Le divisioni nelle opposizioni aiutano la maggioranza in parlamento Governo e parlamento

Dall’inizio della legislatura molti provvedimenti sono stati approvati con un numero di voti piuttosto basso, tanto che la maggioranza ha rischiato di essere battuta. La scarsa coesione delle opposizioni dunque sta rendendo più semplice il lavoro in aula della coalizione di governo.

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Nelle ultime settimane abbiamo osservato come la compattezza delle forze di maggioranza in parlamento sia superiore rispetto alle opposizioni. Allo stesso tempo però occorre osservare come gli esponenti del centrodestra siano chiamati a ricoprire incarichi ulteriori. O nel governo o all’interno di altri organi parlamentari come le commissioni. Ciò fa sì che molti di loro non riescano sempre ad essere presenti in aula per votare a favore dei provvedimenti di volta in volta in discussione.

Il mancato apporto di questi parlamentari può potenzialmente creare delle difficoltà alla maggioranza. Questa infatti – nonostante il teorico ampio margine – potrebbe ritrovarsi a non avere i numeri in parlamento. Tuttavia la scarsa capacità (o la mancanza di volontà) dell’opposizione di coordinarsi per partecipare in massa al voto e affossare alcuni provvedimenti in diverse occasioni ha “salvato” la coalizione di governo.

78 le votazioni finali in cui i voti favorevoli con cui un Ddl è stato approvato sono stati inferiori rispetto al totale dei potenziali contrari. 

Si tratta, è bene precisarlo, di un ragionamento del tutto teorico. Questo presuppone infatti la contemporanea presenza in aula di tutti gli esponenti che non hanno votato la fiducia al governo Meloni e che questi votino in maniera compatta contro il provvedimento in esame. Ciò al netto delle defezioni fatte registrare nella maggioranza.

Un ragionamento che tuttavia conferma ancora una volta come la scarsa compattezza delle forze di opposizione finisca per favorire il centrodestra. Ma anche di come quest’ultimo sia meno solido di quanto si potrebbe pensare.

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Le votazioni oggetto dell’analisi

Dall’inizio della legislatura alla data del 17 aprile, tra camera e senato si sono tenute complessivamente quasi 12mila votazioni. Ciò considerando solo gli scrutini che si sono tenuti in assemblea. A questi andrebbero aggiunte le votazioni svolte in commissione, di cui però purtroppo non si hanno riscontri precisi.

Come abbiamo visto parlando dei voti ribelli, tuttavia non tutte le votazioni hanno la stessa rilevanza. Ad esempio, quando un parlamentare deve esprimersi su atti diversi dai disegni di legge (come ordini del giorno, mozioni o risoluzioni) o sugli emendamenti è più probabile che voti in maniera diversa rispetto al gruppo di appartenenza. Le varie forze politiche invece si ricompattano nel momento della votazione finale su un disegno di legge (Ddl).

Si tratta, come si intuisce, dell’ultimo voto che avviene in aula prima dell’approvazione di un Ddl, a seguito delle discussioni sugli emendamenti e sui singoli articoli del provvedimento. Proprio per questo motivo è molto interessante analizzare in quali occasioni, durante una votazione finale, la maggioranza ha rischiato di non avere i numeri.

La maggioranza ha sempre avuto numeri solidi durante le questioni di fiducia.

Come già anticipato nell’introduzione, si tratta di speculazioni puramente teoriche. In primo luogo infatti occorre evidenziare che abbiamo considerato come membri dell’opposizione tutti i parlamentari che non hanno votato la fiducia al governo Meloni. Tuttavia in questa classificazione rientrano profili diversi, inclusi esponenti del gruppo misto o appartenenti alle minoranze linguistiche. Rappresentanti che non è scontato possano essere collocati in un’ipotetica coalizione alternativa all’attuale maggioranza. Come vedremo infatti, in molte occasioni i voti favorevoli di questi esponenti (ma non solo loro) si sono aggiunti a quelli della maggioranza.

Un’altra osservazione da fare è che in alcuni casi le opposizioni hanno deciso di non ostacolare provvedimenti ritenuti necessari. Ma l’elemento forse più rilevante è che gli esponenti del centrodestra, rendendosi conto di non avere i numeri, avrebbero probabilmente cercato di rinviare la votazione per chiamare a raccolta i colleghi assenti o comunque impegnati in altre attività istituzionali. In modo che anche questi potessero dare il proprio contributo per l’approvazione del Ddl.

Al di là di tali premesse tuttavia è comunque molto interessante analizzare gli esiti di queste votazioni. Molte infatti hanno riguardato provvedimenti dalla forte componente “politica”. In queste occasioni le opposizioni avrebbero potuto essere più incisive nella loro azione in aula se fossero riuscite a coordinarsi meglio, rendendo quantomeno più difficile il compito della maggioranza.

L’andamento dei voti finali alla camera

Alla camera sono 163 gli esponenti che non hanno votato la fiducia al governo Meloni. Ne consegue che il centrodestra per avere l’assoluta certezza di riuscire ad approvare un provvedimento che non richieda maggioranze qualificate (come ad esempio le leggi costituzionali o di revisione costituzionale) dovrebbe mettere insieme almeno 164 voti favorevoli. Spesso però non si è rivelato necessario raggiungere questa soglia.

