L’aumento dell’aiuto pubblico allo sviluppo in Europa è illusorio Cooperazione

Lo scorso anno l’Aps dei paesi Ue ha raggiunto 84 miliardi di euro, 13,3 miliardi in più rispetto al 2021. Tuttavia l’aumento è imputabile in gran parte all’aiuto gonfiato, risorse che non arrivano ai paesi beneficiari per la lotta alla povertà e lo sviluppo sostenibile.

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Nel 2022 l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) che i paesi europei stanziano a favore delle economie a minore livello di sviluppo ha superato gli 84 miliardi di euro. Un valore record che sembra rappresentare una svolta positiva ma che, a uno sguardo approfondito, si rivela in buona parte illusorio. 

È quanto emerge dall’ultimo rapporto AidWatch di Concord Europe, la confederazione che riunisce oltre 2.600 Ong di 28 paesi europei, che analizza la quantità e la qualità dell’aiuto pubblico allo sviluppo delle istituzioni Ue e degli stati membri dell’Unione.

In Europa esiste un sostanziale gap tra retorica e realtà. Infatti, oltre un quinto di tutto l’aiuto pubblico allo sviluppo registrato l’anno scorso rientrava nella categoria di aiuto gonfiato, con cui si intende le risorse che non raggiungono le comunità per cui è pensata la cooperazione internazionale.

Si parla invece di aiuto gonfiato per le risorse contabilizzate come aiuto pubblico allo sviluppo – pur nel rispetto dei criteri e le regole fissate dai paesi Dac – ma che non prevedono un effettivo trasferimento di fondi verso paesi a più basso livello di sviluppo. Vai a “Che cosa si intende per aiuto genuino e aiuto gonfiato”

Si tratta di una tendenza che purtroppo va avanti da diversi anni e rispetto alla quale l’Italia non costituisce un’eccezione.

L’inflazione degli aiuti nel 2022

Gli ultimi anni sono stati segnati dalla pandemia, da una certa instabilità economica e dall’inasprirsi di una serie di conflitti che hanno generato milioni di nuovi profughi. Come rileva l’Onu, ancora centinaia di milioni di persone si trovano in condizioni di povertà estrema e l’insicurezza alimentare è in aumento.

Nel 2022 i rifugiati hanno raggiunto la cifra record di 34,6 milioni e circa 7mila persone hanno perso la vita lungo le rotte migratorie, mentre cercavano di fuggire da guerre, persecuzioni o dagli effetti devastanti delle crisi climatiche e della fame, cercando di cambiare paese per migliorare le proprie condizioni di vita.

In questo contesto, la solidarietà a livello internazionale assume un’importanza sempre maggiore. Secondo i dati Ocse, nel 2022 l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) nei paesi europei ha raggiunto una cifra senza precedenti: 84 miliardi di euro, registrando un aumento del 19% rispetto all’anno precedente.

È ancora lontano l’obiettivo dello 0,70%.

Complessivamente in Ue il rapporto tra l’Aps e il reddito nazionale lordo (Rnl) ha raggiunto quota 0,59%. Una cifra più elevata rispetto allo 0,48% registrato nel 2021, ma ancora insufficiente rispetto all’obiettivo previsto dall’Agenda dell’Onu per il 2030, ovvero di raggiungere un rapporto tra Aps e Rnl pari allo 0,70%.

Quasi un quarto dell’aiuto è gonfiato

Ma quante di queste risorse hanno effettivamente raggiunto le comunità per le quali è pensato il settore dell’aiuto pubblico allo sviluppo? Nella sua valutazione della qualità dell’aiuto, il rapporto AidWatch distingue la componente di “aiuto gonfiato“. A differenza dell’aiuto cosiddetto genuino, l’aiuto gonfiato è destinato a progetti che non sono direttamente orientati alla cooperazione allo sviluppo.

Si tratta di una categoria che comprende diverse voci di spesa tra cui quella dei costi per gli studenti stranieri, gli interventi di cancellazione del debito e gli aiuti cosiddetti “legati”, cioè vincolati all’acquisto di beni e servizi delle imprese del paese donatore, e quindi assimilabili alle misure per promuovere le esportazioni più che lo sviluppo dei paesi poveri o impoveriti.

La voce principale dell’aiuto gonfiato è quella relativa alle spese per rifugiati nel paese donatore. Gli stati possono infatti rendicontare le spese per la gestione dell’accoglienza dei rifugiati come aiuto pubblico allo sviluppo, anche se di fatto queste risorse non vengono spese nei paesi impoveriti e pertanto non dovrebbero essere considerate, secondo Concord, come Aps.

Rispetto agli anni precedenti, nel 2022 l’aiuto gonfiato ha subito un incremento notevole, ma questo è attribuibile in larga parte all’aumento della spesa per i rifugiati nel paese donatore.

13,9 miliardi di euro la spesa per i rifugiati nel paese donatore, negli stati Ue (2022).

I dati si riferiscono alla parte di aiuto pubblico allo sviluppo dedicata al capitolo “spesa per i rifugiati nel paese donatore”, considerata la principale voce dell’aiuto gonfiato, ovvero le risorse che pur venendo contabilizzate come aiuto pubblico allo sviluppo di fatto non oltrepassano i confini del paese donatore.

