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Dichiarazione di Achille SERRA

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: UCD-SVP-AUT) 


 

«I corrotti sono tornati in sella. Se poi Mangano è un eroe... » - INTERVISTA

  • (30 dicembre 2008) - fonte: l'Unità - Claudia Fusani - inserita il 30 dicembre 2008 da 31

    C’era un ufficio in Italia che si occupava di corruzione. Non quella che è già reato e affare della magistratura. Si occupava del fenomeno, delle cause e delle conseguenze, un monitoraggio continuo. «Lo aveva voluto Berlusconi nel 2005 - racconta il prefetto Achille Serra che ne è stato l’Alto Commissario prima di diventare senatore del Pd - ma proprio Berlusconi lo ha chiuso a giugno, è stato uno dei primi atti del governo. Ha dato le competenze al ministro Brunetta».
    Forse perché le denunce diminuiscono?
    «In Italia la corruzione ha radici profonde che toccano un po’ tutti i settori della vita civile. Mani Pulite è stata una parentesi che ha fatto saltare le regole del gioco, il vecchio sistema. Poi corrotti e corruttori si sono riorganizzati in fretta. Le denunce possono raccontare poco di questo fenomeno. L’Ocse, invece, l’Organizzazione mondiale per lo sviluppo economico, mette l’Italia al 41° posto della classifica dell’indice della percezione del malaffare (Corrupt percept index) che serve a misurare la corruzione nel settore pubblico e nella politica. Dividiamo la posizione con la Repubblica Ceka. Dopo di noi ci sono solo Malesia, Corea del Sud e Sudafrica. La Banca Mondiale fa peggio e ci spinge fino alla 70° posizione. La verità è che c’è un calo di tensione dovuto anche alla difficoltà di sanzionare e punire i funzionari corrotti».
    Lei è stato Alto Commissario dal settembre 2007 al febbraio 2008. Una fotografia del fenomeno?
    «Con Pier Camillo Davigo, ex del pool di Mani Pulite ora in Cassazione, abbiamo presentato la prima mappa della corruzione in Italia. Una fotografia sconcertante».
    Ad esempio?
    «Il ministro alla Sanità Livia Turco ci dette l’incarico di indagare sul fenomeno della malasanità in Calabria».
    Il nesso tra malasanità e corruzione?
    «Dopo mesi di audizioni io e il prefetto Silvana Riccio abbiamo scritto una relazione su come funzionava la sanità in Calabria. Qualche numero: su 39 ospedali 36 sono risultati irregolari; su 63 strutture sanitarie, ambulatori, case di cura convenzionate, guardie mediche, 38 sono irregolari. Eppure la Regione Calabria investe in Sanità l’8,77 del pil, il doppio rispetto alla Lombardia. La malasanità è cattiva gestione ma anche corruzione nel momento in cui i direttori generali delle Asl vengono scelti non sulla base di requisiti di professionalità ma di altro genere. La sanità non funziona perchè arrivano tanti soldi e vengono spesi male e anche questo è conseguenza della corruzione. Nel nostro viaggio-indagine in Calabria abbiamo visto cose incredibili: a Melito Porto Salvo c’erano pazienti in dialisi su letti arrugginiti e accanto a pareti piene di umido; secchi sudici accanto alle garze sterili».
    Dopo la vostra relazione è cambiato qualcosa?
    «Io ho lasciato per candidarmi alle politiche, poi l’ufficio è stato, nei fatti, chiuso. Non credo sia cambiato qualcosa».
    Il prefetto Riccio racconta di mail di disperazione che arrivano dalla Calabria. Di persone e comitati che credono in un cambiamento che non arriva.
    «Abbiamo trovato tanta omertà ma anche tanta speranza. Specie i genitori di ragazzi morti per incuria, egoismo e miopia. Perchè non è mai arrivata un’ambulanza».
    Quindi lei non è rimasto stupito per le inchieste di Firenze, Napoli, Potenza, Pescara?
    «Invece mi colpisce molto dover parlare di questione morale all’interno del Pd. Ma preferisco essere cauto perchè ho visto provvedimenti gravi presi con troppa facilità da parte della magistratura».
    Raccomandazioni e scorciatoie, anche questa è corruzione. Dalle intercettazioni sembra quasi che i politici, per lo più di sinistra, se lo siano dimenticato. Perché il paese non riesce più a distinguere cosa è lecito e opportuno anche se forse non ancora illegale?
    «Senza cadere in generalizzazioni, stiamo diventando, in parte lo siamo già, un paese individualista e qualunquista. Colpa dello stato che non c’è abbastanza. Colpa nostra che non riusciamo più a indignarci quando sentiamo un parlamentare dire che un mafioso come Mangano, morto all’ergastolo per mafia, è un eroe. Colpa della classe politica che dovrebbe stare meno nei palazzi e andare più tra le persone, a cercare di coinvolgerle sulla questione morale».
    Contro la corruzione senza lo strumento-intercettazioni. È possibile?
    «No. E lo dico da ex poliziotto. La soluzione, tra l’abuso di pubblicazioone - che esiste - e la salvaguardia di questo strumento di indagine straordinario, è una sola: pubblicare solo le telefonate attinenti il reato. Le altre non possono neppure essere trascritte sui famigerati brogliacci».

    Fonte: l'Unità - Claudia Fusani | vai alla pagina
    Argomenti: malasanità, intercettazioni, Berlusconi, sinistra, corruzione, asl, pd, inchieste, Regione Calabria, politici, Corruzione dei politici della II repubblica, questione morale, Mani Pulite, Brunetta | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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