Come saranno finanziate le misure stralciate dal Pnrr Monitoraggio e trasparenza

Il governo ha recentemente pubblicato un nuovo decreto legge che serve a dare attuazione alla revisione del piano approvata dalle istituzioni europee. Un atto che fornisce alcune indicazioni, anche se ci sono ancora alcune questioni da chiarire.

|

Nelle ultime settimane abbiamo ribadito più volte come risulti molto difficile fare analisi sul nuovo piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alla luce della sua revisione, definitivamente approvata dalle istituzioni europee lo scorso dicembre.

Poco alla volta tuttavia, le nubi sul Pnrr modificato si stanno diradando. Innanzitutto la ragioneria generale dello stato ha diffuso un quadro aggiornato sulle scadenze. Un primo elemento che ci ha consentito di vedere come molte di queste siano state posticipate. Inoltre il governo ha pubblicato la nuova relazione sullo stato di attuazione del piano. Un documento molto atteso di cui ci occuperemo approfonditamente nelle prossime settimane.

Un altro passaggio che ha fornito nuovi elementi di valutazione è la recente pubblicazione del decreto legge 19/2024. Questo ulteriore atto governativo contiene indicazioni per l’attuazione del Pnrr. Tra queste, alcune modifiche alla governance del piano che vedono un ruolo ancora più centrale della struttura di missione. Il decreto inoltre fornisce indicazioni sulle risorse stanziate per portare comunque a compimento quei progetti rientranti in misure che sono state del tutto o in parte stralciate dal piano, oltre alle indicazioni sulle fonti di finanziamento utilizzate.

3,4 miliardi € le risorse messe a disposizione per le misure del Pnrr definanziate del tutto o in parte.

Nonostante questi passaggi, certamente importanti, c’è ancora un aspetto fondamentale da chiarire. Infatti non è tuttora disponibile un dataset aggiornato su tutti i progetti che saranno realizzati con i fondi del piano. Di conseguenza non è nemmeno possibile capire quali saranno portati a termine con altre fonti e quali invece saranno eliminati del tutto.

Le informazioni disponibili a questo proposito infatti sono aggiornate al 4 dicembre 2023, prima dell’approvazione del nuovo piano.

Le nuove risorse messe a disposizione

Come anticipato, sono molti gli aspetti affrontati dal nuovo decreto legge sul Pnrr. Dalla revisione della governance, ai compiti dei soggetti attuatori in termini di realizzazione delle opere e di rendicontazione, alla gestione dei progetti rientranti nel fondo complementare (Pnc). Alcuni aspetti li approfondiremo in seguito. In questo articolo ci concentreremo invece sulle indicazioni che è possibile estrapolare dal punto di vista delle risorse stanziate e delle relative fonti.

Il Dl infatti autorizza un significativo incremento delle previsioni di spesa. Queste dovranno contribuire in parte alla più efficace attuazione del Pnrr e in parte a finanziare i progetti rientranti nelle misure definanziate. Complessivamente l’aumento della spesa ammonta a circa 15,5 miliardi. Il 60% circa di questo incremento – circa 9,4 miliardi – è assorbito dal fondo di rotazione per l’attuazione del Next generation Eu-Italia. Si tratta di uno strumento con il quale gestire direttamente i flussi tra le istituzioni europee e italiane e i trasferimenti ai soggetti attuatori. Questa maggiore disponibilità è da intendersi proprio in chiave di efficienza: è importante poter garantire i flussi tra la tesoreria generale dello stato e i soggetti attuatori, al netto di dinamiche legate alle questioni gestionali.

Il decreto, così come per altri aspetti, non entra nel dettaglio delle motivazioni che hanno portato a queste modifiche. Si legge solo che hanno l’obiettivo di “garantire una più efficiente e coordinata utilizzazione delle risorse europee e del bilancio dello stato e consentire la tempestiva realizzazione degli investimenti stabiliti”.

Il decreto Pnrr opera una profonda revisione del fondo complementare.

Il secondo incremento più significativo, pari a circa 2,6 miliardi di euro, riguarda il Pnc. In questo caso è interessante osservare che per alcuni interventi – evidentemente quelli in stato più avanzato – si prevede un aumento delle risorse disponibili ai fini del loro completamento. Allo stesso tempo però, come vedremo, il fondo complementare è una delle voci principali a cui il governo ha scelto di attingere per finanziare i progetti rimossi dal piano. Su questo aspetto saranno utili degli approfondimenti ad hoc. Anche sulla base delle nuove relazioni sul Pnc che, secondo quanto disposto dal decreto, dovrebbero essere pubblicate con cadenza semestrale. A questo proposito, è opportuno ribadire che le informazioni sul fondo complementare diffuse finora sono state anche più limitate rispetto a quanto fatto per il Pnrr stesso.

Il grafico riporta la somma delle previsioni di spesa per diverse annualità, in un periodo compreso tra il 2024 e il 2029. Per informazioni più dettagliate si consulti direttamente l’articolo 1 del decreto legge.

