Qual è lo stato di salute della maggioranza in parlamento Governo e parlamento

La coalizione di centrodestra in parlamento ha numeri meno solidi di quello che potrebbe sembrare. In più di 10 “voti chiave” infatti ha rischiato di essere battuta.

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Nelle ultime settimane il governo è stato al centro di forti critiche. Prima per la tragedia di Cutro e successivamente per i rilievi che la corte di conti e la commissione europea hanno mosso a proposito del Pnrr.

Al di là delle rimostranze mosse dall’opposizione e dai media però, fintanto che ci sarà una maggioranza stabile in parlamento, il governo potrà portare avanti la propria azione. È quindi molto interessante valutare lo stato di salute della coalizione di centrodestra nelle aule di Montecitorio e palazzo Madama.

Per far questo abbiamo selezionato una serie di “voti chiave”, cioè passaggi parlamentari particolarmente rilevanti per le sorti dell’esecutivo. Dall’analisi di quanto accaduto in queste occasioni emerge un quadro meno solido di quello che ci si potrebbe aspettare. In molte occasioni infatti il margine di voti rispetto alla soglia minima richiesta per approvare un provvedimento è stato estremamente ridotto. In 12 casi questo margine di sicurezza è stato inferiore ai 20 suffragi.

L’esecutivo avrebbe potuto andare in difficoltà quindi. L’opposizione però non ha saputo approfittarne. Infatti in 8 di questi 12 casi critici, molti esponenti di minoranza non hanno partecipato al voto perché assenti o in missione. Ciò ha permesso al governo di salvarsi e di portare a casa il provvedimento in discussione. 

Cosa sono i “voti chiave” e quanti sono

Come abbiamo spiegato in questo articolo dall’inizio della legislatura in parlamento si sono già tenute migliaia di votazioni. Non tutte però hanno la stessa rilevanza da un punto di vista politico.

Ad esempio, un voto su un disegno di legge (Ddl) è più importante di uno su semplici atti di indirizzo come mozioni, risoluzioni e ordini del giorno. Un voto finale su un provvedimento sarà a sua volta più rilevante di uno per l’approvazione di un singolo articolo. Un voto su un Ddl per la conversione di un decreto legge del governo sarà ancora più rilevante. Così come particolarmente rilevanti saranno i voti sulle questioni di fiducia che in caso di bocciatura da parte dell’aula comportano automaticamente le dimissioni dell’esecutivo.

I “voti chiave” sono passaggi parlamentari particolarmente rilevanti per le sorti della maggioranza.

Abbiamo così individuato una serie di “voti chiave”. Cioè passaggi parlamentari particolarmente rilevanti per le sorti del governo e utili per valutare lo stato di salute della maggioranza che lo sostiene in aula. Dall’inizio della legislatura alla data del 7 marzo 2023 ne abbiamo selezionati 47 che coincidono sostanzialmente con le votazioni finali di alcuni disegni di legge (generalmente le conversioni dei decreti legge) e con i passaggi in cui il governo ha posto la fiducia.

Logicamente la coalizione di centrodestra, che ha vinto le elezioni, può contare su un numero maggiore di esponenti in parlamento. Non ha quindi molto senso confrontare lo scarto degli scrutini della maggioranza rispetto a quelli espressi dall’opposizione che, a meno di una spaccatura nell’alleanza di governo, saranno sempre in numero inferiore.

È molto più interessante valutare il margine che la coalizione di governo ha potuto vantare rispetto al numero minimo di voti richiesti per l’approvazione di un singolo provvedimento. Infatti, a meno che non siano previste maggioranze qualificate, questa soglia è variabile e dipende dal numero di parlamentari presenti in aula al momento della votazione. Come possiamo vedere anche dal grafico, ci sono state diverse occasioni in cui questo margine è stato particolarmente ridotto e la maggioranza ha rischiato di non avere i numeri.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 7 Marzo 2023)

Alla camera i voti chiave che abbiamo individuato sono stati 27. La maggioranza ha espresso in media 194,6 voti favorevoli con un margine medio rispetto alla soglia minima richiesta di 55 suffragi. Al senato i passaggi chiave invece sono stati 20. La maggioranza in media ha espresso 108 voti favorevoli e un margine medio di 35,3. In 12 occasioni in particolare (9 al senato e 3 alla camera) il margine è stato inferiore ai 20 voti. Tra questi il voto al senato sul tanto discusso decreto rave ha fatto registrare il margine più ridotto in assoluto.

