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Dichiarazione di Antonio BASSOLINO
«Veltroni non mi capisce. Sto con Berlusconi» - Colloquio
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(09 dicembre 2008) - fonte: Il Giornale - Luca Telese - inserita il 09 dicembre 2008 da 31
Loro li chiama dispregiativamente, «quelli del loft».
Ovvero: Walter Veltroni e il suo gruppo dirigente. Lui, invece, è Silvio Berlusconi, o il presidente del Consiglio. E già quando ne parla spiazza tutti: «Ci conosciamo da anni, e lo trovo simpatico. Non è un delitto. A cesellare questi giudizi in una lunga intervista-ritratto che gli dedica il giornalista Marco Imarisio nel suo libro sull’emergenza rifiuti (I giorni della vergogna, Ed. l’Ancora del Mediterraneo) è Antonio Bassolino, il governatore della Campania. Il libro, scritto da un inviato che a Napoli ci ha messo le tende, è un ritratto incredibile, sembra quasi un racconto di fantascienza, iper realista, duro, a tratti quasi grottesco, perla realtà che racconta. Ci sono personaggi incredibili, come il capo dei rivoltosi di Pianura, uno che gira in mezzo agli scontri con un elmetto da guerra della Wehrmacht e una fascia delle Ss intorno al braccio. Poi Rosa Russo Iervolino. Anche lei, o meglio, la sua storia sfortunata a Napoli occupa un intero capitolo del libro. Ma il pezzo forte sono le venti pagine in cui lui, «Antonio», lancia un messaggio che può stupire. Rancori, per nulla dissimulati peri suoi compagni di partito e rispetto per il suo avversario.Nella lunga chiacchierata, il presidente della Regione Campania, spiega qual è il suo principale motivo di distanza da quello che ancora oggi è il suo partito: l’esclusione clamorosa dal palco d’onore che il 10 aprile, in piena campagna elettorale, veniva imbandito per il comizio di Veltroni. Il risentimento di Bassolino è per loro, «quelli del loft». Ecco, Bassolino non l’ha dimenticata: «Credo che la scelta di escludermi sia stata fatta dall’entourage di Veltroni, da quelli del loft. Mi auguro che sia stato davvero così». Il racconto prosegue: «Io avrei potuto stare sotto il palco, come mi era stato suggerito, oppure rimanere in ufficio. Avrebbero scritto che ero stato umiliato oppure che ero superbo. Ho fatto una scelta diversa, ho aperto la porta, sono sceso e sono andato in piazza. Senza dire niente a nessuno. Ho attraversato la piazza e c’erano le persone che mi abbracciavano, mi baciavano, e mi dicevano "Anto’ non li pensa’ proprio"». Ovvero, in dialetto, ti hanno fatto un torto, ma tu non te ne curare. Ma la rabbia del governatore non si limita a questa constatazione. Al fatto - e la cosa gli brucia ancora - che per un’ora e mezza «sono stato seguito da uno di Raidue con la telecamera accesa che cercava disperatamente qualcuno che mi insultasse». No, la cosa che lo fa arrabbiare, ancora oggi, è il fatto che quelli, (sempre quelli del loft, ovviamente) avessero scommesso sulla sua sconfitta: «Se qui avessimo davvero perso, i miei compagni di partito mi avrebbero scuoiato vivo, i miei amici del Pd. E non mi riferisco a quelli di Napoli». Ovvero quelli di Roma, sempre loro, Veltroni e la sua squadra. Certo, anche Berlusconi in campagna elettorale, aveva usato parole dure contro di lui, ma Bassolino di quella richiesta, capiva il senso: «Lui faceva il suo mestiere». Gli altri «quelli del mio partito, meno». E questo che lo fa arrabbiare di più e Bassolino non si cura di nasconderlo: »Contro di me quelli del Pd si sono dati da fare più di Berlusconi». Dopo di che, dopo che il 35 per cento raccolto nelle urne nel partito campano lo tiene ancora in piedi», Bassolino racconta che fra lui e il premier, ha prevalso la realpolitik: «Ci siamo rivisti in Prefettura. Da un lato del tavolo c’erano lui, Maroni, il nuovo governo. Dall’altro, tutto il centrosinistra. A parte me, Berlusconi non conosceva nessuno. Ci guardava. Io gli ho detto: "presidente, qui è tutta roba nostra. Sindaci di capoluoghi, presidenti di Provincia", ho allargato le mani e gli ho sorriso. Tutto centrosinistra, che si fa?». Hanno fatto. Ovvero hanno trovato un accordo. E quello che ha fatto Berlusconi, a Bassolino è andato bene «Lui ha dovuto riconoscere l’esistenza di un mio rapporto profondo, di una connessione sentimentale con parti fondamentali di questa città. Chissà perché questa cosa fa riflettere soltanto Berlusconi». Infine un altro attestato, quello che riconosce al Cavaliere di aver operato bene sull’emergenza rifiuti: «Ci sono state delle novità normative che ritengo giuste: il presidio delle discariche, la super procura sui reati ambientali. Solo il governo poteva introdurle. L’ha fatto, bisogna dargliene atto». Quel rapporto «particolare» con il leader azzurro, lui non lo considera sconveniente, anzi: «Non bisogna demonizzare Berlusconi, gli si rende solo un piacere. Lo dicevo nel ‘94, e ricordo bene come lo demonizzavano, quelli che oggi invece vorrebbero il dialogo». Una relazione particolare, dunque. Persino una relazione pericolosa. Non sarà sicuramente contento, Veltroni.
Fonte: Il Giornale - Luca Telese | vai alla pagina » Segnala errori / abusi