Quante opportunità offre la conoscenza delle lingue straniere #conibambini

Conoscere le lingue straniere, e tra queste l’inglese, è il presupposto per comunicare, lavorare, studiare al di fuori del proprio paese (e non solo). Una possibilità che deve essere garantita a tutti fin dall’infanzia, o una parte di giovani sarà tagliata fuori da queste opportunità.

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Conoscere altre lingue oltre la propria oggi non è più qualcosa di opzionale. In un mondo sempre più connesso, dominato dalle tecnologie, avere una buona padronanza anche di altre lingue – e in particolare dell’inglese – è un fattore cruciale per tutta la vita successiva.

Conoscere le lingue significa opportunità che possono sottrarre dalla povertà educativa.

Si tratta di uno dei fattori che influenzerà la possibilità di apprendimento, ad esempio con esperienze di studio all’estero. Inoltre l’inglese è la lingua delle tecnologie e di internet, e ciò significa che sarà determinante per le competenze in materia e anche per le opportunità di lavoro e i redditi successivi. Date queste premesse, è importante che il sistema educativo offra a tutti, a prescindere dalla condizione di partenza, la possibilità di ricevere un livello di apprendimenti adeguato in questo ambito.

Ed è proprio per questa ragione che, fin dal consiglio europeo di Barcellona del 2002, a livello Ue è stato promosso l’impegno degli stati su questo fronte.

Il Consiglio europeo invita ad intraprendere ulteriori azioni in questo campo: (…) migliorare la padronanza delle competenze di base, segnatamente mediante l’insegnamento di almeno due lingue straniere sin dall’infanzia (…)

Nella maggior parte dei sistemi di istruzione Ue, tutti gli studenti devono studiare le lingue straniere per un periodo che va dai 10 ai 12 anni. L’apprendimento delle lingue straniere è obbligatorio per un periodo di tempo più lungo in alcuni paesi: per 16 anni in Lussemburgo e Polonia e per 13 anni in Italia e Romania.

In alcune comunità territoriali il dato è diverso rispetto a quello nazionale. Ad esempio la durata obbligatoria è 15 anni nella comunità tedesca del Belgio, a fronte di meno di 10 anni a livello statale.

Nel Regno Unito, si segnalano diversi sistemi scolastici: Inghilterra (5-9 anni), Galles e Irlanda del Nord (meno di 5 anni), Scozia (non esiste un curricolo obbligatorio).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurydice
(ultimo aggiornamento: mercoledì 16 Dicembre 2020)

In questo senso, quindi, il nostro paese ha una durata obbligatoria sensibilmente più lunga rispetto agli altri maggiori paesi europei, in particolare Francia, Germania e Spagna (10-12 anni) e Inghilterra (5-9 anni).

13 anni di insegnamento obbligatorio delle lingue straniere nel sistema educativo italiano.

Allo stesso tempo, ciò non significa che vengano meno i problemi in termini di apprendimento. Oggi purtroppo, come rilevato attraverso i dati campionari Invalsi relativi al 2018/19, gli apprendimenti anche in questa materia restano molto collegati alla condizione della famiglia di origine. Come testimoniato dall'Escs, l'indice internazionale che monitora il background socio-economico-culturale. Questo tiene insieme aspetti come lo status occupazionale dei genitori, il loro livello di istruzione e la disponibilità per il minore di un ambiente favorevole all’apprendimento.

In terza media, le linee guida nazionali prevedono il raggiungimento del livello A2, ovvero una conoscenza di base che consenta di comprendere discorsi semplici, testi brevi e di esprimersi con un linguaggio elementare.

L’allievo/a è in grado di comprendere frasi ed espressioni relative ad ambiti d’immediata rilevanza (per es. informazioni elementari su se stesso e sulla famiglia, sul fare acquisti, sul contesto territoriale, sul lavoro) se enunciate in modo chiaro ed articolate lentamente.

Tra chi viene dalle famiglie socio-economicamente più avvantaggiate, il 78,5% ha raggiunto questo livello nell'ascolto e il 91,2% in lettura. Dati che scendono nettamente tra chi ha una famiglia con Escs più basso.

42,3% degli alunni di terza media di famiglie svantaggiate raggiunge il livello A2 in inglese (ascolto).

Su questi, come su tutti i dati relativi agli apprendimenti, appaiono profonde le differenze territoriali. Restando nelle classi di terza media, nella prova di inglese (ascolto) si va dai 217 punti raggiunti nella provincia autonoma di Bolzano ai 183 della Sicilia. Ai primi posti anche altre regioni del nord-est come Valle d'Aosta, Friuli-Venezia Giulia e provincia di Trento. Mentre sotto quota 190, a oltre 10 punti dalla media italiana, si trovano Sardegna, Campania e Calabria.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: mercoledì 10 Luglio 2019)

Da notare come le distanze territoriali emergano anche confrontando gli studenti con background socio-economico-culturale simile. Sempre tra gli alunni di terza media, possiamo approfondire l'apprendimento in inglese (ascolto) in base all'Escs. Trattandosi di dati campionari, questo dato è disponibile solo per macroaree ma mostra delle tendenze piuttosto chiare.

La condizione di partenza influenza ancora l'apprendimento delle lingue.

Tra gli studenti nella fascia Escs più bassa, quindi maggiormente svantaggiati, in media il 42,3% raggiunge il livello di competenza A2 nell'ascolto in inglese. Dato che varia molto: nella ripartizione "sud e isole" scende al 22,7%, mentre in quella nord-est è pari al 63,7%. Purtroppo comunque, in tutte le ripartizioni le competenze scendono al diminuire del livello Escs. Segno che, anche se le competenze degli alunni svantaggiati variano molto sul territorio, il legame tra livello di apprendimenti e condizione di partenza resta solido. Ma non va dato per scontato: intervenire su questo tipo di disuguaglianze è anzi il presupposto per migliorare opportunità e possibilità future per tutti, a partire da chi è più svantaggiato.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sugli apprendimenti dell'inglese è Invalsi (rapporto 2019).

Foto credit: Josh Applegate (unsplash) - Licenza

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