Nelle aree periferiche meno competenze digitali e aule di informatica #conibambini

Rispetto ai coetanei di altri paesi Ue, i giovani italiani raggiungono con minore frequenza un livello di competenze digitali adeguato. Il ruolo di scuola e comunità educante è centrale per migliorare la situazione.

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Nel 2021 quasi il 70% dei giovani europei ha raggiunto un livello almeno di base nelle competenze digitali. In Italia la quota scende al 58,3%. Questo nuovo indicatore, formulato per monitorare il quadro delle competenze digitali aggiornato dopo il Covid, conferma una tendenza di più lungo periodo. Già emersa nelle rilevazioni precedenti, che pure utilizzavano una metodologia differente.

La diffusione delle abilità informatiche tra gli adolescenti italiani resta più bassa rispetto ai coetanei della maggior parte dei paesi Ue.

Per monitorare le competenze digitali dei cittadini, Eurostat ha sviluppato un indicatore che tiene insieme una serie aspetti. Viene valutato il livello di alfabetizzazione informatica, con la capacità di raccogliere informazioni su beni, servizi o sulla salute, la capacità di comunicazione e collaborazione in modalità digitale, la creazione di contenuti digitali, le abilità in termini di sicurezza e nella risoluzione di problemi in ambiente digitale.

La metodologia di questo indicatore è stata modificata in modo sostanziale nel 2021, per adeguarsi al nuovo quadro di riferimento per le competenze digitali (Digital Competence Framework 2.0). Di conseguenza, il 2021 è l’inizio di una nuova serie temporale, non confrontabile con quelle precedenti.

Dati non disponibili per l’Irlanda, bassa affidabilità per quelli della Croazia.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat
(pubblicati: mercoledì 10 Maggio 2023)

Un aspetto tanto più significativo se si considera che quella tra 16 e 19 anni è la fascia d’età più giovane indagata dalla rilevazione. Nella popolazione complessiva tra 16 e 74 anni la situazione è ovviamente peggiore.

Poco più della metà degli europei raggiunge un livello almeno di base (53,9%), e solo uno su 4 (26,4%) ha competenze digitali superiori. Per l’Italia la quota scende rispettivamente al 45,6% e al 22,5%.

Sono piuttosto marcati i divari territoriali, in particolare lungo la faglia centri-periferie. In 26 stati Ue su 27 è nelle città che si riscontra la più alta percentuale di residenti – di tutte le età – con competenze elevate.

18% le persone con competenze digitali superiori nelle “zone rurali” in Italia. Nelle città la quota è circa il 27%.

A fronte di una media di un europeo su 4 con competenze digitali superiori, nelle zone rurali – le aree periferiche del continente – la quota di persone con competenze elevate scende al 19,9%. Per l’Italia la quota è anche più bassa, attestandosi al 18% nelle località meno centrali e popolate del paese. Tuttavia, anche per le città il dato nazionale (26,7%) è inferiore alla media europea (32,7%).

La centralità delle competenze digitali

Dall’acquisizione diffusa delle competenze digitali passerà una parte significativa dello sviluppo degli stati europei nei prossimi anni. Per questo è cruciale l’investimento nella diffusione di abilità digitali di base, a partire dalle scuole. In modo da superare i gap territoriali, sociali, di genere che oggi spesso gravano nell’acquisizione delle competenze informatiche.

Il ruolo della scuola e della comunità educante nell’apprendimento delle competenze digitali è fondamentale.

Come abbiamo avuto modo di approfondire, oggi alle istituzioni educative, in una società sempre più tecnologica, si richiede una vera e propria alfabetizzazione di massa, fin dai primi anni, al pensiero logico e computazionale, ai linguaggi di programmazione, ai principi base della robotica, solo per fare alcuni esempi. 

Per andare in questa direzione è necessario un insieme di interventi, che coinvolgono tanto la scuola quanto la comunità educante nel suo complesso. Azioni che riguardano aspetti diversi, come i dispositivi digitali presenti nelle scuole, la formazione di docenti ed educatori, l’adeguamento degli edifici scolastici, l’adozione di strumenti e modelli didattici innovativi.

Nei prossimi anni, in questo senso, sono previsti una serie di interventi per potenziare dotazione tecnologica delle scuole, a partire dall’infrastrutturazione delle aule, la creazione di laboratori digitali e il cablaggio degli edifici scolastici. Ma oggi qual è la situazione dal lato delle strutture disponibili? Attraverso i dati del ministero, approfondiamo la diffusione di aule informatiche nelle scuole italiane.

