La maggioranza ha margini ridotti nelle commissioni Governo e parlamento

Spesso lontane dai riflettori, è qui che si svolge la maggior parte del lavoro parlamentare. Per questo valutarne gli equilibri interni è molto importante.

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Nei primi giorni di novembre camera e senato hanno definito la composizione delle commissioni parlamentari. In questo articolo ci concentreremo in particolar modo su quelle cosiddette permanenti. Si tratta cioè di quelle commissioni che sono chiamate, tra le altre cose, a valutare le proposte di legge prima che queste arrivino in aula per l’approvazione definitiva.

Spesso poco considerate da media e opinione pubblica, le commissioni ricoprono invece un ruolo estremamente importante. È proprio in questi ambiti infatti che si svolge la gran parte del lavoro sui testi.

Qui si cercano convergenze politiche e il dibattito entra realmente nel merito delle questioni. Vai a “Cosa sono le commissioni parlamentari e perché sono importanti”

Avere una maggioranza solida in commissione è quindi fondamentale per permettere un iter più agevole dei disegni di legge. E proprio per questo risulta di fondamentale importanza valutare con attenzione gli equilibri al loro interno. Sia tra maggioranza e opposizione sia all’interno della stessa coalizione di governo.

L’alleanza composta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati ha ottenuto una vittoria ampia alle elezioni. Tuttavia analizzando la composizione delle varie commissioni emerge come, soprattutto al senato, i numeri della maggioranza non siano poi così solidi.

Come si compongono le commissioni

Prima di valutarne gli equilibri interni però è importante capire come deputati e senatori vengono assegnati alle commissioni. I regolamenti di camera e senato non prevedono un numero fisso di componenti. L’obiettivo è piuttosto quello di rispettare il più possibile la consistenza dei diversi gruppi.

L’articolo 19 del regolamento della camera prevede che ciascun gruppo debba designare lo stesso numero di componenti per ogni commissione. Tale numero è proporzionale alla ripartizione dei seggi in aula. Spetta al presidente della camera poi – sempre su proposta dei gruppi – distribuire tra le commissioni quei deputati che non siano rientrati nella ripartizione perché in eccesso, sempre cercando di rispettare i rapporti di forza tra le varie formazioni. La stessa procedura si applica anche per quegli esponenti appartenenti a gruppi la cui consistenza numerica sia inferiore a quella delle commissioni. In questo caso, ad alcuni deputati può essere permesso di far parte di più di una commissione.

L’articolo 21 del regolamento del senato prevede passaggi simili. In questo caso in particolare, visto il numero limitato di senatori, coloro che appartengono ai gruppi meno numerosi possono arrivare a far parte di più commissioni fino a un massimo di 3.

I Senatori che non risultino assegnati […] sono distribuiti nelle Commissioni permanenti, sulla base delle proposte dei Gruppi di appartenenza, dal Presidente del Senato, in modo che in ciascuna Commissione siano rispecchiati, per quanto possibile, la proporzione esistente in Assemblea tra tutti i Gruppi parlamentari e il rapporto tra maggioranza e opposizione.

Queste operazioni di distribuzione d’ufficio, per così dire, determinano il fatto che all’interno di ogni singola commissione gli equilibri tra le varie forze politiche siano diversi.

Gli equilibri cambiano da una commissione all’altra.

Per questo diventa molto interessante valutarle caso per caso. Tenendo sempre presenti due elementi. Il primo è che, a seguito del taglio dei parlamentari, il senato ha ridotto le proprie commissioni permanenenti da 14 a 10 aumentando gli ambiti di competenza di quelle rimaste. La camera dei deputati invece non ha ancora approvato la riforma del proprio regolamento (al momento sono state presentate due proposte di modifica). Il secondo è che la composizione delle varie commissioni si rinnova dopo due anni dall’inizio della legislatura. Di conseguenza gli equilibri potrebbero cambiare ulteriormente.

Gli equilibri al senato

Osservando più nel dettaglio la composizione delle commissioni notiamo che, come già anticipato, la situazione più complicata si incontra al senato. Qui infatti in molti casi il margine per la maggioranza è estremamente ridotto.

