L’accoglienza dei minori migranti in Italia #conibambini

Nell’anno che sta per finire si è assistito a un aumento nel numero di minori migranti nel nostro paese, in tanti casi anche non accompagnati. Bambini e ragazzi per la cui inclusione è cruciale il ruolo della scuola e di un sistema di accoglienza funzionante.

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Le molteplici crisi degli ultimi anni hanno portato ad aumento delle migrazioni nel mondo, secondo i dati raccolti da Unhcr, l’agenzia Onu che si occupa di rifugiati. Fughe spesso causate da persecuzioni, guerre, fame, violazioni dei diritti umani.

In molti casi colpendo direttamente la vita di bambini e ragazzi, costretti a fuggire con le proprie famiglie o anche da soli. È il caso dei minori stranieri non accompagnati (Msna), riconosciuti dalla legge del nostro paese come

(…) [ogni] minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili.

Nonostante l’anno in corso non sia ancora finito, si può già rilevare un aumento netto nel loro numero, anche in conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina. Si tratta di fenomeni in cui il ruolo del sistema di accoglienza è cruciale, in particolare nella capacità della scuola nel favorire l’accoglienza e l’inclusione.

La crescita dei minori stranieri non accompagnati

A partire dalla seconda metà del 2020, è tornato a crescere il numero di bambini e ragazzi stranieri che arrivano nel nostro paese senza accompagnamento. Una condizione che come evidente è di enorme vulnerabilità, dal momento che tutte le difficoltà connesse con l’arrivo in un paese straniero si sommano all’assenza di una figura genitoriale o comunque di riferimento.

20.032 i minori stranieri non accompagnati nel nostro paese al 30 novembre 2022.

Un aumento che nel corso di quest’anno ha raggiunto sempre nuovi picchi, mese dopo mese. A gennaio, in base ai dati raccolti dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, erano circa 11mila i minori stranieri non accompagnati nel nostro paese. Nel censimento del 30 novembre scorso sono saliti sopra quota 20mila.

I dati si riferiscono, per ciascun mese, ai minori stranieri non accompagnati (Msna) presenti nel nostro paese nell’ultimo giorno dello stesso mese. Sono tratti dai report mensili del ministero del lavoro sui minori stranieri non accompagnati presenti in Italia.

In corrispondenza del cambio di anno, il decremento nel numero di Msna è spesso più significativo che nei restanti periodi. Ciò è in parte dovuto al fatto che per numerosi minori in attesa di identificazione formale viene registrata come data di nascita il primo giorno dell’anno. Pertanto i 17enni che risultano avere come data di nascita il 1° gennaio escono dalla base dati nel mese di gennaio, cioè al compimento formale della maggiore età.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero del lavoro e delle politiche sociali
(ultimo aggiornamento: mercoledì 30 Novembre 2022)

+79,5% i minori stranieri non accompagnati in Italia rispetto a novembre 2021.

Un incremento su cui l'impatto dell'invasione dell'Ucraina è stato dirompente. Ancora a gennaio, prima dell'inizio del conflitto, la cittadinanza ucraina non compariva tra le 25 più presenti. Al 31 marzo, a poco più di un mese dall'inizio della guerra, erano oltre 1.400 i minori ucraini non accompagnati, facendone la terza nazionalità più frequente. Da aprile, come avevamo avuto modo di raccontare, sono diventati la prima nazionalità tra i Msna (3.906 minori su 14mila totali).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati ministero del lavoro e delle politiche sociali
(ultimo aggiornamento: mercoledì 30 Novembre 2022)

Questo primato si è ulteriormente consolidato. Anche se negli ultimi mesi è stata netta anche la crescita anche dei Msna egiziani, la nazionalità più frequente rimane quella del paese dell'Europa orientale. Oggi sono più di cinquemila i minori stranieri non accompagnati di origine ucraina, su 20mila totali. Ovvero oltre 1 su 4 tra quelli presenti nel nostro paese.

25,3% dei minori stranieri non accompagnati attualmente presenti in Italia sono di nazionalità ucraina.

L'impatto della guerra sull'accoglienza e l'inclusione a scuola

L'arrivo dei profughi dall'Ucraina ha posto la necessità di organizzare l'accoglienza e percorsi di inclusione. Specialmente per tanti bambini e ragazzi scappati dalla guerra, da soli o con le loro famiglie, arrivati in un paese nuovo senza sapere se e quando sarà possibile tornare nel proprio. Dovendo inserirsi in una nuova città, una nuova scuola, con nuovi compagni.

Il numero di bambini e di giovani ucraini rifugiati varia molto fra i paesi presi in esame. Il numero più alto registrato a maggio 2022 è in Polonia (528.110), a seguire troviamo la Germania (circa 290.000), la Cechia (70.530) e poi Italia, Romania, Spagna e Slovacchia (fra 30.000 e 40.000).

Numeri che hanno richiesto una risposta da parte dei diversi sistemi di accoglienza europei e anche delle istituzioni educative. Ciascun sistema scolastico Ue ha gestito l'emergenza in modo diverso. La maggior parte degli stati - tra cui il nostro - ha promosso l'integrazione nelle classi regolari, affiancata al supporto intensivo per l'apprendimento della lingua del paese ospitante. Con alterni successi anche in base al numero di minori accolti. L'Italia è uno dei paesi con la quota più elevata di bambini e giovani ucraini rifugiati iscritti nelle scuole: 27.323 sugli oltre 38mila presenti.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurydice
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Luglio 2022)

Polonia e Germania si fermano al di sotto del 40%. Ma sono anche i due paesi dell'Unione che a maggio scorso avevano accolto il maggior numero di giovani rifugiati. Rispettivamente oltre mezzo milione la prima e 290mila la seconda.

