Progetto

Il 2024 è l’anno in cui dovrebbe prendere avvio il cosiddetto piano Mattei. Attualmente però le informazioni disponibili sono molto scarse e per comprendere se questo progetto risulterà efficace o meno sarà necessario monitorarlo nel tempo. Analizzare la politica di cooperazione italiana degli ultimi anni però può essere un ottimo punto di partenza per valutare come si muoverà il paese nel prossimo futuro.

A dicembre scorso l’Ocse ha rilasciato i dati definitivi sulla cooperazione internazionale nel 2022. Si è trattato di un anno particolare e che allo stesso tempo ha consolidato una tendenza ormai in atto da alcuni anni. Ovvero la crescente incidenza di forme di aiuto che vengono considerate da molte organizzazioni (in particolare Concord Europe) come impropriamente inserite nel computo della cooperazione allo sviluppo e quindi gonfiate.

Da una parte, l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) è aumentato, sia in termini assoluti (+19% dal 2021) che rispetto al reddito nazionale lordo (0,33%, mentre l’anno precedente si attestava allo 0,29%). Un aumento che però, occorre sottolineare, ci mantiene ancora lontani dall’obiettivo dell’Agenda 2030, ovvero di destinare lo 0,70% del reddito nazionale lordo (Rnl) all’aiuto pubblico allo sviluppo.

Dall’altra parte, l’incremento ha riguardato quasi esclusivamente la componente gonfiata dell’aiuto. In particolare tutte quelle risorse che vengono spese all’interno dei confini del paese donatore e quindi di fatto non raggiungono i cosiddetti paesi beneficiari, per i quali è pensata la cooperazione internazionale. Se consideriamo nel calcolo soltanto la componente di aiuto genuino, l’aumento è stato infatti molto contenuto (+1,8%).

Aumentano le risorse della cooperazione internazionale

Stando ai dati definitivi forniti dall’Ocse, nel 2022 le risorse dedicate dall’Italia all’aiuto pubblico allo sviluppo sono aumentate rispetto all’anno precedente, superando i 6 miliardi di euro.

6,32 miliardi di euro l’aiuto pubblico allo sviluppo italiano nel 2022.

Corrispondenti a 7,24 miliardi di dollari a prezzi costanti (un’unità di misura che ci permette di paragonare i dati attraverso gli anni), ovvero quasi un quinto in più rispetto al 2021, quando l’Aps totale era stato pari a poco più di 6 miliardi di dollari.

I dati si riferiscono all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) italiano in termini assoluti, calcolato in dollari a prezzi costanti. Fino al 2014 è stata utilizzata la metodologia net disbursements, dal 2015 i grant equivalents.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(pubblicati: venerdì 2 Febbraio 2024)

L’aumento è stato pari al 19%, in confronto all’anno precedente. Prosegue quindi un incremento che era iniziato già nel 2020. Tuttavia rispetto al 2021, quando il tasso di crescita era stato del 37,3%, c’è un relativo rallentamento. Anche rispetto al reddito nazionale lordo il rapporto è aumentato e anche in questo caso parliamo di un incremento che ha sì continuato una dinamica già in atto dal 2020, ma con variazioni meno pronunciate.

0,33% il rapporto Aps/Rnl italiano nel 2022.

Nel 2021 tale rapporto era fermo allo 0,29%, mentre nel 2020 era pari allo 0,22%. Comunque un valore leggermente superiore rispetto a quanto era stato preannunciato dai dati preliminari, che lo stimavano allo 0,32%.

L’aumento dell’Aps va ridimensionato alla luce di alcune dinamiche.

Un aumento importante, che però va messo in prospettiva. In primo luogo, siamo ancora molto lontani dagli obiettivi fissati in sede internazionale, che prevedono un raggiungimento di un rapporto Aps/Rnl pari allo 0,70% entro il 2030. La data è sempre più vicina e siamo ancora a meno di metà strada. Inoltre, relativamente agli altri paesi donatori del comitato Ocse Dac, l’Italia è peggiorata, scendendo dal sedicesimo al ventunesimo posto nella classifica per rapporto Aps/Rnl, un aspetto che tratteremo più approfonditamente in un altro capitolo. In secondo luogo, analizzando a livello più sostanziale questo miglioramento, vediamo che è quasi tutto imputabile a una componente specifica di quello che Concord Europe definisce aiuto gonfiato.

Aumenta l’incidenza dell’aiuto gonfiato

A ben vedere infatti, ad aumentare tra 2021 e 2022 è stata soprattutto una specifica voce all’interno della rendicontazione ufficiale della cooperazione internazionale, ovvero la voce di spesa destinata ai rifugiati nel paese donatore.

Si tratta di risorse che vengono utilizzate per gestire l’accoglienza dei rifugiati nel paese donatore e che pertanto rimangono in Italia. L’uso di questi fondi è importantissimo per garantire i diritti umani dei migranti in arrivo nel nostro paese. Allo stesso tempo però queste risorse non raggiungono quelli che dovrebbero essere i reali beneficiari della cooperazione allo sviluppo, ovvero le popolazioni in povertà nei paesi a basso tasso di sviluppo. Secondo molti questa voce di spesa non dovrebbe quindi essere conteggiata nell’Aps e per questo è considerata la principale componente dell’aiuto gonfiato.

Inoltre, negli ultimi anni, è proprio questa parte delle risorse della cooperazione ad essere cresciuta in modo particolare. Il 2022 non è stato un’eccezione e anzi ha confermato la tendenza in modo molto evidente. Se nel 2020 la spesa per i rifugiati si attestava al 5,4% dell’aiuto allo sviluppo italiano, nel 2022 l’incidenza ha superato ampiamente un quinto del totale.

22,3% di tutto l’Aps italiano nel 2022 è gonfiato.

In anni passati questa è stata ancora più elevata, in particolare tra 2015 e 2017, ovvero in corrispondenza della cosiddetta “crisi dei rifugiati” sulla rotta mediterranea (soprattutto nel 2016 e nel 2017 ha superato il 30%), ma poi si era fortemente ridimensionata, prima di tornare ad aumentare in tempi recenti.

I dati si riferiscono alla composizione dell’aiuto allo sviluppo (Aps) italiano tra 2018 e 2022, in dollari a prezzi costanti con anno base 2021. Sono identificate tre categorie: l’aiuto multilaterale, la spesa per rifugiati nel paese donatore (pressoché equivalente al cosiddetto aiuto gonfiato) e l’aiuto bilaterale al netto della spesa per rifugiati.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(pubblicati: venerdì 2 Febbraio 2024)

Nel 2022 è diminuito l’aiuto multilaterale (-4,4%), mentre è aumentato quello bilaterale, tuttavia perlopiù nella sua componente gonfiata – al netto di quest’ultima, l’aumento è stato del 15,2%. La spesa per i rifugiati nel paese donatore è infatti aumentata del 190% tra 2021 e 2022. Superando 1,6 miliardi di dollari, una cifra senza precedenti nell’ultimo quinquennio. Se escludiamo la componente gonfiata dal calcolo dell’Aps, vediamo che il rapporto Aps/Rnl scende allo 0,25%, una differenza di 0,08 punti percentuali.Tutto questo peraltro si riferisce al 2022, un anno in cui il numero di arrivi sulle coste italiane era sì cresciuto rispetto all’anno precedente, rimanendo però contenuto se confrontato con i numeri del 2023.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Aics Nairobi

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