FONTE: elaborazione openpolis su dati decreto legge 19/2024.
(ultimo aggiornamento: sabato 2 Marzo 2024)

Andando più nello specifico sulle misure definanziate, possiamo osservare che le autorizzazioni alla spesa più consistenti riguardano i piani urbani integrati – progetti generali con circa 1,6 miliardi di euro. In un allegato del Dl è possibile anche capire la distribuzione di questi fondi tra le diverse città metropolitane, titolari degli interventi. Oltre a ciò, si prevede la spesa di un miliardo per finanziare i progetti rientranti nella misura Utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate. Altri 500 milioni sono destinati ai progetti rientranti nella misura Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture di comunità. Ci sono poi 300 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie.

Quest’ultima è l’unica misura interamente rifinanziata attraverso altre fonti. Per questo torniamo a ribadire l’importanza di avere dati aggiornati relativamente ai progetti. Per capire quali saranno realizzati con i fondi Pnrr e Pnc, quali con altre fonti e quali invece saranno definitivamente accantonati.

Altre misure oggetto di definanziamento

Gli importi appena passati in rassegna sono tratti dalle disposizioni contenute nell’articolo 1 del decreto legge. Dall’analisi però emergono alcune mancanze. C’erano infatti anche altre misure del Pnrr di cui il governo Meloni aveva chiesto (e in parte ottenuto) il definanziamento totale o parziale.

Tra questi investimenti c’è quello dedicato agli interventi per la rigenerazione urbana il cui valore originario era di circa 3,3 miliardi di euro. Il Dl tratta questa misura all’articolo 35, da cui emerge che l’importo complessivo messo a disposizione è ridotto a 1,5 miliardi. Meno della metà di quello originario.

Per avere un quadro completo sul nuovo Pnrr servono dati aggiornati sui progetti.

Un’altra misura di cui non si trova traccia è quella relativa agli Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni, il cui importo originario era di ben 6 miliardi di euro. C’è da dire però che gli articoli 32 e 33 trattano interventi riguardanti gli enti locali che potrebbero essere assimilabili.

Ci sono poi le misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico. In questo caso il riferimento è l’articolo 36 da cui si desume che i finanziamenti saranno reindirizzati verso la ricostruzione dei territori colpiti dall’alluvione del maggio 2023.

Nel decreto infine non si trovano specifici riferimenti alla misura Tutela e valorizzazione del verde urbano il cui importo complessivo è passato da 330 a 210 milioni. E Promozione impianti innovativi (incluso offshore), misura che invece è stata eliminata del tutto. 

Le fonti di finanziamento alternative

L’attuazione del Pnrr rivisto nonché la realizzazione dei progetti rientranti in misure definanziate, richiede investimenti pari a circa 15,5 miliardi. Nel decreto si chiarisce che in realtà il fabbisogno finale sarà di oltre 17 miliardi. Anche se non specificato, è ipotizzabile che questa discrepanza sia dovuta alla necessità di ripagare interessi sui debiti. Oltre che di tenere conto dell’andamento dell’inflazione a cui si lega l’aumento del costo delle materie prime. Per recuperare questo ammontare il governo ha fatto un’operazione di drenaggio da diverse altre voci del bilancio dello stato.

19 le voci riguardanti fondi pubblici finanziati con risorse nazionali o europee utilizzate per l’attuazione del nuovo Pnrr e delle misure definanziate.

Da questo punto di vista, è interessante notare che la parte più consistente (circa il 38%) deriva dal fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo 2021-2027. In particolare circa 4,9 miliardi sono somme iscritte in conto residui, mentre altri 1,6 miliardi riguardano una riduzione in termini di sola cassa.

Da notare però che il decreto ha provveduto a reintegrare le risorse del fondo. Ciò è avvenuto in parte stralciando alcuni progetti finanziati con il fondo stesso (in particolare quelli previsti all’articolo 2 commi 1-bis, 1-ter e 1-quater del decreto legge 59/2021) e in parte abrogando il fondo per il trasferimento tecnologico alle imprese del mezzogiorno, istituito dall’articolo 1 comma 977 della legge di bilancio per il 2022.

La seconda voce che vede un taglio più consistente finalizzato al recupero di risorse riguarda il fondo complementare. Se da un lato infatti le autorizzazioni di spesa per progetti finanziati dal Pnc e già avviati sono aumentate, dall’altro invece si registra un taglio per un importo complessivo di circa 3,8 miliardi di euro.

FONTE: elaborazione openpolis su dati decreto legge 19/2024.
(ultimo aggiornamento: sabato 2 Marzo 2024)

Da notare poi che circa 1,8 miliardi di euro provengono da due fondi che mettevano a disposizione risorse a favore degli enti locali. Si tratta del fondo istituito presso il ministero dell’interno per investimenti a favore dei comuni (1,06 miliardi). E di quello per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio (734,5 milioni).

Un altro importo pari a 1 miliardo e 300 milioni è stato recuperato tagliando in maniera orizzontale le risorse a disposizione di ogni ministero per il periodo 2026-2028. Per maggiori dettagli è possibile consultare l’allegato 1 del decreto legge. Altri tagli consistenti riguardano 900 milioni derivanti dal fondo per l’avvio di opere indifferibili, i cui fondi già assegnati però restano a disposizione anche per quei progetti che non rientrano più nel Pnrr. Infine 800 milioni arrivano dalla disponibilità del ministero dell’economia, in particolare dalla voce “Politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica”.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Governo – Licenza

PROSSIMO POST