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Dichiarazione di Rosa Jervolino Russo

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Napoli (NA) (Partito: PD)  - Consigliere  Consiglio Comunale Napoli (NA)


 

"Non fuggo, io ho le mani pulite ma se il Pd me lo chiede lascio" - INTERVISTA

  • (05 dicembre 2008) - fonte: La Repubblica - Giuseppe D'Avanzo - inserita il 06 dicembre 2008 da 31

    "Comincio a essere stufa. Anche il più integro dei meccanismi alla fine si rompe". Sono le prime parole di Rosa Russo Iervolino, sindaco di una Napoli politica e amministrativa sull'orlo di una crisi che si annuncia rovinosa.
    Dicono che sia stata convocata con urgenza dal segretario del Pd, insieme ad Antonio Bassolino. Dicono che Veltroni pretenderà le dimissioni del governatore. Che c'è di vero?
    "E' una sciocchezza che sia stato Veltroni a convocare, a Roma, me e Bassolino. Sono io che ho cercato oggi Veltroni e non il contrario. Purtroppo Walter è in viaggio verso Atene. Sapete, noi del Pd ci occupiamo molto di politica internazionale.."
    La convocazione per martedì pare che sia stata confermata da Giuseppe Fioroni.
    "Un altro genio. Ma che si sappia: sono io che voglio sapere dal mio partito, dal segretario, dal gruppo dirigente che cosa hanno in mente per Napoli. Stiamo parlando della terza città italiana e dell'unica governata dal partito democratico. Sono io ? con le mie mani pulite ? che chiedo a loro di mettere sul tavolo i rilievi che merito io personalmente e le critiche, le censure per la mia giunta".
    L'inchiesta della procura di Napoli non pare rassicurante per la sua giunta.
    "Non conosco le carte di quest'inchiesta, ma conosco la Costituzione. L'ho studiata e ancora la frequento. So che la responsabilità penale è personale e, prima di dire colpevole un imputato, bisogna attendere una sentenza definitiva. In ogni caso, le responsabilità di uno o di pochi non possono ricadere sulla giunta".
    Ma se dovessero emergere, come a questo punto è molto probabile, comportamenti penalmente scorretti di alcuni dei suoi assessori, lei che cosa farà?
    "Quel che ho già fatto. Per quanto è nella mia possibilità e competenza, di fronte a un'indagine penale che coinvolge un mio amministratore, prenderò subito provvedimenti. L'ho fatto anche con il povero Giorgio Nugnes, un ragazzo che mi era molto caro. Per il resto voglio capire però se la polemica contro la mia giunta è frutto di un giudizio etico e politico o l'effetto di una bega politica. Perché - guardi - io, che sono in politica da trent'anni, sono abituata a un altro metodo: c'è un problema, si riuniscono gli organi di partito, si analizza la situazione, si discute anche con franchezza, si decide".
    Lei chiede un confronto. Ma immagino che lei abbia già avuto modo di discutere con i suoi?
    "No. Accade che qualche tempo fa, con tutti i miei assessori, discuto a lungo e con serenità con Luigi Nicolais (già ministro della funzione pubblica nel governo Prodi, oggi segretario del Pd napoletano). Poi oggi apro il giornale e leggo: ultimatum di Nicolais, o giunta nuova o me ne vado. Prima di consegnare l'ultimatum a mezzo stampa, Nicolais non poteva dire a me il suo disagio? Se era già a disagio perché non ce lo ha detto quando ne ha avuto l'occasione?".
    Glielo chiedo io, perché?
    "No, lo deve chiedere a Nicolais, a Veltroni o magari a Fioroni. Io so soltanto che non cederò alle liti di partito. Non si può fare delle istituzioni un solo fascio. Di che cosa parlano? Della Regione Campania e del comune di Napoli? Di Bassolino e di Rosetta Iervolino?"
    C'è però in arrivo un tsunami politico, è chiaro a tutti. Per quel che se ne sa, i rilievi penali saranno il meno, a petto del quadro etico che verrà fuori.
    "Io sto ai fatti. Quest'inchiesta di cui lei parla ancora non c'è e io non ne so niente. Dunque, dove sta il problema? Qualcuno ha fatto parte di camarille? Qualcuno sa di avere uno scheletro nell'armadio e si dimette? Ben fatto, io accetto le dimissioni e tiro avanti. Con un comitato di saggi, ho già disposto severe regole di controllo degli atti amministrativi. Non è sufficiente? Lo si dica. Si presenti una mozione di sfiducia, la si approvi e il sindaco se ne va. Questa è la democrazia, non lo spettacolo che ho sotto gli occhi".
    Qual'è questo spettacolo?