La dotazione di aule di informatica nelle scuole

Su oltre 40mila edifici scolastici presenti nel paese, in media circa uno su 3 (32,4%) è dotato di aule di informatica, in base a quanto comunicato dagli enti proprietari delle scuole per l’anno scolastico 2021/22. In oltre un caso su 4 (26,2%) non sono presenti, mentre l’informazione non è stata dichiarata per il 41,4% degli edifici.

La dotazione di aule informatiche varia ampiamente sul territorio nazionale. È stata dichiarata per quasi il 50% degli edifici scolastici piemontesi (49,9%) e liguri (49,2%). Supera il 40% anche in Valle d’Aosta, Marche e Toscana. Mentre non raggiunge un quarto del totale in Abruzzo (23,3%), Calabria (18,1%), Campania (17,8%) e Lazio (16,8).

14 le province dove la presenza di aule informatiche è dichiarata per meno di un edificio su 5.

Nella città metropolitana di Torino, così come nelle province di Imperia, Alessandria, Genova, Novara e Savona risulta dotato di aule computer almeno un edificio su 2.

Sono soprattutto i territori del centro-sud e le aree interne a dichiarare una minore dotazione di aule di informatica nelle scuole. In particolare in 14 province meno del 20% del patrimonio scolastico dispone di un’aula informatica. Si tratta di Teramo (19,8%), Rieti (18,1%), Siracusa (17,9%), L’Aquila (17,7%), Catania (15,6%), Crotone (15,5%), Catanzaro (15,1%), Matera (14,5%), Roma (13,7%), Napoli (13,6%), Cosenza (13%), Latina (12,3%), Salerno (11,9%) e Benevento (10,4%).

Le dotazioni informatiche, tra città e aree interne

Per quanto riguarda le aree interne, se in media circa un terzo degli edifici scolastici statali è dotato di aule informatiche, la quota scende attorno a un quarto nei comuni periferici (26,3%) e in quelli ultraperiferici (25,1%). Parliamo delle aree del paese da cui – per raggiungere la città polo di servizi più vicina – servono almeno 40 minuti nel primo caso e oltre un’ora nel secondo.

Le aree interne sono i territori del paese più distanti dai servizi essenziali (quali istruzione, salute, mobilità). Parliamo di circa 4.000 comuni, con 13 milioni di abitanti, a forte rischio spopolamento (in particolare per i giovani), e dove la qualità dell'offerta educativa risulta spesso compromessa. Vai a “Che cosa sono le aree interne”

Un dato su cui va osservato come incide anche un tasso di risposta minore in questi territori. L’informazione infatti non è stata dichiarata per il 50% degli edifici scolastici in comuni periferici e per il 55% in quelli ultraperiferici. Rendendo difficile distinguere tra i casi in cui si tratta di un’omissione o di un’assenza effettiva. Resta comunque il fatto che la dichiarazione di presenza in queste aree del paese è molto inferiore a quella dei comuni polo.

In queste città – baricentriche in termini di servizi – in media il 37% degli edifici scolastici ha almeno un’aula di informatica al suo interno. Più della media nazionale quindi, pari al 32,4%. Ciononostante, anche tra le città principali la quota non è omogenea lungo la penisola.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Mim
(pubblicati: lunedì 26 Settembre 2022)

Se si isolano i capoluoghi, si nota come alcuni raggiungano o sfiorino il 90% di edifici scolastici dotati di aule di informatica. Tra questi spicca Pavia, con il 91,7%, seguita da Modena (87,8%). Più distanziati, ma comunque al di sopra del 70%, anche i comuni di Alessandria, Torino, Savona, Viterbo, Ancona e Pesaro e Imperia.

In 10 capoluoghi, la disponibilità di aule di informatica è dichiarata per meno del 10% degli edifici scolastici statali presenti. Si tratta di Roma, Catania, Carbonia, Forlì, Benevento, Catanzaro, Matera, Latina, Cosenza e Salerno.

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alla presenza di dotazioni informatiche rispetto al comune sono stati elaborati incrociando informazioni di fonte Mim, Istat e Ag. Coesione.

Foto: Ron Lach (Pexels)Licenza

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