La tutela della biodiversità per la crescita del “polmone verde d’Europa” Osservatorio Abruzzo

Proteggere la biodiversità è fondamentale per la vita di tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo. In Abruzzo, regione dei parchi, i cittadini sono preoccupati per il futuro dell’ambiente. Un aspetto cruciale su cui si baseranno anche gli investimenti del Pnrr.

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Proteggere l’ambiente e la biodiversità è ormai una priorità, alla luce dei violenti cambiamenti climatici in corso. Anche in Abruzzo la preoccupazione dei cittadini è molta, considerando che la regione “polmone verde d’Europa” fa della ricchezza naturale uno dei suoi punti di forza, anche in vista degli investimenti previsti dal piano di ripresa e resilienza (Pnrr).

Il concetto di biodiversità non si riferisce esclusivamente alla diversità delle creature che abitano il pianeta, ma indica anche quanto questa diversità sia fondamentale per la vita di tutti gli esseri viventi, compresi gli umani. Senza i sistemi che scaturiscono da essa, infatti, molte risorse naturali su cui contiamo non esisterebbero. Per questo la minaccia alla biodiversità rappresenta una minaccia all’uomo.

La biodiversità può essere definita come la ricchezza di vita presente sulla terra: i milioni di piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i complessi ecosistemi che essi costituiscono nella biosfera.

La tutela efficace di questi sistemi porta a numerosi risvolti positivi per l’ambiente e per l’uomo. Come sostenuto da Ispra, ciascuna specie ha un ruolo specifico all’interno dell’ecosistema in cui vive e contribuisce a mantenerne gli equilibri vitali.

Non è un caso, infatti, che l’8 febbraio scorso sia stata approvata una modifica costituzionale che ha permesso di inserire la tutela ambientale all’interno della costituzione.

La preoccupazione dei cittadini abruzzesi

Si tratta di un fenomeno che va strettamente monitorato. Basti pensare che secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), più di 40mila specie in tutto il mondo rischiano l’estinzione, il 28% di tutte quelle registrate dall’organizzazione (circa 142mila).

Misurare le perdite di specie viventi è essenziale per prevenirne altre.

Negli anni la sensibilità delle comunità sul tema è aumentato. Nel 2019, infatti, il 22,9% degli italiani dichiarava che la perdita della biodiversità fosse una delle cinque preoccupazioni prioritarie in ambito ambientale. Questo dato è aumentato fino al 24,3% nel 2020, arrivando al 25,7% nel 2021.

Il dato è parte dell’indagine “aspetti della vita quotidiana”, una rilevazione di cadenza annuale in cui vengono rilevati i principali ambiti della quotidianità e i relativi comportamenti. Questo indicatore viene anche inserito nel Rapporto Bes. È uno studio che ha lo scopo di quantificare il livello di benessere della popolazione Italiana attraverso una serie di misure.

Per preoccupazione per la biodiversità si intende la percentuale di persone di 14 anni e più che ritengono l’estinzione di specie vegetali e animali tra le 5 preoccupazioni ambientali prioritarie.

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Maggio 2022)

Il 28,4% degli abruzzesi si dichiara preoccupato per l'estinzione di specie animali e vegetali, più di tre punti percentuali rispetto alla media nazionale. L'Abruzzo risulta la quinta regione in Italia in cui questo problema è più sentito, ed è la prima tra quelle del sud.

L'Abruzzo è il polmone verde d'Europa.

D'altro canto parliamo di un territorio ricco di diversità naturali. È la regione con la maggior presenza di parchi e di aree protette in Italia. Questo primato la rende anche la maggiore area naturalistica d'Europa. La biodiversità vegetale abruzzese costituisce un patrimonio da tutelare, per il quale è nato recentemente un centro di conservazione. Sono presenti all'interno della regione numerose specie endemiche e non. Alcune non sono in pericolo di estinzione altre invece sono a rischio. Ad esempio, lo stato dell'aquila reale è stabile ma non si può dire lo stesso del lupo o del camoscio appenninico, entrambe considerate specie vulnerabili. In pericolo critico è invece l'orso bruno marsicano, la cui popolazione è di circa 40 individui ed è concentrata principalmente all'interno del parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise. Per quanto questa specie sia protetta dal 1939, le uccisioni illegali sono ancora una minaccia concreta. Sono cruciali le azioni volte alla tutela degli ecosistemi, che devono essere supportate da continui monitoraggi.

Il tema è talmente attuale che risulta complesso individuare un singolo ambito di intervento del Pnrr che parli nello specifico di biodiversità.

Gli investimenti nel Pnrr

Nel documento principale del Pnrr il governo ha scelto di dare un'interpretazione estensiva del concetto di biodiversità. Sono moltissime le misure del Pnrr che, in via diretta o indiretta, si stima potrebbero almeno potenzialmente avere ricadute positive su questo fronte. Da quelle volte ad adottare una mobilità più sostenibile, a quelle per l'economia circolare e la gestione dei rifiuti, dalla promozione del turismo lento fino alla ricerca.