FONTE: elaborazione openpolis su dati AidWatch
(consultati: martedì 31 Ottobre 2023)

Nel 2020 la quota di spesa per i rifugiati nel paese donatore rispetto al totale dell’aiuto pubblico allo sviluppo era calata lievemente, ma poi ha ripreso a crescere. Nel 2022 questa voce dell’Aps risulta aumentata in modo esponenziale: in misura del 187% rispetto all’anno precedente.

Se nel 2020 ammontava al 7,4% dell’Aps totale, nel 2021 la quota era salita all’8,7% e nel 2022 ha raggiunto addirittura il 16,5%. Se a questo aggiungiamo le altre componenti che Concord considera come parte dell’aiuto gonfiato (la spesa per gli studenti dei paesi del sud globale che vengono a studiare in Europa, i prestiti e le operazioni di cancellazione o annullamento del debito) la quota aumenta ulteriormente. Bisogna comunque evidenziare che l’icremento più pronunciato ha riguardato proprio le spese per i rifugiati, mentre le altre voci sono rimaste sostanzialmente stabili e i costi legati alla cancellazione del debito sono anzi diminuiti.

22,1% l’aiuto gonfiato sul totale dell’Aps nei paesi Ue (2022).

Parliamo in totale di 18,7 miliardi di euro che, pur essendo rendicontati ufficialmente come aiuto pubblico allo sviluppo, non escono dal paese donatore. Una forma di aiuto che Concord da anni contesta, affermando che non dovrebbero rientrare nel computo della cooperazione internazionale.

Su questo notevole incremento pesa in particolare l’impatto significativo della guerra in Ucraina e l’accoglienza che i paesi Ue hanno garantito ai profughi di quel paese.

L’aiuto gonfiato negli stati europei

Dietro le cifre di cui abbiamo parlato si celano differenze profonde tra i singoli paesi europei. Da quelli che hanno maggiori possibilità economiche o che hanno scelto di investire maggiormente nel settore della cooperazione internazionale a quelli che hanno registrato incidenze particolarmente elevate di aiuto gonfiato. Tra questi ultimi, per esempio, troviamo alcuni paesi dell’est Europa, coinvolti in prima linea nell’accoglienza dei profughi ucraini.

Da diversi anni Concord, la confederazione che riunisce oltre 2.600 Ong europee, pubblica il rapporto AidWatch in cui viene analizzata la quantità e la qualità dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) delle istituzioni europee e degli stati membri dell’Unione. L’Aps per definizione prevede che flussi di risorse raggiungano paesi inseriti nella lista ufficiale dei riceventi. Tuttavia nel totale complessivo vengono conteggiati anche soldi che in realtà non varcano i confini dal paese donatore, oppure soldi che provengono da operazioni di anni precedenti, e che dunque non sono realmente addizionali. Si tratta di quello che il rapporto definisce aiuto gonfiato. I calcoli si basano sul metodo di calcolo “Net Disbursements” piuttosto che sul “Grant equivalents”. Non sono disponibili i dati sull’aiuto gonfiato della Croazia, mentre il Lussemburgo non li conteggia come Aps.

FONTE: elaborazione openpolis su dati AidWatch
(consultati: martedì 31 Ottobre 2023)

Sono solo 3 (Lussemburgo, Svezia e Germania) i paesi che hanno raggiunto la quota di Aps/Rnl dello 0,70%. La Danimarca, contrariamente agli ultimi anni, si ferma allo 0,67%. Se poi consideriamo esclusivamente l’aiuto genuino, raggiungono la quota soltanto Svezia e Lussemburgo. Quest’ultimo non conteggia le spese per i rifugiati come Aps.

Undici stati invece registrano ancora percentuali inferiori allo 0,35%, situandosi appena a metà dell’obiettivo dello 0,70%. Tra questi l’Italia, con lo 0,32%, che inoltre è gonfiato per il 25% del totale.

A Malta è gonfiato l’86% dell’Aps.

Al primo posto per quota di aiuto gonfiato sul totale dell’Aps si trova Malta, che registra un valore superiore all’85%. Seguono tre paesi situati nell’Europa orientale e baltica: in Estonia l’aiuto gonfiato ammonta al 71,7% del totale, in Polonia al 68,4% e in Repubblica Ceca al 65,4%. A motivare questa tendenza sono soprattutto i costi ingenti per l’accoglienza dei profughi ucraini.

Soltanto in Slovacchia e Ungheria non si registrano differenze tra Aps/Rnl totale e genuino (in Ungheria la cifra è minima, pari a 0,02 punti). Infatti questi due paesi, come anche il Belgio in parte, hanno deciso di non rendicontare le spese per l’accoglienza dei profughi ucraini come aiuto pubblico allo sviluppo. Mentre non sono disponibili i dati della Croazia.

25% dell’Aps italiano nel 2022 è gonfiato.

Per quanto riguarda l’Italia invece, se consideriamo soltanto la componente genuina il rapporto Aps/Rnl scende allo 0,24%, ovvero appena un terzo del valore necessario per raggiungere l’obiettivo Onu.

Il nostro paese nel 2022 ha investito 5,9 miliardi di euro in Aps, che si riducono a circa 4,5 isolando la parte di aiuto genuino. Circa un miliardo e mezzo delle risorse contabilizzate come Aps non ha realmente raggiunto i beneficiari. Anche da noi come in molti altri stati Ue si manifesta il problema dell’efficacia dell’Aps: considerare l’andamento dell’aiuto totale non basta a comprendere la situazione. E l’obiettivo dello 0,70% resta lontano, ancora di più alla luce della qualità dell’aiuto.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Aics Khartoum

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