Un'altra scelta comune a molti sistemi educativi è stata offrire supporto per l'apprendimento a distanza, seguendo il curriculum ucraino. Generalmente assistendo scuole e studenti nell'accesso a piattaforme online messe a disposizione dal ministero dell’educazione di Kiev. In Italia e Germania è stato offerto supporto anche nell'apprendimento sincrono in videoconferenza, così da partecipare "in diretta" a lezioni ed esami finali.

Un altra scelta comune è stata il reclutamento di insegnanti ucraini o, come in Italia, mediatori linguistico-culturali. Mentre meno frequente nei paesi Ue è stata l'attenzione ai bisogni psicologici e sociali. Alcuni stati (tra cui la Germania) hanno esteso linee guida e raccomandazioni nazionali per promuovere il benessere emotivo degli alunni. In altri, tra cui il nostro e l'Irlanda, il materiale pedagogico è stato fornito direttamente dalle autorità educative.

Politiche e scelte emergenziali, dettate dall'arrivo della guerra nel continente europeo. Ma anche inserite nel quadro con cui ciascun paese - in via ordinaria - promuove l'inclusione di bambini e ragazzi migranti attraverso la scuola.

Il ruolo della scuola per l'accoglienza dei minori migranti

Nell'integrazione dei minori con un background migratorio il contributo del sistema scolastico è centrale. Come messo bene in luce dalle analisi di Eurydice, la scuola è il primo e principale motore di inclusione, in quanto luogo di socialità e di apprendimento. La possibilità di accedere a un'istruzione equa e di qualità - cruciale per tutte le bambine e i bambini - è ancora più decisiva per chi ha un contesto migratorio alle spalle.

Gli studenti della scuola primaria che non parlano la lingua di istruzione a casa segnalano un minore senso di appartenenza e più frequenti esperienze di bullismo a scuola.

Aspetti che chiamano in causa non solo l'istruzione formale, ma la capacità di inclusione a tutto tondo. Rendendo necessario un approccio interculturale all'educazione, ovvero la possibilità di creare spazi di comprensione reciproca basati sul dialogo e la condivisione. In gran parte dei paesi europei l'educazione interculturale è declinata in una vera e propria materia (Eurydice, 2019). In altri (come il nostro e la Svezia) è piuttosto un principio che deve essere alla base dell’intero curricolo.

13 su 42 i sistemi educativi europei che promuovono l'utilizzo di mediatori interculturali. Tra cui quelli di Italia, Spagna e Germania.

Le strategie per l'inclusione a scuola del resto variano da paese a paese. In 10 sistemi educativi europei, tra cui il nostro e quello tedesco, le autorità di livello centrale hanno adottato un piano d'azione specifico per l'inclusione degli studenti migranti nel sistema di istruzione.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurydice
(ultimo aggiornamento: martedì 1 Gennaio 2019)

In più di due sistemi scolastici su 3 invece l'integrazione scolastica di bambini e ragazzi migranti è solo una delle tante dimensioni di una strategia più ampia, che può riguardare aspetti come l'accesso ai servizi pubblici, l'inserimento nel mercato del lavoro, la sistemazione abitativa, l'apprendimento della lingua.

Solo una minoranza di paesi, tra cui Spagna, Portogallo, Slovenia, Finlandia e - fuori dall'Ue - Svizzera, si è dotata di entrambe le strategie. Ovvero un piano strategico complessivo, che riguarda vari aspetti tra cui l'istruzione, accompagnato da un piano specifico per l'accoglienza dei minori nelle scuole. Altri sistemi al contrario non hanno nessun piano specifico per l'integrazione scolastica.

Un investimento culturale sull'inclusione

In questo senso un ruolo centrale dell'integrazione è svolto dall'apprendimento della lingua. Questo per il nostro paese sembra essere un punto ancora più importante e critico, data la maggiore tendenza degli alunni che non la parlano a casa nel subire esperienze di bullismo.

Se si esaminano le esperienze di bullismo degli studenti, quelli che non parlano la lingua di istruzione a casa indicano di essere maggiormente bullizzati rispetto a coloro che la parlano, in particolare in Ungheria, Portogallo, Lituania, Cechia, Lettonia e Italia. (...) A Malta, nei Paesi Bassi e in Italia, coloro che parlano la lingua di istruzione a casa si sentono molto meglio a scuola di quelli che non la parlano.

Un aspetto che fa capire quanto l'inclusione passi anche da una maggiore apertura e da un investimento culturale sul valore del dialogo e della conoscenza reciproca. In questo, accanto alla mediazione culturale, anche il sostegno psico-sociale può essere un importante fattore di inclusione. Uno strumento che, nel nostro come in altri sistemi educativi, è però indicato solo per i minori non accompagnati, almeno stando alla lettera dei documenti ufficiali.

In Francia, Italia e Regno Unito (Inghilterra), i servizi sono destinati esclusivamente ai minori non accompagnati.

Si tratta di bambini e ragazzi che in ragione di una situazione particolarmente drammatica necessitano di ancora più tutele. Allo stesso tempo, è essenziale non trascurare il diritto all'inclusione di tutti i minori migranti, sia a scuola che nella vita quotidiana.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati utilizzati sui minori stranieri non accompagnati sono di fonte ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Foto: World Bank (Flickr) - Licenza

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