La legge di bilancio e le attuazioni in ritardo Governo e parlamento

L’approvazione della legge di bilancio ha comportato una nuova impennata di attuazioni da pubblicare. Parliamo di 470 atti che ancora mancano all’appello. Molti dei quali bloccano l’erogazione di risorse già stanziate.

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Una delle questioni che hanno catturato l’attenzione di politica e media sul finire del 2022 è stata l’approvazione della legge di bilancio. Una norma fondamentale per lo stato che contiene, tra l’altro, diverse misure per contrastare il caro energia in supporto a istituzioni, cittadini e imprese.

Un tema però che viene spesso dimenticato nel dibattito pubblico è quello dei decreti attuativi. Atti di secondo livello come regolamenti e decreti ministeriali che spesso servono a dare operatività alle norme, definendo i contenuti di dettaglio delle misure messe in campo.

Dopo il lavoro del parlamento, l’implementazione di una legge passa nelle mani di ministeri e agenzie pubbliche. Un secondo tempo spesso ignorato ma che lascia molte norme incomplete. Vai a “Che cosa sono i decreti attuativi”

Vista la grande quantità di temi che affronta, storicamente la legge di bilancio è una di quelle norme che richiedono una grande quantità di attuazioni. E quella del 2023 non fa eccezione.

118 i decreti attuativi richiesti dalla legge di bilancio per il 2023.

In molti casi tali atti sono indispensabili per definire le modalità di erogazione dei fondi stanziati. Finché non verranno pubblicati quindi, le relative risorse resteranno congelate.

Lo stato delle attuazioni

Naturalmente per tutte le leggi può essere necessario il ricorso a decreti attuativi. In base alle informazioni messe a disposizione dall’ufficio per il programma di governo (Upg), alla data del 16 febbraio, sappiamo che le attuazioni richieste in totale per le norme varate dagli ultimi 4 governi sono 1.921. Di queste, 1.451 erano già state pubblicate e sono quindi attualmente in vigore mentre 470 (il 24,5%) ancora mancano all’appello.

Le legge di bilancio ha influito sull’aumento dei decreti attuativi richiesti e non ancora pubblicati.

Rispetto al nostro ultimo aggiornamento il numero di attuazioni mancanti è aumentato sia in termini assoluti (erano 384) che percentuali (erano il 21,6% rispetto al totale di quelle richieste). Questa nuova impennata è da attribuire in larga misura all’entrata in vigore della legge di bilancio che esamineremo nel dettaglio più avanti.

A livello generale, un primo elemento interessante da analizzare riguarda gli autori delle misure che richiedono decreti attuativi. Da questo punto di vista possiamo osservare che la maggioranza delle attuazioni è richiesta da norme varate dal governo Draghi. Parliamo di 783 provvedimenti richiesti di cui 239 ancora da pubblicare. Segue il governo Conte II con 703 attuazioni richieste di cui 69 mancanti.

Per quanto riguarda l’attuale esecutivo, il numero di decreti attuativi richiesti è ancora relativamente basso. Si tratta infatti di 151 atti in totale. Questo dato è evidentemente dovuto alle poche norme varate finora dall’inizio della legislatura e di cui abbiamo parlato in questo articolo. Possiamo dire quindi che tale numero è destinato a crescere. Un altro elemento rilevante riguarda il fatto che la maggioranza delle attuazioni richieste dalle norme del governo Meloni deve ancora essere pubblicata.

142 su 151 le attuazioni richieste dai provvedimenti del governo Meloni che ancora mancano all’appello. 

Comunque l’attuale squadra di governo ha ereditato il grosso del lavoro da fare in questo senso dai suoi predecessori. Considerate complessivamente tutte le attuazioni richieste per le misure degli ultimi 4 governi, possiamo osservare che l’ente maggiormente coinvolto è il dicastero dell’economia a cui è imputata l’emanazione di 285 decreti attuativi di cui 68 ancora da pubblicare. Seguono il ministero delle infrastrutture (209 attuazioni richieste, 53 da pubblicare) e quello dell’interno (153 attuazioni totali di cui 18 non pubblicate).

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficio per il programma di governo
(consultati: giovedì 16 Febbraio 2023)

A livello percentuale però l’istituzione più indietro risulta essere la struttura che fa capo al ministro Raffaele Fitto che ha le deleghe, tra le altre cose, al Pnrr e alla coesione territoriale. Il suo ufficio è responsabile di 4 decreti attuativi di cui nessuno ancora pubblicato. Al secondo posto troviamo invece il ministero dell’ambiente con oltre il 50% delle attuazioni ancora da emanare.

Occorre ricordare infine che una parte delle attuazioni risale addirittura alla XVII legislatura. Su questo però gli unici dati disponibili ci vengono forniti da una relazione pubblicata lo scorso gennaio. In base a questo documento sappiamo che sono 44 i provvedimenti ancora da adottare legati a norme varate tra il 2013 e il 2018.

Un quadro sulla legge di bilancio

Come già anticipato, la legge di bilancio per il 2023 è la norma varata dal governo Meloni che finora richiede il maggior numero di decreti attuativi. Gli atti di secondo livello richiesti sono 118 in totale. Un valore sostanzialmente in linea con il dato medio delle leggi di bilancio dell’ultimo decennio (120) riportato nella già citata relazione dell’Upg.

