Asili nido, non tutto il centro-nord è servito allo stesso modo #conibambini

Le regioni centro-settentrionali sono in cima alla classifica per offerta di asili nido. Ciò non significa che il servizio sia distribuito in modo capillare sul territorio. Attraverso il caso del Piemonte, abbiamo ricostruito quanto possono incidere le differenze interne a una stessa regione.

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Nell’offerta di asili nido e servizi per la prima infanzia, l’Italia è divisa in due in modo piuttosto netto. Le regioni del mezzogiorno si trovano quasi tutte al fondo della classifica. In 3 di queste (Sicilia, Calabria, Campania) il numero di posti disponibili non raggiunge il 10% dei minori residenti.

Quelle del centro-nord offrono più posti della media nazionale, con quote che vanno dai 27 ai 45 posti ogni 100 bambini con meno di 2 anni. Una differenza profonda, che si va ad aggiungere alle altre già esistenti tra nord e sud del paese.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Marzo 2019)

La classifica regionale, vista da sola, dipinge un quadro in bianco e nero. Le regioni centrosettentrionali si trovano al di sopra della media nazionale, e in 4 casi superano l'obiettivo europeo del 33%. Quelle meridionali (ad eccezione della Sardegna) si trovano al di sotto o poco sopra la soglia del 20%. Vale a dire un posto ogni 5 bimbi, o meno.

Gli obiettivi Ue di Barcellona riguardano la diffusione di nidi, servizi e scuole per l'infanzia, da offrire ad almeno il 33% dei bimbi sotto i 3 anni e al 90% di quelli tra 3 e 5 anni. Dopo il Covid sono stati innalzati al 45% e al 96%. Vai a "Che cosa prevedono gli obiettivi di Barcellona sugli asili nido"

Ma è davvero sufficiente come analisi per impostare il dibattito sulla presenza dei servizi?

Le medie nascondono le differenze locali.

Se il dato medio di una regione è alto non significa che il servizio sia necessariamente capillare, e che tutti i territori di quella regione siano serviti allo stesso modo. Quindi è fuorviante limitarsi a questo tipo di informazione. Le disomogeneità interne a una stessa regione possono essere di vari tipi. Ad esempio tra province, con alcune più servite di altre. Ulteriori differenze possono emergere in base al tipo di comune. Come osservato nel rapporto Scuole e asili per ricucire il paese, la copertura è generalmente più alta nei capoluoghi, che costituiscono il baricentro dei servizi sul territorio, mentre è più bassa nelle aree interne o montane.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: sabato 1 Dicembre 2018)

Ciò è dovuto al fatto che questi ultimi sono territori generalmente con minore densità abitativa e dove vivono meno bambini. Quindi è anche più difficile organizzare il servizio a costi ragionevoli. Tanto è vero che nei comuni periferici e ultraperiferici il servizio è offerto in gran parte da strutture pubbliche, risultando meno appetibile per l'offerta privata.

Qual è la conseguenza di queste tendenze? Una copertura media regionale del 25-30%, tutto sommato non negativa nel contesto italiano, potrebbe occultare situazioni di carenza del servizio sul territorio. Ciò può generare profonde differenze all'interno di una stessa regione. Differenze che possono essere ricostruite solo approfondendo il dato a livello locale.

Le distanza tra province di una stessa regione

La mappa per province ci consegna un quadro in cui la differenza tra nord e sud emerge ancora con nettezza, ma in modo molto più articolato.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Marzo 2019)

Spiccano per livelli di copertura soprattutto alcune province emiliane, toscane, dell'Umbria e delle regioni a statuto speciale, che si collocano stabilmente al di sopra del 33%.

6 le province dove la copertura potenziale supera il 40%: Ravenna, Ferrara, Aosta, Prato, Bologna e Perugia.

Il mezzogiorno conferma il dato aggregato per regione. Sono infatti 11 le province meridionali dove la copertura del servizio non raggiunge il 10% dei minori residenti. Nel centro-nord invece emergono anche alcune province molto meno servite di quanto era ragionevole aspettarsi guardando alla sola media regionale. Non raggiungono la soglia del 20% (cioè un posto ogni 5 bambini sotto i 3 anni) anche province settentrionali come Sondrio (17,8%) e Cuneo (19,7%). Il dato di Cuneo, se confrontato con quello di Biella (39,8%) rende il Piemonte la regione con i divari più ampi, a livello provinciale, in termini di offerta per i servizi per l'infanzia.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Marzo 2019)

Questo dato mostra come in una stessa regione possano coesistere differenze molto profonde in termini di offerta di servizi prima infanzia. In Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Sardegna ci sono circa 20 punti percentuali di distanza tra la provincia meno servita e quella più servita.

Le differenze interne al Piemonte

Abbiamo visto come il Piemonte si collochi in posizione intermedia tra le regioni, in termini di offerta di asili nido e servizi per la prima infanzia. La copertura regionale del 27,3% lo pone quasi esattamente a metà classifica: più servito delle regioni meridionali, ma meno di quasi tutte le altre del centro-nord.

Un dato che nel contesto italiano non è negativo, infatti supera di oltre 3 punti la media nazionale. Allo stesso tempo, è emerso come in questa regione il gap tra le diverse province sia il più ampio.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Marzo 2019)

La già citata Biella, con un dato vicino al 40%, supera non solo le medie nazionali e regionali, ma anche la soglia europea del 33%. Altre 2 province superano la media regionale: Novara (30,6%) e la città metropolitana di Torino (29,8%). Cuneo, Asti e Verbano-Cusio-Ossola si collocano attorno alla soglia di un posto ogni 5 bambini.

Gap di questo tipo rendono il Piemonte un caso sotto molti aspetti emblematico del ragionamento espresso in precedenza. Con il suo territorio fortemente differenziato, tra aree interne e poli, territori montani e pianeggianti, offre la possibilità di comprendere meglio come solo il dato comunale ci indichi la reale copertura del servizio.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Marzo 2019)

Tra i capoluoghi sono Biella (43,7%), Novara (38,7%) e Torino (35,7%) quelli con l'offerta potenzialmente più estesa. Queste città trainano il dato delle rispettive province, come abbiamo visto le prime in Piemonte per copertura, superando di diversi punti percentuali i loro comprensori.

Da notare come anche Verbania (34,7%) si trovi al di sopra della soglia stabilita dall'Ue, in contrasto con un dato medio che nella provincia è pari al 21,5%. Cuneo, ultima per copertura in Piemonte se considerata come provincia, migliora il suo dato se si prende solo il comune: 26,7%.

L'unico capoluogo in cui l'offerta potenziale è inferiore rispetto a quella dell'intera provincia è Alessandria: 16,6% contro una media del 23,2%. Si tratta anche della seconda provincia del Piemonte con meno residenti sotto i 3 anni nei comuni montani. Un dato di cui bisogna tenere conto, perché è proprio nei comuni montani, e in quelli interni (spesso coincidenti) che si registrano i maggiori limiti alla diffusione del servizio.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Marzo 2019)

Nei comuni piemontesi che si trovano in pianura, ci sono in media 28 posti ogni 100 bimbi residenti. Quota che scende a circa 25 posti in quelli collinari e a 22 posti nei territori montani. Ancora più significative le disparità rispetto alla classe del comune. Nei poli, realtà baricentriche in termini di servizi, si può considerare raggiunta la soglia Ue sull'estensione del servizio (33%). Nei comuni periferici, distanti 40 minuti o più dai poli, si trovano appena 16 posti nido ogni 100 bambini.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sugli asili nido e servizi prima infanzia è Istat.

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