Nel Pnrr il concetto di biodiversità si ritrova trasversalmente in diverse missioni.

Per circoscrivere il campo di analisi abbiamo quindi selezionato, senza pretesa di completezza, quegli interventi in cui il Pnrr fa esplicito riferimento alla biodiversità. Ovviamente molti interventi rientrano nella missione 2, dedicata alla transizione ecologica. Ma alcune misure in cui viene fatto esplicito riferimento alla biodiversità rientrano anche nella missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) e nella 3 (infrastrutture per una mobilità sostenibile).

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: lunedì 13 Giugno 2022)

All’interno del Pnrr sono molti gli investimenti per i quali si valuta un impatto positivo sulla biodiversità. Sono in particolare 17 le misure in cui viene fatto esplicito riferimento a questo tema. L’investimento più consistente riguarda gli interventi per la mitigazione del rischio di alluvioni e il dissesto idrogeologico, per cui saranno investiti circa 2,5 miliardi di euro.

Ovviamente non ci sono solo gli investimenti. Anche alcune riforme infatti potrebbero potenzialmente avere risvolti positivi per la tutela degli ecosistemi. Tra queste l’adozione della strategia nazionale per l’economia circolare e il programma nazionale per la gestione dei rifiuti, la cui entrata in vigore è prevista per entrambi entro la fine di giugno. Altra riforma degna di nota è l'adozione dei programmi nazionali di controllo dell’inquinamento atmosferico, misura portata a termine nel 2021.

I "siti orfani" e i porti in Abruzzo

A oggi nessuno degli investimenti citati è in uno stato avanzato tale da poter già capire quanto potrebbe impattare sui territori abruzzesi, tranne due eccezioni: la bonifica dei siti orfani e degli interventi per la sostenibilità ambientale dei porti.

Il decreto individua in Abruzzo 8 siti orfani per un totale di circa 105mila metri quadrati da bonificare. Tre di questi sorgono in provincia di Chieti, 2 invece nelle province di Pescara e Teramo, uno nel territorio aquilano. Ad oggi non è ancora stato pubblicato nessun documento ufficiale che indichi l’ammontare delle risorse assegnate all’Abruzzo per questi interventi, anche se alcune fonti stampa parlano di 104mila euro in totale. Una cifra che se confermata sarebbe tutto sommato contenuta, considerato che la misura del Pnrr stanzia complessivamente mezzo miliardo di euro. Per avere l’ufficialità del dato però si dovrà attendere l’apposito decreto ministeriale, previsto per fine anno.

Per quanto riguarda invece l’investimento sui porti, oltre all’elenco degli interventi da realizzare, l’allegato a un decreto del ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili pubblicato nel 2021 esplicita anche le risorse assegnate. Sono due i porti abruzzesi coinvolti: quello di Ortona e quello di Pescara. Al primo andranno 2,5 milioni di euro mentre al secondo 500mila euro. In entrambi i casi i fondi serviranno per l’elettrificazione delle banchine. Anche in questo caso è attesa per la fine dell’anno l’aggiudicazione degli appalti da parte del soggetto attuatore, l’autorità di sistema portuale del mare adriatico centrale.

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: lunedì 13 Giugno 2022)

È necessario che queste risorse vengano assegnate presto e utilizzate in modo efficace, a servizio della crescita dei territori, in una regione colma di parchi naturali e biodiversità da preservare, e anzi da rilanciare.

I parchi naturali abruzzesi

Un parco è costituito da aree terrestri, fluviali, lacustri o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o con parziali alterazioni per mano dell'uomo. Oltre alle riserve naturali e alle aree protette, esistono principalmente due tipi di parchi. Il primo è il parco nazionale contiene formazioni naturali di importanza internazionale o nazionale tali da richiedere l'intervento statale per la tutela. Poi c'è il parco naturale regionale, invece, è un'area che contiene delle caratteristiche omogenee dal punto di vista naturale e paesaggistico tra una o più regioni.

In Abruzzo sono presenti tre parchi nazionali (d'Abruzzo, Lazio e Molise; Gran Sasso e Monti della Laga; Maiella) e uno regionale (Sirente-Velino). Si trovano sul territorio di oltre 100 comuni.

113 i comuni abruzzesi sul cui territorio si trovano parchi nazionali o regionali.

Tra i comuni il cui territorio ricade in parchi, 63 appartengono alla provincia dell'Aquila, 22 si trovano nella provincia di Pescara, 14 (per provincia) nei territori di Teramo e Chieti.

Sono presenti inoltre nel territorio 14 riserve statali, 25 riserve regionali, 6 parchi territoriali attrezzati e un'area marina protetta.

