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Dichiarazione di Stefania PRESTIGIACOMO
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare (Partito: PdL)
Sul clima vanno spinti a tagliare i Paesi che non hanno limiti alle emissioni.
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(27 settembre 2008) - fonte: Il Messaggero - Stefania Prestigiacomo - inserita il 27 settembre 2008 da 31
Con difficoltà, ma sempre con maggiore chiarezza sta emergendo un dato sulla questione ambiente: che l'eco-obiettivo europeo è una convenzione politica, certamente meritevole, ma non migliora lo stato di salute del pianeta, non ha alcun effetto sul clima, non riduce in maniera vagamente significativa le emissioni di Co2 che continueranno a crescere tumultuosamente finché i più grandi inquinatori del mondo non accetteranno di tagliare i gas serra.
So che questa posizione scandalizzerà gli eco-conformisti. E sono, ovviamente, consapevole che vi sono molti importanti, e condivisi, effetti delle misure adottate dopo Kyoto e di quelle attualmente in discussione per il periodo 2013-2020: riguardano la modernizzazione del nostro sistema produttivo per incentivare tecnologie a basse emissioni e fonti rinnovabili, e ci sono misure fondamentali che vanno adottate per migliorare la qualità dell'aria delle nostre città sovente irrespirabile (ed io dico che sulle emissioni "civili", che sono più di quelle industriali e diffondono nelle nostre strade e nelle nostre case le pericolose polveri sottili, si deve fare di più, molto di più). Ma vorrei fosse chiaro che questi interventi, che vanno incrementati, assunti con decisione, servono a tutelare la salute degli italiani e la qualità della nostra aria.
Sono interventi che saranno messi in atto anche applicando quelle misure che il passato governo "verde" ha omesso di attivare. Mi riferisco, cito tre esempi fra molti, alla utilizzazione del "Fondo di rotazione per Kyoto" che finanzia interventi per il miglioramento dell'efficienza energetica e riduzione delle emissioni, al mancato rifinanziamento dell'Italian Carbon Fund presso la Banca Mondiale che aveva permesso di prenotare "crediti di emissione" per 40 milioni di tonnellate di C02 l'anno per il periodo 2008-2012, alla mancata realizzazione del Registro dei serbatoi di carbonio agro forestali che permette di contabilizzare l'assorbimento di carbonio da parte delle foreste italiane. Tutto ciò però non sposta il problema globale che, per citare un dato del "World Energy Outlook", vede la Cina aumentare ogni anno le emissioni di 8 volte rispetto alle riduzioni che l'Europa dovrebbe conseguire. E le affermazioni di chi sostiene, con toni altisonanti e saccenti, che discutere delle quote italiane del pacchetto 20-20-20 significa condannare il pianeta sono nella migliore delle ipotesi gravemente disinformate, nella peggiore e frequente strumentali ed ideologiche. Che l'Italia tagli o non tagli le emissioni, paghi o non paghi le insostenibili sanzioni previste non incide sul problema del surriscaldamento del nostro piccolo pianeta. Partendo da questo dato la posizione del Governo è chiara. Da un lato puntiamo a mediare con l'Europa (come del resto fanno tutti gli altri paesi) per affermare il principio del "chi più inquina più paga", principio che in occasione degli accordi per le quote 2008-2012 non venne tenuto nel dovuto conto con conseguenze negative per l'Italia e per l'ambiente. Dall'altro dobbiamo intestarci la responsabilità di una iniziativa in vista del G8 che ospiteremo in Italia il prossimo anno, per far sì, ipotizzando anche strumenti e strategie nuove, che le emissioni vengano tagliate laddove sono massicce ed in crescita, in quei paesi che o non hanno sottoscritto Kyoto (come gli Usa) o non hanno accettato limiti alle emissioni (come India, Cina, e altri paesi in via di sviluppo). Lì bisogna intervenire, lì bisogna investire e spendere utilmente se davvero consideriamo i cambiamenti climatici l'emergenza del nuovo millennio. Solo così possiamo cercare di affrontare credibilmente la questione ambientale e climaticaglobale. Massacrando la nostra economia e le tasche degli italiani con una ecofinanziaria aggiuntiva da oltre 20 miliardi l'anno per 8 anni (questo il costo stimato del programma 20-20-20), da pagare alle casse di Bruxelles, non aiuteremo il pianeta, impoveriremo il paese mortificandone la competitività e renderemo Kyoto odioso a tutti gli italiani.
Fonte: Il Messaggero - Stefania Prestigiacomo | vai alla pagina » Segnala errori / abusi