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Dichiarazione di Riccardo VILLARI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: CN)  - Pres. commissione Vigilanza Rai Senato (Gruppo: Misto)  - Senatore (Gruppo: Misto) 


 

I democrat imparino da Fiorello - INTERVISTA

  • (20 dicembre 2008) - fonte: Il Messaggero - Mario Ajello - inserita il 20 dicembre 2008 da 31

    «Sono addolorato».
    Ma come, presidente Villari, non gode a vedere com’è il partito che lo ha espulso?
    «No. Perchè il Pd è ancora, e sempre sarà, la mia casa».
    I padroni di casa si tirano i piatti?
    «Ma senza il coraggio e l’umiltà di mettersi in discussione. Quasi nessuno fa autocritica. Si credono intoccabili. Si auto-promuovono per cooptazione, quando invece io sono stato votato, e molto, alle primarie».
    Lei un eletto del popolo e loro dei mandarini?
    «Quanti voti ha preso in Sicilia la Finocchiaro, che poi è stata fatta presidente del gruppo al Senato? Pochissimi. Chi sono quelli della corte di Veltroni? Gente senza radicamento. Anonimi. Sconosciuti. Sanno solo sentenziare. Poi arrivano nei territori e nessuno li conosce. Sa qual è la cosa che più mi fa male?».
    No.
    «Vedere il nostro partito che non riesce a darsi una radice popolare. Il Pd è elitario e autoreferenziale. Pensano agli organigrammi. Fanno piccola tattica....».
    Mentre lei fa grande politica?
    «Io dico che vanno recuperati il profilo valoriale e il progetto politico».
    L’unico immacolato è lei, per questo l’hanno espulsa?
    «Non dico questo. Dico che io l’autocritica la faccio. Mentre Veltroni e altri, no. La colpa di quello che sta succedendo di chi è: degli amministratori napoletani, degli elettori abruzzesi?».
    Se il popolo non ti vota va cambiato il popolo e non il vertice del partito, diceva Brecht. L’hanno preso in parola?
    «Quella è una compagnia di giro che si passa vicendevolmente le poltrone. E sta sentendo il tono di voce con cui le sto parlando?».
    Non scoppi a piangere.
    «No. Ma a me che credo in un partito popolare e riformista, questa situazione procura sofferenza. C’è un peccato originale. Quello di voler somigliare a Berlusconi. Facendo un partito dove non ci si parla e si danno e ricevono soltanto ordini. L’autoritarismo non dovrebbe far parte del nostro Dna».
    Lo dice proprio lei che viene accusato di intendersela col Cavaliere?
    «Berlusconi esclama spesso: io questo Villari non lo conosco. Dice il vero. Ma ciò che è più paradossale è che io non ho mai parlato personalmente con Bettini. Eppure, l’avrei voluto fare».
    Ma nel Pd le chiacchiere sono troppe, non poche.
    «Manca la discussione vera. Non ci conosciamo. Non c’è fraternità. E al vertice del Pd siede troppa gente che sta solo sui giornali e non conosce la realtà. Sono degli zombie».
    Pure D’Alema, pure Rutelli?
    «Dell’uno ho apprezzato che s’è candidato in Campania, mettendo la propria faccia in una battaglia difficilissima. Di Rutelli apprezzo l’autocritica su come è stata gestita la vicenda della Vigilanza Rai».
    Di Pietro vi si mangerà?
    «Ha molto appetito nei nostri confronti».
    Ma perchè «nostri»: lei è fuori!
    «Aspetto di essere risarcito».
    E ora «lardo ai giovani»? Cioè diamo un po’ della ciccia del potere ai 30-40enni?
    «Di solito vengono cooptati, mandati in Parlamento e di loro si perdono le tracce. E invece, sarebbe educativo favorire il ricambio, mandando i giovani sul territorio a farsi le ossa, a imparare il linguaggio delle periferie. Fiorello mica ha esordito su RaiUno in prima serata! Ha fatto la gavetta nei villaggi turistici».

    Fonte: Il Messaggero - Mario Ajello | vai alla pagina
    Argomenti: giovani, veltroni, dirigenza, pd, Rai, autoritarismo, Villari Riccardo, espulsione, cooptazioni | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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