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Dichiarazione di Paolo GIARETTA

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

Lega: «Pseudo federalismo straccione e clientelare»

  • (08 ottobre 2008) - fonte: Uff. Stampa - official web site Pd Veneto - inserita il 09 ottobre 2008 da 31

    Duro attacco in Aula del senatore Paolo Giaretta, segretario regionale del PD veneto, alla politica economica del governo. Giaretta, che già aveva bollato il DPF come «troppo rinunciatario e privo di coraggio», boccia ora anche la Nota di Variazione, in discussione questa mattina in Senato, alla luce anche della «drammatica crisi della finanza globale in atto».

    «Mancano risposte adeguate alla gravità della crisi. Si premia la cattiva spesa, si scoraggia la responsabilità pubblica e privata, si abbandonano i più deboli. È perciò una politica da respingere – ha detto il senatore veneto del Partito Democratico – Se il quadro è fortemente peggiorato rispetto alle previsioni di solo un trimestre fa e se il nostro Paese ha le peggiori previsioni di crescita, anzi di mancata crescita dell’intero continente europeo con indicatori sul potere d’acquisto in forte peggioramento, con i dati sull’occupazione che dimostrano un cedimento, con un reale impoverimento dimostrato dal pesante calo dei consumi, prima quelli voluttuari, poi quelli essenziali per la sopravvivenza, come si fa a non prevedere nulla per una politica attiva di correzione del ciclo economico?»

    Di fronte alla conferma che «non vi sarà nessuna riduzione della pressione fiscale, anzi fino al 2012 sarà in aumento, e che non vi sarà nemmeno nessun intervento a sostegno dei redditi più deboli e allo sviluppo», a Giaretta non sono bastate le dichiarazioni di intenti fatte dalla maggioranza sul federalismo.

    «Cari colleghi della Lega – ha attaccato il senatore del PD - ci sono le parole e ci sono i fatti. Ci sono le parole di un disegno di legge generico, senza cifre, che rinvia ad un futuro piuttosto lontano ed incerto la realizzazione del federalismo. E ci sono i fatti: che è diminuita con le scelte di questo Governo la libertà economica dei Comuni, costretti a ritornare sulla strada di incerti e incompleti trasferimenti dello Stato centrale, che i Comuni, anche quelli virtuosi e ben amministrati hanno meno denari, e vuol dire tagliare servizi di welfare di base che riguardano il benessere dei cittadini. I fatti sono che temiamo fortemente che vi state avviando sulla strada di uno pseudo federalismo straccione e clientelare».

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    La dichiarazione integrale:

