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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: PdL) 


 

Su Epifani Massimo fermò Walter. - Colloquio

  • (30 settembre 2008) - fonte: Corriere della Sera - Marco Cremonesi - inserita il 30 settembre 2008 da 31

    Il Cavaliere festeggia i 72 anni: Alitalia merito di Veltroni? No, lui voleva la rottura

    LESA (Novara ) — Gli ostaggi italiani sono stati liberati: «Abbiam fatto bene a non fare blitz». Il Milan, la sera prima, ha vinto il derby: «È stata una bella partita». Gli alleati son tranquilli: «Il primo a farmi gli auguri, questa mattina, è stato Gianfranco». E se ci saranno manifestazioni di piazza, «otterranno l'effetto contrario: stimolarci ad andare avanti per la nostra strada». Persino la congiuntura economica internazionale non atterrisce: «Qui da noi le aziende sono solide, non sono tutta finanza». Per finire, c'è il governo: «Per la prima volta ne ho uno che fila come un orologio: sembra un consiglio d'amministrazione».
    Insomma, i regali ricevuti per il 72esimo compleanno, a Silvio Berlusconi sono più che sufficienti: «Che cosa devo volere, ancora? E poi, quando si ha una famiglia come la mia, il regalo è già quello». Riposarsi? Ma quando mai? «In gennaio — racconta — io, Chirac e Schroeder eravamo invitati a casa di Putin. Con il suo grande spirito di amicizia, lui mi ha chiesto cosa avessi intenzione di fare, e glielo ho detto: "Non mi ricandido, sono in pensione". Poi, però, ci ho ripensato: non c'era nessuno che avrebbe potuto farlo». Il capo del governo passeggia nel giardino della sontuosa villa di Lesa che fu di Cesare Correnti e poi della famiglia Campari, ramo bitter, e accarezza con gli occhi il recente acquisto: mostra il fitto muro vegetale formato da una stupefacente azalea che avvolge le statue allegoriche delle stagioni, indica i campi da tennis e da bocce, la spa e la piscina: «Tutto curato come non ho mai visto. L'ho comprata dalla famiglia Girola, i costruttori, la signora ha detto che soltanto a me avrebbe venduto». In cima al prato che digrada verso il lago Maggiore, la bianca villa neoclassica. Ricorda quella del Grande Gatsby cinematografico, con il disegno della facciata interrotto da un porticato semicircolare, ed è «a soli 19 minuti di elicottero da Arcore».

    Sullo spiazzo di fronte alla villa, su un grande divano bianco, c'è Veronica con i nipoti: «Pensate — racconta lei — soltanto adesso ho scoperto il fascino della vita di lago, è da poco che ho occasione di viverlo un po'. Qualcuno dice che è triste? Non so. A me dà una grande tranquillità». La nuova passione di nonno Silvio è Alessandro, 10 mesi, figlio di Barbara, che ha da poco cominciato a gattonare: «Ma guardatelo lì, si muove che è una freccia». La famiglia è già tutta lì per i festeggiamenti, manca soltanto la figlia Eleonora. Nell'attesa di andare a tavola, il premier invita i cronisti a bere «un prosecco». In realtà, arriva un sontuoso champagne, e il presidente del Consiglio parte a ruota libera. Ma arriva una telefonata. Lui ascolta e interrompe: «Aspetta, Gianni, che ti metto in viva voce...». Berlusconi pesticcia un po' sui tasti del telefono, poi chiede aiuto: «Ma dove l'avete comprato 'sto aggeggio, dalle coop rosse?». Gianni Letta sta al gioco: «Devo annunciare al presidente Berlusconi che le assistenti di volo si sono volute unire ai festeggiamenti per il suo compleanno unendo, in tempo utile per il pranzo, le loro firme a quelle delle altre sigle sindacali...».

    C'è anche il sindaco di Lesa, Roberto Grignoli, e lo stuzzica: «Merito di Veltroni...». Il premier ingrana il turbo: «Ma vi rendete conto? Epifani era già convinto di firmare. Lui, ha fatto il diavolo a quattro per fargli dir di no. Poi, però, si è reso conto che l'85% degli italiani stava con il governo». Se proprio bisogna riconoscere un ruolo, non è al segretario del Pd che bisogna dire grazie: «Poi — prosegue Berlusconi — anche D'Alema ha chiesto a Walter se fosse impazzito, e così gli è toccato tornare indietro». Berlusconi si ferma e sbuffa. «Sono così, io l'ho sempre saputo... ci vorrà una generazione prima che cambi qualcosa là in mezzo...». Al federalismo fiscale, Berlusconi dice di credere: «Ma avete idea di quanti siano i soli ispettori delle Belle arti in provincia di Avellino? No, guardate: ci vorrà del tempo, magari. Ma bisogna iniziare». Inoltre, il premier vede come valore aggiunto il coinvolgimento dei sindaci nella lotta all'evasione: «Una dichiarazione dei redditi a Roma, è una tra milioni. In un Paese, anche per motivi di status locale, uno ci pensa due volte a mandare una dichiarazione che grida vendetta...».

    Fonte: Corriere della Sera - Marco Cremonesi | vai alla pagina
    Argomenti: alitalia, federalismo fiscale, Berlusconi Silvio | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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