Piemonte, chi sta gestendo l’emergenza Covid-19 Coronavirus

In Piemonte la macchina dell’emergenza si è sviluppata in modo abbastanza caotico. L’unità di crisi è stata creata, riformata, commissariata e infine è stato sostituito il vertice. Intanto altri organi, come quello guidato da Ferruccio Fazio, ne hanno parzialmente eroso le competenze.

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In Piemonte la catena di comando dell’emergenza è stata strutturata in più passaggi. Nelle varie fasi sono stati creati nuovi organi, assegnate nuove competenze, integrati nuovi membri (con ruoli talvolta sovrapposti) ed effettuati veri e propri cambi al vertice.

Molte delle principali nomine sono state fatte con decreto del presidente della giunta regionale. Al di là di questo però il governatore Alberto Cirio, di Forza Italia, è rimasto abbastanza esterno all’organizzazione emergenziale. Infatti mentre l’assessore al welfare Icardi e quello alla protezione civile Gabusi hanno assunto un ruolo all’interno dell’unità di crisi, Cirio non fa parte di nessuno degli organi creati ad hoc. Probabilmente anche a causa del periodo di quarantena a cui si è dovuto sottoporre, visto che era risultato positivo al covid-19, ha anche scelto di delegare il ruolo di soggetto attuatore a due dirigenti regionali a capo delle aree welfare e protezione civile.

Rispondendo alle critiche ricevute per la gestione dell’emergenza Cirio ha in più occasioni sottolineato come i problemi emersi siano stati il sintomo di carenze strutturali di cui non può essere accusata la sua amministrazione, in carica da giugno dell’anno scorso.

Io, quando è scoppiata l’epidemia, ero presidente da sette mesi e una sanità regionale non si distrugge e non si costruisce in sette mesi, si prende quella che c’è.

In effetti, a tutti i livelli, l’emergenza coronavirus ha fatto emergere pregi e difetti del sistema paese. È peraltro evidente che non può essere una task force, nel bel mezzo di un’emergenza, a risolvere criticità di carattere strutturale. In ogni caso una definizione chiara della macchina dell’emergenza è sicuramente utile a individuare per tempo le carenze e a cercare di trovare rimedi almeno parziali.

Una gestione confusa a scapito di chiarezza e trasparenza

Ad oggi sono 4 gli organismi che sono stati creati: l’unità di crisi, il comitato tecnico scientifico, il gruppo per la gestione della fase 2 guidato da Ferruccio Fazio e il gruppo di lavoro sulla riorganizzazione ospedaliera presieduto da Giovanni Monchiero. All’interno di queste strutture abbiamo censito complessivamente 47 persone. Dalle fonti però risulta che anche altri sono stati inseriti a vario titolo all’interno di questi organi e in particolare l’unità di crisi.

Infatti i documenti ufficiali delegano al responsabile dell’unità di crisi la facoltà di nominare altri componenti, tuttavia non è stato possibile reperire un elenco esaustivo di tutti i membri nelle varie fasi che si sono succedute. Da diversi comunicati stampa della regione si desume però che nel tempo sono stati nominati nuovi membri di cui ci siamo limitati a registrate solo i più significativi.

47 le persone che abbiamo censito in Piemonte con ruoli nelle organizzazioni create ad hoc per la gestione dell’emergenza coronavirus.

Nel corso di una crisi di questa portata, sarebbe importante conoscere con precisione chi ricopre, in ogni fase dell’emergenza, incarichi di responsabilità. Inizialmente l’istituzione dell’unità di crisi, del comitato tecnico scientifico e alcune modifiche successive sono state adottate con decreti del presidente facilmente reperibili sui siti istituzionali.

Di successive integrazioni, cambi al vertice, nonché dell’istituzione del gruppo per la gestione della fase 2 si perde traccia negli atti della regione, dovendosi affidare piuttosto a comunicati e altre fonti stampa.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 29 Maggio 2020)

Le prime mosse della regione Piemonte

Il 22 febbraio, appena prima che il governo decidesse di attribuire un ruolo particolare alle regioni, il Piemonte ha iniziato a strutturare la macchina dell'emergenza istituendo l'unità di crisi.

Leggi l'atto istitutivo dell'

In questa prima fase si era trattato di un organo leggero, anche se l'atto istitutivo prevedeva che il coordinatore dell'unità provvedesse poi a successive nomine attingendo in particolare dalla direzione welfare, dalle direzioni sanitarie e dalle unità operative di malattie infettive e rianimazione. In ogni caso il decreto del presidente si limita a indicare esplicitamente solo 6 membri.

