Aumenta il numero di profughi e sfollati nel mondo Migranti

Continua ad aumentare nel mondo il numero di rifugiati e sfollati, circa 91 milioni alla fine del 2020. Il numero di morti e dispersi lungo le rotte migratorie ha invece visto una leggera diminuzione, ma il tasso di mortalità rimane alto.

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Dal 2011 a oggi nel mondo è aumentato il numero di persone costrette a lasciare la propria casa o il proprio paese per sfuggire a guerre, disastri e violazioni dei diritti umani.

Nonostante un lieve miglioramento negli ultimi anni, spostarsi per cercare una vita migliore è ancora un’attività particolarmente pericolosa, che ogni anno causa migliaia di morti e di dispersi.

Le difficoltà dell’attraversare frontiere

Recentemente, lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, sono stati fermati decine di migliaia di migranti haitiani che cercavano di sfuggire all’instabilità politica, alle violenze e ai disastri naturali che hanno colpito il paese.

In queste settimane hanno fatto discutere alcune foto e video provenienti dal Texas, che mostravano guardie di frontiera a cavallo frustare migranti. Un trattamento così disumano da spingere alle dimissioni Daniel Foote, inviato speciale degli Stati Uniti per Haiti. Il governatore texano Greg Abbott ha poi creato una barricata, con centinaia di auto del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, per impedire ai migranti di attraversare il confine. Circa 13mila sono stati rimpatriati.

Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), nei primi 9 mesi del 2021 308 migranti hanno perso la vita nel tentativo di oltrepassare il confine tra Stati Uniti e Messico.

Aumenta il numero di rifugiati, sfollati e persone a rischio

Secondo l’Unhcr, nel 2020 82,4 milioni di persone erano in fuga da guerre, persecuzioni e disastri naturali, tra cui circa 34 milioni di minorenni. Una cifra che sale a 91,2 milioni se contiamo anche le persone che non rientrano in particolari categorie, ma che l’alto commissariato per i rifugiati considera comunque “a rischio”.

A person whose protection and assistance needs are of interest to UNHCR. This includes refugees, asylum-seekers, stateless people, internally displaced people and returnees.

Rispetto all’anno precedente, nel 2020 si è registrato un aumento piuttosto significativo.

+6,2% rifugiati, sfollati e persone a rischio nel 2020 rispetto al 2019, secondo l’Unhcr.

In realtà, di anno in anno il numero di rifugiati, sfollati e persone a rischio non ha fatto altro che aumentare. Il dato più elevato risale al 2014, quando il numero di profughi è aumentato, rispetto all’anno precedente, del 28,2%.

A causare questi spostamenti, secondo l’Oim, nella maggior parte dei casi sono i conflitti (37%), seguiti dai disastri naturali (18%), mentre solo nel 6% dei casi a motivare lo spostamento sarebbero ragioni di tipo economico.

I dati si riferiscono alla fine dell’anno. Come è riportato nel glossario di Unhcr, riguardo ai “rifugiati” l’Unhcr fa riferimento alla Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951, mentre con “richiedenti asilo (casi pendenti)” intende i casi di persone che hanno inoltrato una domanda di asilo che non ha però ancora avuto un esito definitivo. Gli “sfollati interni” sono le persone che hanno lasciato la propria abitazione ma non il proprio paese, che diventano “sfollati interni di ritorno” quando rientrano nella propria residenza. Sono “apolidi” le persone che non hanno la nazionalità di alcun paese, mentre le “altre persone a rischio” sono individui che non rientrano in nessuna di queste categorie ma che l’Unhcr ritiene abbiano comunque bisogno di protezione. L’Unhcr utilizza poi una categoria a parte per gli sfollati venezuelani all’estero, ovvero tutte le persone di origine venezuelana che potrebbero necessitare la protezione internazionale secondo i criteri contenuti nella dichiarazione di Cartagena ma che non hanno inoltrato una richiesta di asilo nel paese in cui si trovano.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Unhcr
(ultimo aggiornamento: martedì 28 Settembre 2021)

Più della metà di tutti i rifugiati presenti nel mondo sono sfollati interni (45,7 milioni), ovvero persone che hanno dovuto lasciare la propria residenza a causa di conflitti interni, violenza e disastri naturali ma sono rimaste all'interno dei confini del proprio paese. Stando ai dati dell'Unhcr, si tratta del gruppo più numeroso tra i profughi a livello mondiale, da almeno 20 anni a questa parte.

La mortalità lungo le rotte migratorie

Attraversare confini è molto pericoloso e ogni anno si registrano migliaia di morti e dispersi.

Fortunatamente negli ultimi anni a livello globale questo dato ha però visto un calo. Nel 2016 sono stati 8.084 i morti e dispersi lungo le rotte migratorie, mentre nel 2020 se ne sono registrati 4.255. Restano comunque cifre molto alte. Anche nel 2021, infatti, la mortalità per profughi e sfollati è stata molto elevata.

3.388 i morti e i dispersi tra i profughi a livello mondiale, nei primi 9 mesi del 2021, secondo i dati Oim.

Tra le varie rotte a livello globale, il Mediterraneo è quella che ogni anno registra il numero più elevato di morti e dispersi. Parliamo di 579 morti e 813 dispersi solo nel 2021. Seguono, come numero di morti, il confine tra Stati Uniti e Messico (308) e l'Asia meridionale (214), mentre come numero di dispersi è l'Africa settentrionale a registrare, dopo il Mediterraneo, il dato più alto (447).

I dati si riferiscono a migranti, di qualsiasi status legale, che sono morti attraversando delle frontiere esterne tra stati, nel tentativo di emigrare verso l’estero. Sono comprese in questi dati varie cause di morte, dagli incidenti fino alle morti violente, mentre sono escluse le morti all’interno di strutture di detenzione per migranti o quelle avvenute in seguito alla deportazione. Per quanto riguarda i dispersi, si tratta del numero minimo stimato dall’Oim.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Oim
(ultimo aggiornamento: lunedì 27 Settembre 2021)

Anche se negli ultimi anni il numero di morti e dispersi è diminuito, non è sceso invece il tasso di mortalità. Per quanto riguarda il Mediterraneo, ad esempio, negli anni non sono diminuiti soltanto i morti e gli scomparsi, ma anche i tentativi di attraversamento.

1,3% il tasso di mortalità nel Mediterraneo, nel 2019 (dato aggiornato al 30 settembre 2019), secondo l'Ismu.

Secondo la fondazione iniziative e studi sulla multietnicità (Ismu), il 2015 è stato l'anno con il numero più elevato di morti, ma anche quello con il tasso di mortalità più basso (3,7 ogni 1.000 sbarcati), mentre nel 2017, anno in cui, in numeri assoluti, si sono registrate molte meno morti ma anche molti meno tentativi di attraversamento, il tasso di mortalità era pari a 21,2 persone ogni 1.000 sbarcati.

 

Foto credit: Henri Bergius - licenza

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