8 il margine di voti di maggioranza più ridotto registrato dall’inizio della XIX legislatura.

Sempre al senato la conversione del decreto impianti strategici ha fatto registrare un margine di 10 voti. Quello sul decreto flussi 11 mentre quelli sui decreti milleproroghe e riordino ministeri 12. La conversione in legge su quest’ultimo Dl è stata quella in cui si è registrato il margine più ridotto alla camera (16 voti).

È interessante notare che al senato rientra tra i “voti critici” anche la stessa fiducia al governo espressa il 26 ottobre del 2022. In questo caso, con l’aula piena (c’erano solo 2 assenze), il governo ha incassato la fiducia con un margine di appena 17 voti. Un chiaro campanello d’allarme.

Il peso delle assenze nell’opposizione

Come abbiamo appena detto la quota di voti richiesta per l’approvazione di un provvedimento non è fissa ma varia a seconda del numero di presenti in aula. La maggioranza può fare affidamento su un numero di parlamentari maggiore ma è anche quella più esposta a defezioni. Molti esponenti del centrodestra infatti ricoprono anche altri incarichi. C’è chi ha un ruolo nel governo, chi è presidente di una commissione e via dicendo.

I parlamentari che per altri impegni istituzionali non partecipano alle sedute d’aula sono considerati come “in missione”. In questi casi l’assenza è giustificata e non viene conteggiata ai fini del raggiungimento del numero legale.

Per fare degli esempi, al senato, in occasione del voto sul decreto impianti strategici tra le file della maggioranza si sono registrati 29 esponenti in missione (il 14% dell’aula) e solo 3 assenti. In occasione della conversione del decreto flussi i senatori di centrodestra in missione erano invece 24 (11,7%).

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 7 Marzo 2023)

In queste situazioni le distanze tra maggioranza e opposizione tendono ad assottigliarsi. Queste sarebbero occasioni che le minoranze potrebbero sfruttare per mettere in difficoltà la coalizione di governo. In diversi casi però le assenze e le missioni tra le file dell’opposizione hanno contribuito a salvare la maggioranza e a far approvare i vari provvedimenti.

16,75 la media di parlamentari di opposizione assenti o in missione in occasione delle “votazioni critiche”.

In particolare in 8 casi su 12 votazioni critiche, se le opposizioni fossero state compattamente presenti in aula avrebbero potuto bloccare l’approvazione di norme su cui hanno espresso una posizione chiaramente contraria. Questo perché un loro voto contrario avrebbe anche fatto aumentare la soglia richiesta per approvare il provvedimento.

La scarsa compattezza dell’opposizione ha contribuito a salvare la maggioranza.

Nel già citato caso del decreto rave al senato abbiamo visto che il margine della maggioranza era stato di appena 8 voti ma le defezioni nell’opposizione erano state 9. Sul Dl impianti strategici il margine era di 10 voti ma le assenze e le missioni dell’opposizione sono state 17. Sul Dl flussi il margine era di 11 voti e le defezioni della minoranza 19. Altri casi simili sono avvenuti in occasione delle votazioni per la conversione dei decreti milleproroghe e riordino ministeri. A conferma del fatto che i numeri della maggioranza al senato sono tutt’altro che solidi.

Ci sono stati 3 casi simili a quelli che abbiamo appena descritto però anche alla camera. Si tratta in particolare delle votazioni in occasione della conversione del decreto riordino ministeri, del Dl aiuti quater e del Dl impianti strategici.

Foto: governolicenza

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