Tra questi il solo responsabile politico citato è l'assessore Luigi Icardi a cui è attribuita la "supervisione relativa alla verifica dell’operatività dell’unità di crisi". Icardi è un politico della Lega ben radicato sul territorio. Due volte sindaco di Santo Stefano Belbo, consigliere provinciale di Cuneo dal 2009 al 2014 è stato eletto nel 2019 al consiglio regionale, venendo poi scelto come assessore regionale alla sanità.

Inizialmente, dal punto di vista operativo, l'unità di crisi era composta principalmente da membri del servizio di emergenza del 118.

Due sono invece i componenti dell'amministrazione. Il segretario generale della regione Paolo Frascisco, con il "ruolo di referente generale delle attività svolte presso l’unità di crisi", e Sandra Beltramo dirigente del settore protezione civile della regione. Oltre a questi gli altri componenti appartengono tutti al servizio emergenza del 118. Primo tra tutti Mario Raviolo, direttore della maxiemergenza 118 e come tale referente sanitario regionale, ovvero l'anello di congiunzione con la struttura nazionale della protezione civile. A lui è demandato il ruolo di coordinatore generale delle attività dell'unità di crisi.

FONTE: Decreto del presidente della regione Piemonte n. 22/2020
(ultimo aggiornamento: venerdì 29 Maggio 2020)

L'attribuzione delle competenze alle regioni nella fase uno

Nel frattempo anche sul piano nazionale veniva strutturata la catena di comando. Questa si è sviluppata innanzitutto orizzontalmente coinvolgendo la protezione civile, l'istituto superiore di sanità e vari organi politici attraverso l'istituzione di task force e unità di crisi.

Scopri chi sta gestendo l'emergenza a livello nazionale "Coronavirus, chi decide durante lo stato di emergenza"

Sia la protezione civile che la sanità sono materie di competenza concorrente tra stato e regioni e questo talvolta può generare confusione.

I centri di comando però sono stati distribuiti anche verticalmente riconoscendo un ampio ruolo alle regioni. Questo tuttavia è avvenuto nel contesto di un sistema istituzionale articolato, in cui troppo spesso non sono chiari i limiti tra le competenze regionali e quelle nazionali. Tema che si pone in particolare nelle materie di competenza concorrente tra stato e regioni, come la sanità e la protezione civile. Un problema strutturale che però emerge con ancora più forza in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando.

L'attribuzione di un ruolo importante alle regioni non è stata una scelta obbligata. Nei primi giorni dell'emergenza infatti i partiti di centrodestra, ma anche forze di maggioranza come Italia viva, avevano caldeggiato l'ipotesi di nominare un super commissario con poteri straordinari per coordinare l'emergenza su tutto il territorio nazionale. Certo le regioni avevano un ruolo importante già in partenza, essendo loro la gestione della sanità. Ma la scelta, a livello nazionale, è stata quella di non comprimerlo.

Non c'è la minima efficacia nell'avocare a livello centrale le competenze delle Regioni. Sottrarre competenze alle Regioni sarebbe un errore. Sarebbe disfunzionale, non lo si può fare a emergenza in corso

Una scelta diventata definitiva quando è stata esclusa l'ipotesi del super commissario, ma che aveva preso le mosse già da alcuni giorni con la nomina dei presidenti di regione quali soggetti attuatori della protezione civile per l'emergenza Covid-19, un ruolo che permette ai governatori di agire in deroga alla normativa (Ordinanza del capo della protezione civile 630/2020).

Una prima ristrutturazione della macchina organizzativa

Si è trattato di una scelta che ha permesso alle regioni un ampio margine di manovra, riconoscendogli il ruolo di ente più adatto a governare l'emergenza alla luce delle specificità territoriali. Tuttavia questa decisione ha anche reso meno chiara la catena di comando, creando incertezza sulle competenze attribuite ai vari soggetti.

Per adattare l'unità di crisi già istituita al nuovo quadro definito a livello nazionale e in particolare in seguito all'emanazione delle Misure operative della protezione civile, il 6 marzo un nuovo decreto ha ridefinito la struttura dell'unità di crisi, istituito il comitato tecnico scientifico e creato nuove figure.