Da questo punto di vista, la situazione all’interno della commissione giustizia appare particolarmente complessa. Qui infatti, considerando che l’unica esponente del gruppo misto (Ilaria Cucchi) appartiene all’opposizione, la maggioranza ha un margine minimo.

1 voto di scarto tra maggioranza e opposizione all’interno della commissione giustizia del senato.

Come noto, Forza Italia ha una particolare sensibilità sul tema. In questa commissione c’è un solo componente azzurro, ovvero Pierantonio Zanettin. In casi estremi, il venir meno anche solo di questo unico voto rischierebbe di determinare uno stallo dei lavori.

Sostanzialmente però in tutte le commissioni la maggioranza, se non coesa, rischia di non avere i numeri. Considerando anche il posizionamento degli appartenenti al gruppo misto in base a come hanno votato la fiducia al governo, in 3 commissioni (bilancio, ambiente e lavori pubblici, finanze e tesoro) il margine scende a 2. La quarta commissione (politiche Ue) è l’unica in cui il margine è di 4 voti, in tutte le altre invece è di 3. Lo scarto medio rispetto all’opposizione è di appena 2,6 voti.

Il grafico mostra la divisione dei seggi tra maggioranza e opposizione all’interno delle commissioni parlamentari. Il gruppo misto è conteggiato a parte perché non è sempre possibile definire lo schieramento politico dei suoi membri.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 16 Novembre 2022)

Il fatto che i margini siano così ridotti può non rappresentare un problema. Ci sono infatti dei temi su cui la maggioranza appare essere più coesa. Ad esempio all’interno dell’ottava commissione (ambiente, lavori pubblici, comunicazioni) sembra improbabile un rischio di spaccature, anche se quello delle telecomunicazioni è un altro tema dirimente per Fi. Discorso diverso può essere fatto ad esempio per la commissione bilancio dove le 4 forze della maggioranza hanno obiettivi e sensibilità diverse. Come già detto, in questo caso lo scarto è di soli 2 voti e l’apporto di Lega e Forza Italia è indispensabile.

Questa dinamica incide sugli equilibri della maggioranza. Non è forse un caso che, a proposito della legge di bilancio, la presidente Meloni abbia lanciato delle aperture verso la proposta di dialogo avanzata dal leader di Azione-Italia viva Carlo Calenda.

Nelle commissioni la maggioranza non può permettersi spaccature.

Da sottolineare la situazione complessa anche all’interno della terza commissione del senato che si occupa di affari esteri e difesa. Qui, viste anche le sensibilità diverse che Lega e Forza Italia hanno nei confronti della Russia, il rischio di spaccature potrebbe essere più concreto. Anche se c’è da dire che, nel definire la strategia internazionale del nostro paese, il governo svolge certamente un ruolo preponderante.

Al di là degli aspetti politici però è rilevante notare che agli esponenti della maggioranza viene richiesta la massima partecipazione. In molti ambiti infatti bastano anche solo un paio di assenze per malattia per far andare sotto la coalizione. Questo presupponendo ovviamente che gli esponenti dell’opposizione siano tutti presenti. Una situazione molto complessa quindi che rischia di rendere molto difficile la navigazione delle proposte di legge e, di conseguenza, l’attuazione del programma di governo.

Gli equilibri alla camera

Come già detto, la situazione appare meno complessa alla camera. All’interno delle commissioni permanenti infatti i numeri della maggioranza sono più solidi. C’è solo un caso, quello della commissione cultura e istruzione, in cui il margine è di 3 voti. In tutti gli altri ambiti il margine è superiore, fino a raggiungere i 9 voti all’interno della commissione difesa.

Anche se a Montecitorio la situazione risulta meno complicata, è bene sottolineare che anche qui la Lega rappresenta l’ago della bilancia in molti contesti.

50% le commissioni della camera in cui la Lega può essere l’ago della bilancia.

È così all’interno delle commissioni:

  • affari costituzionali;
  • esteri;
  • trasporti;
  • finanze; 
  • cultura (qui anche i voti di Forza Italia sono decisivi);
  • lavoro;
  • affari sociali.