    "Le insalate dove tutte le responsabilità sono uguali. I patti trasversali, mai resi pubblici. Gli appetiti per il nuovo piano regolatore che condizionano l'informazione e le opinioni di alcuni organi di stampa. Le debolezze di un partito democratico che non decolla. Da parte mia, posso soltanto dire ai miei: lavorate, lavorate, lavorate. Fatelo con mani pulite. Che posso fare di più? Me lo dica lei?".
    Lei parla spesso della sua forza, della sua tenuta d'acciaio, delle sue "spalle larghe". Ma un sindaco è anche l'espressione di una coalizione politica, la sintesi della qualità di un ceto politico, il custode di un progetto, il garante della correttezza di un'amministrazione. Converrà che non lei, ma la reputazione e la credibilità delle forze politiche che la sostengono sono oggi al grado zero. Questa criticità può essere senza conseguenze?
    "A parte il fatto che anche l'acciaio si spezza e io mi sento ormai vicino a quel punto di frattura, voglio capire di che cosa stiamo parlando. Finora, io vedo soltanto un polverone. Voci. Insinuazioni. Accuse senza padre?".
    C'è stato un suicidio, sindaco.
    "Non deve dirlo a me che ero affezionata a Nugnes come mi ha dato atto a Pianura la sua famiglia e la sua gente, nonostante qualche titolo sciacallesco. Voglio chiederle: perché devo pagare io? Qual è la mia responsabilità? Che c'è di concreto in questo polverone che ci impedisce di vedere e ragionare?".
    Sembra che lei non voglia prendere in considerazione nemmeno le parole del presidente della Repubblica. Le ripeto che cosa ha detto Giorgio Napolitano qui, a Napoli, ai napoletani e a chi li governa: "E' assolutamente indispensabile che cambino i comportamenti di tutti i soggetti, pubblici e privati, che condizionano negativamente il miglior uso della risorse disponibili con il peso delle intermediazioni improprie che possono ricondursi a forma di corruzione e clientelismo, interferenza e manipolazione. (Bisogna) mettere in discussione la qualità della politica, l'efficienza delle amministrazioni pubbliche". Che cosa doveva dire di più, e di peggio, il capo dello Stato per scuotere l'albero?
    "Senta, Mino Martinazzoli più di quindici anni fa mi acchiappò dal mio seggio di Lanciano-Vasto, dove venivo eletta da più legislature, e mi fece rientrare a Napoli. Sono napoletana, la mia famiglia è napoletana. Accettai volentieri la prova. In città la Democrazia Cristiana era stata distrutta da Tangentopoli. Mario Condorelli rifondò il partito popolare allontanando i personaggi più discussi e discutibili. Nel corso del tempo, questa gente è rientrata nel partito. Non gliel'ho consentito io, di rientrare. Però, sono io a doverci fare i conti. Ogni giorno, i miei figli mi dicono di lasciar perdere, di non sporcare in questo palazzo il mio nome, la mia storia, il nome e la storia della mia famiglia. Appena cinque minuti fa, è stata qui mia figlia. Senza dire una parola, con il solo gesto della mano oscillandola come un pendolo da destra a sinistra, mi ha implorato ancora una volta di filare, di andarmene. Lei crede che io non ci pensi ogni giorno a quanto sia più facile tornarmene a casa? Ogni giorno ci penso e ogni giorno mi dico che sarebbe vigliacco scappare per salvare il mio buon nome e lasciare la città ai suoi conflitti, dilaniata da una guerra per bande. Che alibi offrirei a chi - nelle élite culturali cittadine - già oggi pensa che bisogna tenersi lontano dalla politica perché la politica ti può soltanto sporcare? Ho compreso benissimo le parole del presidente Napolitano e sono quelle parole che mi convincono a chiedere al segretario e alla direzione del mio partito di dirmi se devo restare e, in questo caso, qual è il progetto che il partito democratico ha in serbo per Napoli. Se mi dicono: dimettiti, lo farò. Non sono il tipo che si incatena alla poltrona".
    Quanto pesano sulle sue difficoltà, le difficoltà di Antonio Bassolino e la sua ostinazione a restare alla guida della Regione Campania?
    "Io rispondo soltanto dei miei atti e delle mie decisioni. Bassolino delle sue. Sarei attenta, comunque, a dire ostinato Antonio. Bassolino sta affrontando un rinvio a giudizio, ma io so che è una persona onesta, come sua moglie Anna Maria Carloni".

    Fonte: La Repubblica - Giuseppe D'Avanzo | vai alla pagina
    Argomenti: partito democratico, dimissioni, campania, bassolino, napoli, magistratura, malapolitica, sindaco, inchieste, clientelismo, regione Campania, Presidente della Repubblica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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