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Dichiarazione di Antonio POLITO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: L' Ulivo) 


 

Chi ha paura di Pannella?

  • (15 febbraio 2008) - fonte: Panorama - inserita il 16 febbraio 2008 da 31
    di Antonio Polito - Finora il Pd ha definito la sua identità alla Montale: «Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Un'opera­zione di sottrazione, più che di addizione. Walter Veltroni sembra ispirarsi alla tecnica di Michelangelo, che estraeva le sue figure dal marmo buttando il superfluo. Pare chiaro, per esem­pio, che i pieddini non sono e non vogliono es­sere radicali. Il rifiuto di Marco Pannella non è la paura di mettersi in casa un rompiscatole, è un messaggio politico di spostamento verso il centro, la moderazione, l'attitudine al compro­messo, virtù che non sono davvero il marchio del Marco nazionale. C'è la preoccupazione di evi­tare il «non possumus» della Chiesa nei confronti del «we can» veltroniano. Ma, più an­cora del pericolo anticlericale, penso che la cultura del Pd ri­fiuti nei radicali il loro essere i più puri liberisti in giro nel sistema politico italiano. Piero Fassino se l'è lasciato scappare, nella sua intervista alla Stampa. I radicali sono pur sempre quelli dei referendum per le liberalizzazioni e per la riduzione del sindacato a una funzione contrattuale. I radi­cali sono quelli dell'agenda Giavazzi. E per quanto il nuo­vo Pd abbia fatto proprie mol­te parole d'ordine dei liberisti italiani, può farlo solo se è «ma anche» amico del sinda­cato e protettore del ruolo del­lo Stato in economia. Fin qui, scelte legittime. Quello che è fastidioso, inve­ce, è quel tic da vecchi comu­nisti che spinge a decidere dal­l'alto della propria cattedra morale chi sono i buoni e chi i cattivi nel campo altrui. L'idea di scegliere i nomi e il sesso delle tre candidature radicali da ospitare nelle pro­prie liste, o peggio ancora il tam tam che dice Emma sì, Marco no, è offensivo dell'in­telligenza degli elettori prima ancora che dei radicali e della loro storia. Se volesse dimostrare la sua laicità, il Pd dovrebbe offrire un seggio a Pannella pur sen­za federarsi col Partito radica­le. Il grande vecchio dei radi­cali merita infatti un diritto di tribuna a Montecitorio, che è un'aula certamente più sor­da e grigia senza di lui. Dalle colonne del Riformi­sta un tempo l'avevo proposto come senatore a vita. Si può portare Pannella in Parlamen­to senza diventare pannelliani. Un partito sicuro di sé gliel'offrirebbe. Un partito impaurito gli preferisce Anto­nio Di Pietro.
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