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Dovendo probabilmente prendere atto dei limiti imposti dal regime di quarantena a cui si è dovuto sottoporre da alcuni giorni, con questo atto il governatore Cirio ha anche delegato le sue funzione di soggetto attuatore a due dirigenti regionali. Si tratta di Salvatore Femia, direttore generale delle opere pubbliche, difesa del suolo e protezione civile, e di Fabio Aimar direttore generale della sanità. Entrambi questi dirigenti, oltre al ruolo di delegati del soggetto attuatore, devono al governatore Cirio anche la nomina ai vertici dell'amministrazione regionale.

Quanto ai responsabili politici in questo momento entra a far parte dell'unità anche Marco Gabusi, assessore con deleghe alla protezione civile, che assume gli stessi compiti già assegnati a Icardi. Anche Gabusi ha seguito un lungo percorso nella politica del territorio. Iscritto a Forza Italia, ha iniziato nel comune di Canelli dove è stato consigliere, vicesindaco e sindaco per due mandati, oltre ad aver ricoperto la carica di presidente della provincia di Asti.

Con questo decreto inoltre sono attribuite nuove competenze all'unità di crisi e viene istituito il comitato tecnico scientifico.

Il comitato tecnico scientifico

Stando all'atto istitutivo quest'organo ha carattere consultivo e "rilascia pareri, su richiesta del presidente dell’unità di crisi". A presiederlo il dottor Roberto Testi, dell'Asl di Torino, e alla vicepresidenza Franco Ripa, dirigente della direzione welfare della regione. Con la sua formazione vengono inserite nella macchina dell'emergenza figure perlopiù di carattere medico.

Mentre l’istituzione di un’unità di crisi in ciascuna regione è stata richiesta dalla protezione civile nazionale, task force e comitati scientifici sono costituiti su iniziativa della regione per contribuire alla gestione dell’emergenza.

Il comitato tecnico scientifico della regione Piemonte è un organo consultivo con il compito di rilasciare pareri “su richiesta del presidente dell’unità di crisi”.

FONTE: Decreto del Presidente della Giunta Regionale del Piemonte 27/2020
(ultimo aggiornamento: venerdì 29 Maggio 2020)

La maggior parte dei membri del comitato viene infatti dalle aziende ospedaliere universitarie, e in seconda battuta dalle Asl. Tra questi due gruppi si trovano in particolare i direttori sanitari della Asl di Novara, dell'azienda ospedaliera di Novara e dell'azienda ospedaliera di Torino. Quest'ultimo nel giro di pochi giorni sarà anche nominato da Cirio commissario straordinario della stessa azienda ospedaliera.

Fanno parte del nuovo organo anche due dirigenti regionali (delle direzioni welfare e protezione civile), i rettori delle università di Torino e del Piemonte orientale (entrambi professori di medicina) e un dirigente dell'area protezione civile del comune di Torino. Caso particolare rispetto alle altre regioni analizzate, tra i membri si trova anche Marcello Tatangelo, pubblico ministero della procura di Torino.

Un commissario per l'unità di crisi

È metà marzo quando il quadro fin qui delineato inizia a complicarsi. Da alcuni giorni il coordinatore dell'unità di crisi Raviolo è al centro di numerose polemiche per la gestione dell'emergenza, anche da parte della federazione regionale degli ordini dei medici.

Il 16 marzo con un nuovo decreto Vincenzo Michele Coccolo viene nominato commissario straordinario per l'emergenza covid-19. Il ruolo di Raviolo non viene formalmente toccato, tuttavia il nuovo commissario assume poteri chiaramente sovraordinati.

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Il nuovo commissario assume poteri superiori rispetto al coordinatore dell'unità di crisi, i cui compiti però non vengono formalmente rivisti.

Viene infatti stabilito che il commissario coordina e sovrintende a tutte le funzioni dell’unità di crisi. Inoltre se da un lato la normativa nazionale riserva al referente sanitario regionale il raccordo con la centrale remota operazioni soccorso (Cross), ruolo che sembra rimanere in capo a Raviolo, dall'altro il nuovo decreto indica il commissario come rappresentante operativo unico della regione Piemonte nei confronti degli organi nazionali preposti.

In aggiunta Coccolo è incaricato del commissariamento straordinario del sistema regionale di protezione civile. Per assisterlo nello svolgimento dei suoi compiti sono inoltre indicate una serie strutture e figure aggiuntive, tra cui lo stesso Raviolo.