Ciò è successo in 49 occasioni. Il provvedimento approvato con il numero di voti favorevoli più basso in assoluto è la recente norma che prevede l’introduzione dell’insegnamento nelle scuole del tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. In questo caso i “Sì” sono stati appena 121 ma sono bastati. Mentre tra le fila dell’opposizione in 68 si sono astenuti e in 92 erano assenti o comunque non hanno partecipato al voto.

Questo evidenzia come in alcuni casi la volontà dell’opposizione sia stata quella di non ostacolare un provvedimento ritenuto comunque necessario. Non si tratta dell’unico caso. In 9 occasioni infatti non si sono registrati contrari. Tra queste troviamo il voto sulla legge delega per le politiche a favore delle persone anziane, quello sulla legge delega per il voto di studenti e lavoratori fuori sede e quello sulla legge per le politiche sociali e gli enti del terzo settore.

Nei casi presenti nel grafico in cui il numero di voti favorevoli è pari alla soglia minima richiesta, alcuni esponenti dell’opposizione hanno votato con la maggioranza. Per questo sono stati presi in considerazione per l’analisi.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 19 Aprile 2024)

Ci sono stati alcuni casi in cui addirittura esponenti dell’opposizione hanno fatto da stampella alla maggioranza.

34 i voti finali, tra i 49 presi in esame, in cui almeno un esponente dell’opposizione ha votato a favore di un provvedimento della maggioranza.

In 3 occasioni gli esponenti dell’opposizione che hanno votato a favore sono stati ben 12. Si tratta della già citata legge a favore delle persone anziane, della conversione del decreto legge in materia di strumenti finanziari e della conversione del decreto legge finalizzato al potenziamento della ricostruzione nei territori del centro Italia colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016.

In molti voti finali l’opposizioni avrebbe potuto essere più incisiva.

Ci sono però altri casi in cui la componente “politica” del provvedimento è molto più marcata rispetto a quelli appena vista e in cui l’opposizione avrebbe potuto essere più incisiva. Tra questi possiamo citare il voto sul divieto di produzione di carne coltivata (approvata con 159 voti favorevoli, inclusi 4 provenienti dall’opposizione), quello sulla legge contro il deturpamento dei beni culturali pensata per perseguire i manifestanti per la lotta al cambiamento climatico (138 voti favorevoli), quello sulla ratifica dell’accordo Italia-Albania in materia di immigrazione (155 favorevoli) e quello riguardante l’istituzione della commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid (132) che ha visto, tra gli altri, i voti favorevoli degli esponenti di Italia viva.

L’andamento delle votazioni finali al senato

Al senato invece la “soglia di sicurezza” per la maggioranza rispetto ai potenziali contrari è di 87 voti. Anche in questo caso non è stato sempre necessario superare questo valore per approvare un Ddl. È però interessante osservare che rispetto a Montecitorio in questo caso le situazioni a rischio sono state molte meno: 29 in totale.

Durante i voti finali la maggioranza ha rischiato meno al senato.

Questo probabilmente dipende anche dal fatto che i margini della maggioranza rispetto all’opposizione sono molto più ampi alla camera rispetto al senato. Probabilmente quindi a palazzo Madama c’è maggiore attenzione tra gli esponenti del centrodestra a essere presenti in aula nel momento delle votazioni finali.

Anche nel caso del senato si registrano situazioni in cui esponenti che non appartengono propriamente al perimetro della maggioranza hanno votato a favore di qualche provvedimento. Tra le votazioni prese in esame ciò è successo 14 volte. Tra queste, le situazioni più significative hanno riguardato il voto sulla conversione del decreto legge riguardante la presidenza italiana del G7 e quello sulla modifica delle norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. In entrambi questi casi 8 esponenti dell’opposizione si sono espressi a favore.

Anche a palazzo Madama poi ci sono state delle votazioni in cui non si sono registrate posizioni contrarie ma solo astensioni. Sono 5 in totale. Rientrano in questa categoria, il voto sulla conversione del decreto legge emanato dal governo a seguito dell’alluvione che ha colpito l’isola di Ischia nel 2022 e alcune misure riguardanti gli strumenti finanziari. A questi si aggiunge anche il voto sulla conversione del decreto sui Campi Flegrei, in cui si è registrato un solo contrario.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 19 Aprile 2024)

Anche al senato ci sono state altre situazioni dove il contenuto “politico” dei provvedimenti era più marcato. Come già visto alla camera però le opposizioni non sono riuscite a presentarsi in aula compatte e a votare contro. Possiamo citare, tra gli altri, il voto sulla legge di conversione del decreto flussi migratori (approvato con 84 voti favorevoli), quello sul Ddl in tema di deturpamento di beni culturali (85), quello sulla conversione del decreto legge sulla governance del cosiddetto Piano Mattei (85) e infine il voto sulla recente riforma in materia di voto in condotta per gli studenti (74). Quest’ultima è tra l’altro la norma approvata con il più basso numero di voti favorevoli dall’inizio della legislatura.

Foto: Comunicazione camera

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