Alcuni decreti attuativi legati alla legge di bilancio non sono stati pubblicati entro il termine previsto.

Attualmente soltanto 6 attuazioni sono già in vigore (appena il 5%). Un numero così basso è certamente dovuto al fatto che la legge di bilancio è uno dei provvedimenti più recenti tra quelli approvati finora. Tuttavia occorre sottolineare che tra i decreti attuativi mancanti ce ne sono alcuni che avrebbero già dovuto essere pubblicati.

In alcuni casi infatti le stesse leggi possono prevedere un termine ultimo entro cui i ministeri devono pubblicare i decreti attuativi richiesti. Nel caso in esame tale scadenza non è stata rispettata in 14 casi. Peraltro, come già anticipato, spesso i decreti attuativi contengono indicazioni operative indispensabili per l’erogazione dei fondi stanziati. Ad esempio l’indicazione dei criteri con cui selezionare i soggetti beneficiari o le modalità con cui i potenziali interessati devono inoltrare la domanda di finanziamento. Senza questi atti quindi le risorse stanziate restano sostanzialmente sulla carta.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficio per il programma di governo
(consultati: giovedì 16 Febbraio 2023)

Nel caso della legge di bilancio, 6 decreti attuativi per cui è già scaduto il termine di pubblicazione bloccano l’erogazione di risorse per circa 60 milioni di euro. L’atto mancante più significativo tra questi è un decreto richiesto al ministero del turismo che avrebbe dovuto definire termini e modalità per l’erogazione di un fondo da 30 milioni destinato all’ammodernamento e alla messa in sicurezza degli impianti sciistici. Un atto che avrebbe dovuto essere emanato entro il 31 gennaio.

3,56 miliardi € le risorse stanziate dalla legge di bilancio ma bloccate per la mancanza dei relativi decreti attuativi.

Tra i decreti che ancora mancano all’appello poi ce ne sono altri 31 il cui termine di scadenza è compreso tra il 28 febbraio e il 31 marzo. I ministeri quindi in teoria non avranno molto tempo per pubblicare tali atti. Tra questi, ce ne sono 2 che da soli potenzialmente potrebbero bloccare il processo di erogazione per quasi 1 miliardo di euro

Si tratta di:

  • termini e modalità per l’erogazione di un fondo da 500 milioni per l’acquisto di generi alimentari di prima necessità, di competenza del ministero dell’agricoltura;
  • termini e modalità per la ripartizione tra enti territoriali di un fondo da 400 milioni per contrastare il caro energia, di competenza del ministero dell’interno

Il primo di questi 2 decreti dovrebbe essere emanato entro il 2 marzo mentre il secondo entro la fine dello stesso mese.

L’importanza del monitoraggio

Il fatto che la situazione attuale non sia così critica come nel 2020, quando le attuazioni mancanti erano oltre il 70%, probabilmente ha contribuito al generale calo di attenzione su questo tema. È invece di fondamentale importanza continuare a monitorare questi aspetti.

La mancanza dei decreti attuativi blocca l’erogazione di risorse già disponibili.

Sebbene la legge di bilancio sia evidentemente il caso più eclatante, non è l’unico per cui la mancanza dei decreti attuativi blocca potenzialmente l’erogazione di risorse già stanziate. Secondo la già citata relazione dell’Upg infatti altri 2 miliardi circa stanziati dai decreti legge emanati dal governo Meloni sarebbero vincolati all’emanazione di decreti attuativi. Parliamo quindi in totale di circa 5 miliardi e mezzo di risorse potenzialmente già disponibili ma congelate in attesa delle relative indicazioni per l’attuazione.

Un massiccio sforzo in termini di smaltimento di attuazioni mancanti era stato profuso dal governo Draghi che aveva anche introdotto un nuovo metodo di lavoro. Questo prevedeva lo stralcio di decreti attuativi non più necessari a causa della modifica delle norme a cui erano legati e uno stretto coordinamento nell’attività svolta dai ministeri. Inoltre era stato individuato all’interno di ogni amministrazione un ufficio referente per le attuazioni ed erano stati introdotti degli obiettivi mensili ad hoc per ogni struttura coinvolta.

Purtroppo non è chiaro se con il nuovo esecutivo questa modalità di lavoro sarà mantenuta o meno. In effetti l’articolo 8-bis del decreto legge 77/2021 ha disposto il rafforzamento della rete governativa permanente per l’attuazione del programma di governo. Nella relazione dell’Upg però non vi si trova nessun riferimento ma semplicemente un auspicio affinché gli enti coinvolti pubblichino tempestivamente i decreti attuativi di loro competenza.

Si auspica che i Ministeri riescano ad assicurare costantemente la tempestiva attuazione dei provvedimenti di loro competenza […] per assicurarne la tempestiva attuazione rispettando i termini di adozione previsti.

Le norme attualmente in vigore d’altronde non prevedono conseguenze negative per i ministeri inadempienti. Per questo motivo è di fondamentale importanza mantenere alta l’attenzione su questo fronte.

Foto: GovernoLicenza

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