I problemi dell’Abruzzo con l’acqua e le proposte per risolverli Osservatorio Abruzzo

La regione è prima in Italia per dispersione delle reti idriche. Una criticità cronica che si aggrava con la siccità. L’analisi della situazione territorio per territorio può essere di supporto alle opportunità offerte dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

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L’Abruzzo soffre gravi mancanze nel sistema idrico, che lo pongono sotto i riflettori anche a livello nazionale. Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) offre diverse opportunità per risolvere alcune lacune croniche, ma da solo non basta. Occorre mettere in campo, infatti, politiche pubbliche adeguate, partendo dall’analisi dei territori più critici.

Uno di questi riguarda vaste aree della provincia di Chieti, dove nel marzo scorso sono state chiuse addirittura molte scuole per un paio di giorni, a causa della mancanza di acqua potabile dovuta a danni accorsi alle reti idriche. Non è un caso, infatti, che il comune di Chieti risulti il capoluogo italiano che subisce le maggiori perdite idriche, come vedremo in seguito.

L’emergenza idrica sofferta da molti comuni dell’area dura da almeno un biennio. Ed è tornata alla ribalta anche in questa calda estate, a causa della grave siccità che ha travolto tutta l’Europa continentale.

La temperatura in aumento nel mondo e nelle città abruzzesi

Molte attività antropiche possono avere un impatto sull’ambiente in termini di emissioni. Incrementano infatti la concentrazione di determinati gas che alterano il clima e favoriscono il fenomeno noto come effetto serra. In sintesi, l’eccessiva concentrazione di questi gas agisce proprio come una calotta di una serra, trattenendo il calore del sole all’interno dell’atmosfera e limitandone la dispersione nello spazio.

Questo provoca un aumento del livello medio delle temperature a livello globale che può portare a numerosi effetti, anche estremi, sull’ecosistema terrestre.

+1,11°C aumento della temperatura media mondiale registrato nel 2021 rispetto alla media calcolata tra 1850 e 1990 (Ipcc, 2021).

Come nel resto del mondo, anche in Italia si registra un aumento delle temperature. Secondo Istat, nel 2020 i capoluoghi italiani riportano una temperatura media pari a 15,8°C, con un aumento pari a un grado rispetto al valore registrato nel 2010.

Le mappe rappresentano le temperature medie registrate nei capoluoghi italiani nel 2020 e nel 2010. Non sono riportati nella mappa i capoluoghi per cui il dato non è disponibile. Le temperature intorno alla media nazionale sono quelle che ricadono nell’intervallo delimitato da un grado in più e uno in meno rispetto al valore medio.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat (rielaborazione svolta nel 2021).
(ultimo aggiornamento: giovedì 7 Luglio 2022)

Se guardiamo all'Abruzzo, invece, in tre capoluoghi su quattro la temperatura è aumentata tra il 2010 e il 2020. In particolare, l'incremento maggiore si registra a Chieti (+1,24°C). Seguono Pescara (+0,65°C) e L'Aquila (+0,37°C). Al contrario, a Teramo si riporta una diminuzione (-1,60°C), la più ampia tra tutti i capoluoghi italiani.

Un aumento delle temperature porta a una maggiore siccità del clima e aridità del suolo. Questa situazione risulta ulteriormente aggravata dalla riduzione delle precipitazioni, anche queste causate dalla crescita delle emissioni di gas a effetto serra.  Con l'aumento del riscaldamento del clima, la frequenza delle precipitazioni risulta infatti minore e più imprevedibile e si intensificano gli eventi climatici più estremi, come ad esempio le alluvioni. Istat ha rilevato che il 2020 è stato l'anno meno piovoso degli ultimi dieci. 

132 mm la riduzione delle precipitazioni nel 2020 sul valore medio del periodo tra 2006 e 2015 (Istat, 2021).

Questa tendenza è evidente anche nei capoluoghi abruzzesi. La città dell'Aquila riporta nel 2020 un calo di 160,7 mm rispetto alla media calcolata tra 2006 e 2015, a cui fanno seguito Pescara (-139,3 mm), Teramo (-69,1 mm) e Chieti (-26,3 mm).

Condizioni di siccità potranno essere più frequenti.

A causa dei cambiamenti climatici, potranno esserci periodi di siccità più frequenti e prolungati. L'innalzamento del livello dei mari causato dall'aumento delle temperature porterà a una diminuzione della disponibilità di acqua dolce e un clima più secco incide anche sulla qualità stessa dell'acqua. Delle condizioni simili infatti favoriscono il proliferare di alghe e batteri tossici che incideranno ulteriormente in questo contesto di scarsità.

Si delinea un futuro in cui l'ambiente verrà messo sotto pressione e così pure le attività umane. La siccità infatti causa effetti a catena sulla biodiversità e sugli habitat ma anche sulla produzione di cibo e sui trasporti. Oltre alle numerose azioni che si possono fare per ridurre le emissioni per mitigare i cambiamenti climatici, è sempre di maggiore importanza investire in una rete idrica efficiente, cercando di ridurre al minimo le perdite nel percorso che va dalla fonte ai rubinetti delle abitazioni. 

Dove si vuole intervenire attraverso il Pnrr

Secondo quanto riporta la relazione sullo stato di attuazione del Pnrr redatta dalla corte dei conti, nel piano vengono destinati 3,95 miliardi di euro per la gestione delle risorse idriche in Italia. Gli interventi mirano a migliorare l'efficienza dell’infrastruttura idrica e a ridurre le perdite nelle reti, problema strutturale che esamineremo in seguito.