Ovviamente in caso di una rottura politica che veda l’uscita dalla maggioranza di una tra Lega e Forza Italia, assisteremmo alla caduta del governo che non avrebbe più i numeri per andare avanti. Tuttavia, anche senza arrivare a scenari così estremi, il Carroccio in queste commissioni può avere un margine di contrattazione molto consistente per portare avanti le proprie istanze.

Come si distribuiscono le presidenze di commissione

Un altro elemento interessante da analizzare riguarda le posizioni chiave all’interno delle commissioni. Nelle dinamiche parlamentari infatti non tutti i deputati e i senatori hanno la stessa importanza. Chi ricopre una key position ha maggiori probabilità di riuscire a portare avanti le proprie istanze.

Abbiamo già detto che la gran parte del lavoro sui progetti di legge avviene all’interno delle commissioni. Di conseguenza, sapere chi ricopre questi incarichi è molto importante per capire chi sono i parlamentari politicamente più rilevanti.

Tra le posizioni chiave ci sono quelle di presidente, vicepresidente, segretario e capogruppo di commissione. Vai a “Quali sono i ruoli chiave del parlamento”

Un altro ruolo molto importante è quello del relatore. Questa figura però cambia al variare del provvedimento in esame. L’incarico più rilevante in assoluto nell’ambito delle commissioni è quello di presidente. Da questo punto di vista possiamo osservare che, com’era lecito attendersi, è Fratelli d’Italia ad esprimerne il maggior numero. Il partito di Giorgia Meloni infatti può vantare la metà delle presidenze (5 alla camera e 7 al senato). La Lega invece ne ha 4 a Montecitorio e 3 a palazzo Madama mentre Forza Italia rispettivamente 3 e 2.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 16 Novembre 2022)

Un ultimo elemento di rilievo riguarda il rapporto tra governo e parlamento. In particolare tra chi ricopre incarichi chiave in commissione e il ministro competente nella stessa materia. Al netto degli equilibri fragili che abbiamo descritto finora infatti, per un partito poter fare affidamento su due posizioni di rilievo come il ministro e il presidente di commissione significa avere un peso politico maggiore e una più sigificativa capacità di incidere sui disegni di legge.

Per quanto, con la riduzione del loro numero, al senato sia più difficile associare una commissione a un singolo ministro è proprio qui che si registra la maggior quantità di parallelismi. Il caso più eclatante in questo senso è quello della nona commissione che si occupa di industria, turismo e agricoltura. I ministeri coinvolti sono 3 e sono guidati tutti da esponenti di Fratelli d’Italia (rispettivamente Adolfo Urso, Daniela Santanché e Francesco Lollobrigida), così come il presidente della commissione (Luca De Carlo).

Parallelismo a favore di Fdi anche per quanto riguarda la commissione per le politiche dell’Unione europea il cui presidente è Giulio Terzi di Sant’Agata e il ministro di riferimento è Raffaele Fitto.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 16 Novembre 2022)

Parallelismo presidente-ministro a favore della Lega invece all’interno della commissione finanze e tesoro. Qui infatti il presidente è Massimo Garavaglia e il ministro competente Giancarlo Giorgetti. In 2 casi infine Forza Italia esprime un presidente di commissione e uno dei 2 ministri di riferimento. Il presidente della commissione ambiente e lavori pubblici infatti è Claudio Fazzone mentre il ministro è Gilberto Pichetto Fratin (la parte relativa ai lavori pubblici può essere attribuita invece al ministero delle infrastrutture, guidato da Matteo Salvini).

Per quanto riguarda la commissione esteri e difesa la presidente è Stefania Craxi e il ministro azzurro è quello degli esteri, Antonio Tajani. Al dicastero della difesa invece troviamo Guido Crosetto (Fdi).

Alla camera invece solo in un caso il presidente della commissione e il ministro appartengono allo stesso partito, in questo caso Fratelli d’Italia. Si tratta della commissione giustizia dove il presidente è Ciro Maschio e il ministro di riferimento Carlo Nordio.

Foto: Comunicazione camera

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