La salvaguardia della biodiversità con la rete Natura 2000

La rete Natura 2000 è un sistema di aree protette nato al fine di mantenere gli habitat di flora e fauna minacciati oppure rari. È stata istituita nel 1992 dall'Unione europea. Le aree incluse all'interno della rete non sono aree in cui l'intervento umano è completamente escluso ma la protezione della natura viene garantita ponderando anche le esigenze economiche, sociali e culturali oltre alle peculiarità del luogo in questione. Sia soggetti privati che soggetti pubblici possono essere proprietari di un sito purché la gestione sia sostenibile dal punto di vista sia ecologico che economico.

2.637 i siti che rientrano nella rete Natura 2000 oggi, in Italia.

Complessivamente, compongono il 19,38% della superficie a terra e il 13,42% della superficie a mare nazionale. Risultano registrati all'interno di queste aree 132 habitat, 90 specie di flora e 114 specie di fauna rare o a rischio estinzione.

Il dato mostra la percentuale di superficie presente nella rete Natura 2000 rispetto al totale dell’area regionale. La rete Natura2000 è lo strumento messo in atto dall’Unione europea per la tutela della biodiversità. Si estende sia su superfici terrestri che marine.

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati Mite
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Maggio 2022)

Il 35,87% della superficie terrestre del territorio abruzzese è considerato area protetta. Corrisponde a un'area pari a 387.083 ettari. Questo è il valore più ampio dell'intero territorio nazionale. Per quel che riguarda le zone marine, l'1,36% rientra nella rete Natura 2000 con un totale di 3.410 ettari.

La mappa rappresenta i comuni che fanno parte oppure no di uno dei siti che rientrano all’interno della rete Natura 2000, uno strumento europeo per la salvaguardia della biodiversità. Il dato è aggiornato al 2016.

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Maggio 2022)

In tutto, i comuni abruzzesi che riportano la presenza di almeno un'area protetta sono 190, pari al 62,3% del totale. A Teramo i comuni che rientrano nella rete sono 31, pari al 69% dei territori locali della provincia. Seguono Pescara (63%, 29 territori), Chieti (63%, 66) e L'Aquila (59%, 64). Tra i 19 comuni litoranei, 12 fanno parte di siti della rete natura 2000 mentre i comuni dell'entroterra sono 178 su 286.

Sono 58 i siti protetti presenti nella rete natura 2000 in Abruzzo. Di questi 49 si definiscono zone speciali di conservazione (Zsc), 5 siti di importanza comunitaria (Sic) e 4 zone di protezione speciale (Zps). 30 di questi hanno una superficie superiore a mille ettari.

Il dato rappresenta i siti più estesi contenuti all’interno della rete Natura2000. Sono incluse le seguenti categorie: siti di importanza comunitaria (Sic); zone speciali di conservazione (Zsc) e zone di protezione speciale (Zps).

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati Mite
(ultimo aggiornamento: venerdì 3 Giugno 2022)

Le tre aree maggiori sono di tipo Zps e sono comprese all'interno dei parchi. Nel dettaglio, si parla del parco nazionale Gran Sasso - monti della Laga (143mila ettari), del parco nazionale della Maiella (74mila) e dell'area del parco regionale Sirente Velino (59mila). Tra i dieci siti più ampi, 4 sono di tipo Zps, 4 Zsc e 2 Sic.

Le cause della perdita di biodiversità

I motivi per cui una specie si estingue possono essere specifici a seconda dell'ambiente in cui vive e della sua velocità riproduttiva, ovvero della durata dei cicli di riproduzione. Spesso però dietro alla scomparsa di una specie c'è anche la mano dell'uomo. Uno dei fenomeni antropici che maggiormente mina la protezione degli habitat è la frammentazione del territorio naturale e agricolo, ovvero la riduzione della superficie delle aree naturali e il loro progressivo isolamento.

Le cause principali sono l'urbanizzazione territoriale, che può essere attuata in modo più o meno sostenibile, e lo sviluppo delle infrastrutture adibite al collegamento delle aree urbanizzate.

Ispra ha elaborato un indicatore mediante il quale si può misurare il grado di frammentazione di un territorio e suddividerlo in cinque categorie, dalla frammentazione molto bassa a quella molto elevata.

34,13% è la superficie dell'Abruzzo con una frammentazione bassa del territorio (2020).

Questo dato è maggiore della media nazionale, che si attesta al 15,83%. Secondo Ispra, l'Abruzzo non riporta aree a frammentazione territoriale molto bassa mentre si registra una superficie pari al 24,51% in cui il fenomeno è mediamente presente, al 23,43% in cui è  elevato e al 17,93% in cui è molto elevato. I dati di queste ultime due categorie sono leggermente inferiori rispetto ai valori medi italiani (rispettivamente 25,10% e 19,30%).

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Foto: Federico Di Dio - licenza

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