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Dichiarazione di Valter VELTRONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

"Tavolo con tutte le parti. 60 giorni per la riforma della giustizia"

  • (15 dicembre 2008) - fonte: La Repubblica - Carmelo Lopapa - inserita il 15 dicembre 2008 da 31

    "Il Partito democratico è disponibile ad aprire un tavolo che duri sessanta giorni, non sei mesi, con i magistrati, gli avvocati, il personale della giustizia, con la maggioranza e l'opposizione. Per fare una riforma che risponda alle esigenze dei cittadini e non ai problemi di Berlusconi". L'apertura condizionata di Walter Veltroni sulla riforma della discordia è assai schietta e giunge a ridosso dell'incontro tra il Guardasigilli Alfano e il ministro ombra del Pd Tenaglia, previsto per domani. Dialogo e confronto sì, ma il Pd - avverte il segretario nella sua mattinata al teatro Strehler di Milano - sarà "sempre contrario all'idea di portare la magistratura sotto il controllo del governo". Veltroni confessa tutto il suo sconforto per una legislatura costituente che invece Berlusconi avrebbe trasformato "in una campagna elettorale permanente: non ha capito che il Paese non è un'azienda". Strano il Paese in cui "Bossi sia il più moderato" dice, "il più ragionevole" gli farà quasi eco D'Alema. Poi il leader democratico si concede anche una battuta sulla sua salute. "Dicono che sembro molto stanco e hanno anche detto che è dovuto ad una grave malattia. Mi dispiace per il presidente del Consiglio ma sto benissimo".

    Inutile dire che l'apertura di Umberto Bossi a una riforma condivisa con l'opposizione, le parole di apprezzamento nei confronti del capo dello Stato sulla difesa della Costituzione, sono piaciute parecchio in casa Pd. Ieri il ministro delle Riforme ha parlato a lungo al telefono con il presidente del Consiglio Berlusconi, dopo i dissapori dei giorni scorsi per i "toni forti" usati dal premier sulla giustizia. Colloquio "cordiale", raccontano, che prelude a un incontro (forse già stasera ad Arcore) in cui Bossi cercherà di strappare al capo del governo la promessa di uno smorzamento dei toni sulla giustizia. Condizione ritenuta indispensabile per disincagliare il ddl sul federalismo già bloccato in commissione al Senato dai veti dell'opposizione.

    Fatto sta che alla telefonata col Cavaliere - e al richiamo di quest'ultimo - è seguita una parziale marcia indietro di Bossi rispetto a quanto dichiarato ieri nell'intervista a "Repubblica", laddove si era offerto di mediare col Pd. Sulla giustizia, dice ora il Senatùr, "mica mi metto io a trattare. Ho solo rivolto un invito alla calma, ma chi tratta è Berlusconi", che però "non deve farsi saltare i nervi". E l'appello a Napolitano? "Mi sono rivolto al presidente - replica il leader leghista - perché lui è autorevole, mi sembra la persona giusta per richiamare tutti alla tranquillità".

    Parziale retromarcia non casuale. La mano tesa di Bossi all'opposizione aveva scatenato una levata di scudi dentro il Pdl. Il compito di consultare maggioranza e opposizione, di predisporre il testo della riforma sulla giustizia per il Consiglio dei ministri spetta solo al Guardasigilli, fa notare, polemico, Fabrizio Cicchitto. No a "mediazioni e giochi di sponda" rincara Osvaldo Napoli, "un po' troppo frequenti gli strappi della Lega", lamenta Enrico Costa. Poi la retromarcia parziale di Bossi e la convocazione ad Arcore spegne sul nascere la polemica. Ma ancora una volta una linea più trattativista distingue gli uomini di An. La riforma della giustizia "non può non essere che bipartisan o condivisa" secondo il sindaco di Roma Gianni Alemanno e un "sì al dialogo con opposizione e toghe" arriva pure da Italo Bocchino.

    Fonte: La Repubblica - Carmelo Lopapa | vai alla pagina

    Argomenti: partito unico, magistratura, riforma giustizia, Costituzione, Bossi Umberto, Governo Berlusconi IV | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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