavallo di battaglia, da rivendicare poi anche in chiave elettorale.

A livello di formazioni politiche notiamo che alla camera il tasso medio di partecipazione più alto è quello del gruppo dell’Alleanza verdi e sinistra che raggiunge l’86% circa. Da notare che questa formazione conta attualmente solo 11 componenti. Nel caso di numeri così ridotti è quindi abbastanza semplice raggiungere livelli elevati di partecipazione. D’altronde basta un dato fortemente negativo in questo senso per abbassare notevolmente la media. Serve quindi l’accordo di tutti gli aderenti al gruppo (che in questo caso provengono da due forze politiche diverse) per assicurare un’alta presenza ai lavori dell’aula.

Il secondo gruppo per partecipazione a Montecitorio è quello del Movimento 5 stelle che supera l’80%. I pentastellati tra l’altro già nella precedente legislatura si erano distinti per un alto livello di partecipazione media. Il terzo gruppo più presente è quello del Partito democratico con il 79% circa. Agli ultimi posti troviamo invece Forza Italia (65%) e Noi moderati (63%).

Nel grafico è riportato il dato medio di presenza alle votazioni in aula dei gruppi parlamentari. Si è scelto di riportare anche i dati relativi alle percentuali di assenze e missioni per far vedere in particolare come queste ultime influiscano sul livello di partecipazione dei vari gruppi. L’istituto della missione prevede che l’assenza in aula del parlamentare sia giustificata e non rilevi ai fini raggiungimento del numero legale. Tuttavia ai fini pratici si tratta comunque di una mancata partecipazione ai lavori a tutti gli effetti.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 8 Marzo 2023)

Come abbiamo visto in precedenza, il livello medio di partecipazione al senato è più alto rispetto a quello della camera. Se però consideriamo le performance dei diversi gruppi notiamo che in questo ramo ci sono delle differenze più marcate. Il gruppo più presente infatti è quello del Movimento 5 stelle che raggiunge l’87% di partecipazione alle votazioni. Tra i gruppi più presenti inoltre troviamo il Pd (84%) e Fratelli d’Italia (81,6%). All’ultimo posto invece troviamo il gruppo misto che non raggiunge il 50%. I suoi 7 membri infatti si fermano al 45%.

In questo caso è interessante notare che nel misto del senato sono presenti anche gli esponenti di Avs che non hanno raggiunto il numero minimo di aderenti per formare un gruppo autonomo. Qui però pesa la presenza nel gruppo di 3 senatori a vita (Mario Monti, Renzo Piano e Liliana Segre) che per motivi legati all’età, allo stato di salute o a impegni professionali, hanno un basso tasso di partecipazione. Infatti considerando singolarmente gli esponenti di Avs notiamo che il loro livello di presenza, in particolare quello di Aurora Floridia (91,57%) e di Giuseppe De Cristofaro (89,50%), è in linea con quello dei loro colleghi della camera.

Foto: Facebook – Carlo Calenda

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