    Il nostro giudizio negativo formulato sul DPEF presentato nello scorso luglio si basava sulla convinzione che esso fosse troppo rinunciatario, mancasse di coraggio nel predisporre risposte adeguate ai due grandi problemi della mancata crescita e dell’aggravarsi degli squilibri nella distribuzione del reddito, con un impoverimento non sostenibile di un’amplia platea di ceti a reddito medio-basso.
    Giudizio che dobbiamo riaffermare di fronte ad una Nota di Variazione che non corregge quell’errore di origine e di più non sfiora neppure le conseguenze ulteriori della drammatica crisi della finanza globale.
    Noi condividiamo la scelta fatta dal Governo italiano di proporre interventi predisposti a livello europeo, con strumenti comunitari e non solo con un coordinamento di azioni da parte di singoli stati. La crisi è sistemica e richiede risposte di sistema.
    E’ una scelta che condividiamo e che vorremmo sostenere, se ci fosse data la possibilità di un serio dibattito parlamentare, che insistiamo nel chiedere al di là delle irresponsabili dichiarazioni del presidente del Consiglio, su una questione che riguarda gli interessi nazionali e le aspettative ed i timori della maggior parte delle famiglie italiane.
    E’ una scelta che condividiamo non solo perché l’ampiezza e la profondità della crisi del sistema finanziario rendono inadeguate le risposte dei singoli stati, con perturbazioni gravi in un sistema profondamente interdipendente.
    Il coraggio e la lungimiranza della moneta unica richiede eguale coraggio per scelte conseguenti. Ciò che si nega oggi, un’azione dell’Unione Europea che vada oltre illusioni di autosufficienza nazionale potrebbe purtroppo rendersi necessario domani in condizioni più difficili ed onerose.
    Non serve meno Europa, serve meno Europa burocratica e più coraggio e lungimiranza europea, un coordinamento delle politiche di bilancio per stimolare la crescita, sostenere il sistema produttivo, rafforzare le infrastrutture materiali e immateriali Serve l’Europa perché affrontata l’emergenza della disastrosa crisi finanziaria e di fiducia dei mercati occorre impedire che essa possa ripetersi nel futuro e dunque occorre pensare ad un nuovo ordine mondiale per i mercati finanziari, un rilancio degli strumenti multilaterali di Bretton Woods.
    Bisogna anche avere le idee chiare sulle radici culturali, politiche, ideologiche di questa crisi. Essa è figlia diretta dell’ideologia dei “Chicago boys”, delle parole d’ordine di un mercato senza regole, dell’appello agli animal spirits al di fuori di ogni etica pubblica, all’ideologia della creazione di una crisi fiscale dello Stato per ridurne il perimetro (affamare la bestia dicevano).
    Sono parole d’ordine utilizzate nelle scelte politiche della stagione reaganiana e thacteriana e fatte proprie dalla destra italiana nella sua esperienza di governo, anche nel suo entusiasmo per quella cosiddetta finanza creativa che ha generato un gravissimo ulteriore indebitamento per la nostra finanza pubblica.
    Ora che gli spiriti animali hanno generato il disastro che vediamo si chiede allo Stato, quella bestia che si voleva affamare, un intervento di dimensioni colossali. Solo negli Usa si supera ormai la cifra di 1000 miliardi di dollari. Il Fondo Monetario parla di un onere globale di almeno 1400 miliardi di dollari. E’ un intervento necessario, certo. E tuttavia occorre chiedersi. Se le economie e i governi occidentali fossero stati capaci di mobilitare , insieme ad una regolazione del mercato finanziario globale più stringente a tutela dei risparmiatori, interventi finanziari di queste dimensioni per predisporre l’ammodernamento di sistemi di welfare in grado di accompagnare le conseguenze sociali della globalizzazione, interventi lungimiranti in tema di energia, acqua e cibo che restano per una parte importante del mondo vere emergenze, programmi di ricerca e innovazione a sostegno del sistema dell’economia reale avremmo potuto evitare di rimediare con denari pubblici alla conseguenze della distruzione di ricchezza generata da mancanza di regole e dalla illusione di creare ricchezza stabile dalla pura speculazione.
    Perché è un fatto: oggi il contribuente onesto è chiamato a pagare al posto dello speculatore disonesto.
    Ma se questo è il quadro fortemente peggiorato rispetto alle previsioni di solo un trimestre fa e se il nostro paese ha le peggiori previsioni di crescita, anzi di mancata crescita dell’intero continente europeo; con indicatori sul potere d’acquisto in forte peggioramento, con i dati sull’occupazione che dimostrano un cedimento, con un reale impoverimento dimostrato dal pesante calo dei consumi, prima quelli voluttuari, poi quelli essenziali per la sopravvivenza, come si fa a non prevedere nulla per una politica attiva di correzione del ciclo economico?
    Cito un solo aspetto: confermate che non vi sarà nessuna riduzione della pressione fiscale, anzi fino al 2012 sarà in aumento, nessun intervento a sostegno dei redditi più deboli e di sostegno allo sviluppo.
    Dite: però ci sarà il federalismo. Sono tra quelli che sperano che un federalismo ben congegnato e ben applicato nel tempo possa innalzare l’efficacia e la responsabilità della macchina pubblica. Ma ci sono le parole e ci sono i fatti.
    Cari colleghi della Lega: ci sono le parole di un disegno di legge generico, senza cifre, che rinvia ad un futuro piuttosto lontano ed incerto la realizzazione del federalismo. Andrà bene per le manifestazioni politiche e per le pagine della Padania, ma a queste parole generiche si contrappongono fatti molto concreti.
    I fatti sono che è diminuita con le scelte di questo Governo la libertà economica dei comuni, costretti a ritornare sulla strada di incerti e incompleti trasferimenti dello Stato centrale, che i comuni, anche quelli virtuosi e ben amministrati hanno meno denari, e vuol dire tagliare servizi di welfare di base che riguardano il benessere dei cittadini.
    I fatti sono che temiamo fortemente che vi state avviando sulla strada di un pseudo federalismo straccione e clientelare.
    Lo scandalo dell’intervento straordinario di 140 milioni a favore del malgoverno del Comune di Catania, il regno delle spese clientelari fuori bilancio, dei dirigenti pagati a peso d’oro, delle assunzioni clientelari, che ha il solo merito di essere governato da un Sindaco che è medico personale del presidente del Consiglio, è un’offesa alle migliaia di Sindaci italiani che amministrano i denari dei contribuenti come se fossero denari propri.
    Mancano risposte adeguate alla gravità della crisi. Si premia la cattiva spesa, si scoraggia la responsabilità pubblica e privata, si abbandonano i più deboli. E’ perciò una politica da respingere.

    Fonte: Uff. Stampa - official web site Pd Veneto | vai alla pagina
    Argomenti: usa, occupazione, europa, federalismo fiscale, mercato, regole, redditi, lega, clientelismo, unione europea, sindaci, speculazioni, globalizzazione, pressione fiscale, catania, Dpef, crisi finanziaria | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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