In un quadro poco chiaro sembra comunque che Coccolo provveda a nuove nomine all'interno dell'unità. Sia da fonti stampa che da un comunicato regionale si apprende infatti che verso fine marzo il dottor Flavio Boraso, direttore generale dell'Asl To3, è stato nominato coordinatore sanitario dell'unità di crisi.

Cambia ancora l'unità di crisi

Trascorso un mese non cessano le polemiche sul ruolo di Raviolo. Particolare clamore suscita una puntata di Report, incentrata proprio su alcune carenze mostrate dal sistema emergenziale piemontese nel corso delle crisi sanitaria.

Tre giorni dopo, il 23 aprile, un comunicato della regione informa che Raviolo non fa più parte dell'unità di crisi. Al suo posto, Elide Azzan, dell'Asl di Novara, già componente del comitato tecnico scientifico. Neanche in questo caso però è chiaro se questa assuma il ruolo di referente sanitario regionale, originariamente ricoperto da Raviolo. Oltre a lei entra nell'unità anche Paolo Vineis, vicepresidente del consiglio superiore di sanità e membro della Task force dati per l'emergenza Covid-19, a cui viene affidata la "nuova area di supporto alla pianificazione strategica dell’unità di crisi".

Nascono due nuovi gruppi di lavoro

Pochi giorni prima che Raviolo venisse escluso dall'unità di crisi, un nuovo tassello si era aggiunto alla macchina dell'emergenza. Il 21 aprile si è infatti insediato il gruppo per la gestione della fase 2, sotto la guida di Ferruccio Fazio.

Pur in possesso di una notevole esperienza in campo medico Fazio non può essere considerato una figura tecnica ma piuttosto un politico dalla presenza piuttosto ingombrante. Attualmente sindaco di Garessio, dal 2009 al 2011 è stato ministro della salute del IV governo Berlusconi.

Non è però l'unico membro politico del nuovo organo. Oltre a lui infatti si trova Alessandro Stecco che, oltre ad essere medico specializzato in neurologia, è presidente della commissione sanità in seno al consiglio regionale del Piemonte, eletto nelle liste della Lega. Non risulta invece la presenza di esponenti politici di forze di opposizione.

Inoltre fanno parte del gruppo 5 professionisti del settore sanitario, di cui tre sono rispettivamente i presidenti dell'ordine dei medici, di quello degli infermieri e di quello dei farmacisti di Torino.

Quella di Ferruccio Fazio è una presenza politica di peso che mette in discussione sia il ruolo dell'unità di crisi che quello dell'assessore alla sanità.

Avendo questo nuovo organo il compito di gestire la fase 2 si potrebbe pensare che non sussistano problemi di sovrapposizione con il resto della macchina dell'emergenza. Almeno in una prima fase però, la distinzione di ruoli tra il nuovo organo e l'unità di crisi non sembra chiara e in effetti emergono velocemente conflitti di competenza in merito alla definizione delle linee guida da seguire durante la nuova fase.

Inoltre non è solo l'unità di crisi ad essere in qualche modo scavalcata dal nuovo gruppo di lavoro.

L’obiettivo che la Regione ha assegnato al gruppo di lavoro è infatti analizzare e certificare le carenze strutturali che l’emergenza Coronavirus ha messo in luce sul sistema sanitario piemontese e da lì ripartire per costruire una strategia che rivolga particolare attenzione alla medicina di territorio e al corretto rapporto tra assistenza ospedaliera e territoriale.

Come osservato da alcuni commentatori, ridefinire la struttura sanitaria regionale, dovrebbe essere il compito dell'assessore alla sanità.

A circa 10 giorni di distanza, proprio su impulso dell'assessore alla sanità Icardi, nasce un altro gruppo di lavoro, questa volta incentrato sulla riorganizzazione ospedaliera. A presiederlo Giovanni Monchiero, per anni dirigente nelle asl del Piemonte e parlamentare di Scelta civica nella XVII legislatura (2013-2018). Oltre a lui fanno parte del gruppo altri 10 membri, tutti provenienti dalle asl o dalle aziende ospedaliere. Di questi 2 fanno anche parte del comitato tecnico scientifico e una, Elide Azzan, sia del comitato che dell'unità di crisi.

Il gruppo Fazio e quello di Monchiero si distinguono dunque per competenza. Il primo si occupa di medicina territoriale, il secondo di organizzazione ospedaliera. Se da un lato in questo modo aumenta il numero di competenze messe in campo, dall'altro viene da chiedersi se il proliferare di gruppi di lavoro non rischi di minare la coerenza e l'organicità della politica sanitaria piemontese.

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