Inoltre, le riforme previste dal Pnrr puntano a un miglioramento della governance, spesso giudicata come la vera causa dei mancati interventi di manutenzione che, nel tempo, hanno portato alle criticità attuali, e alla riduzione dei divari territoriali tra sud e resto del paese.

Tra gli interventi previsti, il più consistente dal punto di vista economico è quello per le infrastrutture primarie di approvvigionamento di acqua (per usi civili, agricoli, industriali e ambientali), per i quali sono stati stanziati circa 2 miliardi di euro, e dove si mira anche a concludere grandi opere rimaste incompiute nel mezzogiorno.

L'aggiudicazione degli appalti è prevista entro la seconda parte del 2023. Ma, attraverso la nostra analisi, rileviamo che sono 124 i progetti ammessi a finanziamento in tutto il paese, di cui 7 riguardano l'Abruzzo.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibili
(ultimo aggiornamento: martedì 12 Luglio 2022)

Con 84,9 milioni di euro di risorse assegnate, l’Abruzzo si colloca al nono posto tra le regioni a cui sono state assegnate più risorse per questo ambito. La Campania è invece la maggiore beneficiaria con circa 251 milioni di euro assegnati. Seguono Sicilia (239,6 milioni) ed Emilia Romagna (226,2 milioni).

Un'altra misura riguarda invece interventi sulle fognature e sistemi di depurazione. Questo investimento (600 milioni) punta in particolare a raggiungere gli standard europei, in modo anche da chiudere le procedure di infrazione a carico dell'Italia attualmente in corso su questo fronte.

Anche in questo caso si conoscono gli investimenti regione per regione, pur non essendo noti i singoli progetti. L'Abruzzo è sedicesima per importi e riceverà oltre 11 milioni di euro.

11,5 milioni di euro destinati, nell'ambito del Pnrr, a interventi su fognature e sistemi di depurazione in Abruzzo.

A livello nazionale, altre due misure del Pnrr riguardano rispettivamente gli investimenti per la riduzione delle perdite di acqua potabile nel sistema (900 milioni), che ambiscono a ridurre del 15% le perdite lungo oltre 15mila chilometri di reti, e quelli che riguardano gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti (450 milioni), in particolar modo per il trattamento dei fanghi delle acque reflue.

Anche per queste due misure gli appalti saranno assegnati nel 2023, ma a differenza delle prime due oggi non è possibile attribuire la distribuzione delle risorse a livello territoriale.

In base a quanto si afferma sia nella relazione dei corte dei conti, sia in un recente comunicato stampa del ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims), le richieste di finanziamento presentate dai soggetti interessati supererebbero nettamente le risorse disponibili. Il Pnrr, insomma, può rappresentare un'opportunità importante, ma da solo non risolverà tutti i problemi né del sistema idrico italiano, né abruzzese.

Per questo è fondamentale analizzare lo scenario della situazione esistente in regione, affinché i decisori pubblici abbiano un quadro quanto più possibile dettagliato delle aree e degli ambiti più critici.

La necessità di intervenire sulla rete idrica abruzzese

L'intervento sulle infrastrutture che in Italia erogano l'acqua è quanto mai urgente. Eventi climatici come quelli registrati in questo mese hanno reso ancora più evidente come la dispersione della rete idrica sia un problema serio per il nostro paese, e nello specifico per l'Abruzzo.

In Italia in media oltre un terzo dell'acqua immessa nella rete di distribuzione viene sprecata. Nel 2020, il 36,2% dei volumi immessi in rete è andato perduto, in base ai dati relativi ai soli capoluoghi.

41 i metri cubi di acqua persi al giorno per chilometro di rete nei capoluoghi italiani nel 2020.

Attraverso i dati del censimento delle acque per uso civile, emerge come nel 2018 il livello di dispersione della rete idrica comunale raggiungesse il 42% in Italia. Con punte del 47,9% per l'acqua immessa nelle reti del mezzogiorno.

In questo quadro, proprio l'Abruzzo è la regione con la maggiore dispersione idrica: 55,6% di quanto immesso in rete. Una cifra superiore di oltre 13 punti rispetto alla media nazionale e in crescita rispetto alla rilevazione precedente (nel 2015 era il 47,9%).

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 9 Maggio 2022)

In 3 province su 4 dispersione in aumento tra 2015 e 2018.

Scendendo a livello provinciale, il territorio con la maggiore dispersione idrica è Chieti: 65,6% di volumi persi nel 2018, un dato in crescita rispetto al 56% rilevato nel 2015. Il secondo territorio dove incide di più è quello aquilano (62,3% nel 2018, in aumento di oltre 18 punti rispetto al 2015).

Peggioramento sensibile anche nel pescarese (+3,4 punti tra il 51,6 del 2015 e il 55% del 2018), mentre migliora la situazione nella provincia di Teramo, quella con minore dispersione: 27,3% nel 2018, in miglioramento di oltre 11 punti rispetto al 38,4% del 2015.

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 9 Maggio 2022)

Le rilevazioni più frequenti per i capoluoghi consentono un approfondimento anche più aggiornato per le città. Nel 2020 Chieti è stato il capoluogo in Italia con le perdite idriche più elevate, se confrontate con il totale dei volumi immessi in rete. In quell'anno pari a 673 litri per abitante, di cui solo 191 effettivamente erogati. Quasi il 72% dell'acqua immessa nella rete è andata quindi persa.

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 21 Marzo 2022)

Tra gli altri capoluoghi, si segnalano - con oltre la metà di perdite sui volumi immessi - L'Aquila (50,7%) e Pescara (58,9%). Situazione meno critica a Teramo, dove circa il 28,6% dell'acqua immessa nella rete di distribuzione va dispersa.

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Foto: Daan Mooij - licenza

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