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Dichiarazione di Arturo Mario Luigi PARISI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Ma in democrazia chi perde passa la mano» - INTERVISTA

  • (18 dicembre 2008) - fonte: Il Mattino - Maria Paola Milanesio - inserita il 18 dicembre 2008 da 31

    «La fiducia che i cittadini hanno nella magistratura mi porta a escludere che ci possa essere un disegno. Penso che le coincidenze siano nella percezione e nella comunicazione più che nella realtà». A preoccupare Arturo Parisi, esponente ulivista del Pd, è molto di più la crisi politica del suo partito che non il susseguirsi di avvisi di garanzia.
    La questione morale, però, non riguarda solo la sinistra ma sembra legata a un progressivo scollamento tra una dimensione etico-civica e l’attività politica.
    «Se i casi sono giudiziari lasciamoli ai magistrati, per rispetto di tutti. Se la questione è morale, invece, è bene che siano le persone a fare ognuna per sé l’esame di coscienza, evitando di battere il mea culpa sul petto del vicino. E allora ce n’è per tutti. Ci vorrebbe pure che la morale facesse questione solo per la sinistra!»
    Il Pd saprà affrontare la situazione? E gli inquisiti si faranno da parte?
    «Che c’entrano gli inquisiti! Innanzitutto i fatti contestati si riferiscono quasi sempre a un tempo passato. La crisi del Pd è essenzialmente politica. Dopo aver detto che intendevamo non solo fondare un nuovo partito ma un partito nuovo, non siamo riusciti a spiegare ai cittadini in cosa consistesse questa novità. Ma quel che è peggio, ci rifiutiamo di capire che è per questo che i cittadini non ci hanno premiati e ora vanno abbandonandoci».
    Le difficoltà non saranno solo colpa di Veltroni...
    «Ognuno di noi ha la sua parte di responsabilità, a cominciare da me. Veltroni, come ogni guida di turno, si trova tuttavia a dar conto del cammino lungo il quale ha guidato il partito. Nelle democrazie moderne, a cominciare da quella americana che tanto piace a Veltroni e a me, si è affermata la regola che chi perde passa la mano. Semplicemente, senza troppe discussioni. Solo così si può chiudere con le recriminazioni sul passato e riaprire la prospettiva del futuro».
    Veltroni parla di maggiore innovazione. Significa anche cambiare il vertice del Pd?
    «Non condivido l’idea che la distinzione tra il vecchio e il nuovo sia di natura penale e ancor meno morale, bensì politica. Come in ogni campo, anche in politica nuovo è chi sostiene la necessità di cambiare e vecchio chi ritiene che sia meglio continuare come prima. Anche se Veltroni è stato sconfitto, considerato che ha ritenuto che per il Pd fosse arrivato il tempo di fare da soli, è certo più nuovo di me che ritenevo e ancora ritengo valida l’esperienza dell’Ulivo. Non per questo i nuovi possono vantare una moralità superiore o un maggiore rispetto delle regole».

    Fonte: Il Mattino - Maria Paola Milanesio | vai alla pagina
    Argomenti: attività politica, magistratura, dirigenza, pd, regole, dirigenti, questione morale | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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