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Dichiarazione di Stefania PRESTIGIACOMO
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare (Partito: PdL)
«Forte impegno per migliorare la direttiva Ue» - INTERVISTA
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(07 ottobre 2008) - fonte: Il Sole 24 Ore - J.G. - inserita il 07 ottobre 2008 da 31
«Con queste regole i vantaggi sarebbero limitati rispetto all'onere da sostenere».
«Siamo molto preoccupati. Ormai è molto ravvicinata la data del 15 ottobre – afferma Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente – quando si riunirà il Consiglio dei ministri europei per esaminare anche, nelle linee generali, il pacchetto "clima-energia". In questo periodo di difficoltà dell'economia internazionale, è assurdo che l'Europa si accolli da sola un carico pesante di costi per conseguire benefici ambientali modestissimi».
Ministro Prestigiacomo, perché il programma europeo dovrebbe portare benefici ambientali così modesti?
Se si riuscisse a raggiungere l'obiettivo indicato dall'Europa di ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica, di aumentare del 20% l'efficienza energetica e di portare al 20% il ricorso alle fonti rinnovabili di energia entro il 2020, il contributo dell'Italia alla riduzione mondiale delle emissioni di anidride carbonica sarebbe dello 0,3% e quello dell'intera Europa nell'ordine del 2%, cioè quanto la sola Cina incrementa i gas serra in un solo anno.
La perplessità dell'Italia fino a qualche giorno fa pareva isolata in Europa.
Meno di quanto non si pensi, come si vede dallo scenario che si sta sviluppando con gli altri Paesi. In queste settimane il Governo ha svolto un lavoro diplomatico per far sapere alla presidenza francese di turno dell'Unione e agli altri partner che non è stato adeguatamente contabilizzato l'impatto economico del pacchetto 20-20-20 e della direttiva che vi è collegata, cioè quella relativa alle emissioni delle automobili. Abbiamo fatto capire che il costo necessario al nostro Paese per conseguire quegli obiettivi è elevato, più di 20-25 miliardi di euro l'anno, ed è insostenibile. E lo stesso problema si ripresenterà agli altri Paesi.
L'Italia si vuole sfilare dall'obiettivo europeo?
Certo che no. Invece, l'Italia vuole rendere compatibile l'obiettivo europeo. Non ci tiriamo indietro, ma ci chiediamo se ha senso caricare sulle spese dello Stato e sui costi delle imprese un sacrificio così grande, che ha effetti nelle tasche dei cittadini, in un momento così delicato e con tanti dubbi sulla sua efficacia.
Allora, preferite cambiare il pacchetto europeo?
Ecco, migliorarlo. Non ci piacciono i meccanismi vincolisticamente automatici, non c'è chiarezza sui criteri che saranno adottati per suddividere questo impegno tra i vari Paesi. Penso a com'era andata, una decina d'anni fa, con il Protocollo di Kyoto: l'impegno avrebbe dovuto essere legato al principio "chi più inquina più paga" e invece all'Italia fu assegnata una riduzione delle emissioni del 6,5% mentre sono stati agevolati Paesi come Francia o Germania. La stessa cosa sta per avvenire con la riduzione delle emissioni sulle auto: invece di far inquinare meno le auto che inquinano di più, stanno per essere penalizzate le auto più leggere, come quelle tipiche dell'industria italiana. E poi la grande battaglia in difesa del clima deve coinvolgere i grandi emettitori di anidride carbonica, come Stati Uniti, Cina o India. Siamo pronti ad accettare il sacrificio se produce un beneficio reale e non virtuale.
Come procede l'attuazione del Protocollo di Kyoto?
Quella riduzione delle emissioni del 6,5% assegnata all'Italia dovrà essere raggiunta tra il 2008 e il 2012. Ebbene, siamo al primo anno di applicazione e l'Italia è già fuori dall'obiettivo, le emissioni crescono. Ha senso per i futuri obiettivi europei, ancora più velleitari.
Fonte: Il Sole 24 Ore - J.G. | vai alla pagina » Segnala errori / abusi