Italia a 3 punti dall’obiettivo del 33% sugli asili nido #conibambini
Nel 2022 sono saliti a 30 i posti in asili nido e servizi prima infanzia ogni 100 bambini residenti in Italia. Un aumento in parte dovuto alla crescita dei posti, in parte al calo delle nascite. Restano divari territoriali su cui intervenire.
martedì 27 Agosto 2024 | Povertà educativa
- 30 posti nei servizi prima infanzia ogni 100 bambini nel 2022. In aumento rispetto ai 28 del 2021.
- Un incremento dovuto sia alla crescita dei posti che alla denatalità.
- 11 le regioni al di sopra della soglia del 33%. Erano 6 nel 2021.
- 37 i posti ogni 100 bambini nei comuni polo, 23 nelle aree interne.
- Divari anche tra le città: oltre 60% a Nuoro, Sassari e Ferrara, meno di 10 a Barletta, Catania e Campobasso
Tra 2021 e 2022 è cresciuta l’offerta di posti in asili nido e servizi prima infanzia. In questo periodo è infatti passata da 28 a 30 posti ogni 100 bambini con meno di 3 anni residenti in Italia.
Il nostro paese si avvicina quindi all’obiettivo del 33% fissato originariamente in sede europea, e poi codificato anche nella normativa nazionale con il decreto legislativo 65/2017.
Lo Stato promuove (…) il progressivo consolidamento, ampliamento, nonché l’accessibilità dei servizi educativi per l’infanzia, anche attraverso un loro riequilibrio territoriale, con l’obiettivo tendenziale di raggiungere almeno il 33 per cento di copertura della popolazione sotto i tre anni di età a livello nazionale
Mancano quindi 3 punti a quell’obiettivo, concordato nel consiglio europeo di Barcellona del 2002, mentre resta sullo sfondo il target da raggiungere entro il 2030. Durante la pandemia, nell’ottica di potenziare l’educazione pre-scolare, le istituzioni europee hanno infatti stabilito una nuova soglia al 45% (commisurata rispetto alla situazione di partenza del paese).
Abbiamo approfondito come l’avvicinamento agli obiettivi europei sia dovuto a due fattori. Da un lato, si registra un incremento dell’offerta di posti autorizzati tra 2021 e 2022. Dall’altro incide molto anche il calo della domanda potenziale, legata al crollo delle nascite in corso da diversi anni. Come vedremo, restano inoltre ampi i divari territoriali, tanto tra città e aree interne, quanto tra gli stessi capoluoghi.
Le cause dell’avvicinamento agli obiettivi Ue sugli asili nido
Nel corso dell’ultimo decennio, è aumentata di quasi 10 punti l’offerta di posti in asili nido e servizi per la prima infanzia in rapporto alla popolazione tra 0 e 2 anni.
Nel 2013, primo anno della serie storica, erano 22,5 i posti ogni 100 bambini sotto i 3 anni. Questa quota è cresciuta progressivamente di anno in anno, attestandosi su 23 posti nel biennio 2014-15 e salendo a circa 25 tra 2017 e 2018. Per poi raggiungere i 27 posti nel pre-Covid e i 28 posti del 2021.
In uscita dalla pandemia, i posti disponibili sono 30 ogni 100 bambini. Una crescita di 2 punti rispetto al 2021 e di 7,5 dal 2013.
Nel 2022 obiettivo 33% sugli asili nido a 3 punti di distanza
Numero di posti disponibili in asili nido e servizi prima infanzia per 100 residenti tra 0 e 2 anni (2013-22)
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: mercoledì 3 Luglio 2024)
L’aspetto che però non va trascurato è il fatto che l’avvicinamento agli obiettivi europei è l’esito di due fattori concomitanti. In primo luogo, si registra un’effettiva crescita dell’offerta tra pre e post-pandemia. Nel 2019 i posti autorizzati erano 361mila, calati a 350mila unità nel biennio 2020-21. Nel 2022 l’offerta sale a 366mila posti, il dato più alto della serie storica: +4,5% rispetto al 2021, +1,5% rispetto al periodo pre-pandemia.
Ma la crescita dal rapporto posti-bambini nell’intero periodo si spiega anche con il calo dell’utenza potenziale. Agli inizi della serie storica, nel 2013-14, i residenti con meno di 3 anni in Italia erano circa 1,6 milioni. Già prima della pandemia erano scesi sotto la soglia degli 1,4 milioni. Nel 2022 sono diventati poco più di 1,2 milioni: un calo del 9% rispetto al 2019 e addirittura del 24% rispetto al 2013.
-9% i residenti tra 0 e 2 anni tra prima e dopo la pandemia.
Questa tendenza demografica fa sì che basti anche un aumento moderato dell’offerta per aumentare il rapporto tra posti e bambini. Potenzialmente, persino una diminuzione dell’offerta effettiva – se resta inferiore alla velocità con cui cala la popolazione minorile – basterebbe per aumentare il rapporto.
Sarebbe però controproducente puntare solo su questo secondo fattore per raggiungere gli obiettivi europei. Per diverse ragioni, è necessario che continui ad essere anche la crescita effettiva dei posti a sostenere lo sforzo di avvicinamento alle soglie target. In primo luogo, perché quei target per il nostro paese sono funzionali proprio a invertire (o perlomeno rallentare) il trend di denatalità.
Secondo, perché dietro un obiettivo misurato in chiave nazionale resta un paese con tanti livelli di offerta differenti. In alcuni casi, già sopra la nuova soglia del 45%. In altri, a 20 punti o più da quella precedente del 33%.
Un paese con tante velocità diverse sugli asili nido
Nel 2022 salgono a 11 le regioni al di sopra della soglia del 33%. A queste si può aggiungere il Piemonte che con il 32,7% l’ha sostanzialmente raggiunta. Si tratta di un dato rilevante, dal momento che nel 2021 erano 6 le regioni che la raggiungevano. Tuttavia, non deve far trascurare l’ampiezza delle distanze esistenti nel paese.
Oltre la metà delle regioni ha raggiunto la soglia del 33% sui nidi
Numero di posti disponibili in asili nido e servizi prima infanzia per 100 residenti tra 0 e 2 anni (2022)
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: mercoledì 3 Luglio 2024)
Le maggiori regioni del mezzogiorno, che pure in questi anni hanno visto un incremento importante rispetto all’offerta da cui partivano, continuano a collocarsi agli ultimi posti della classifica.
In particolare Calabria, con 15,7 posti ogni 100 bambini, Sicilia e Campania, con un rapporto rispettivamente del 13,9% e del 13,2%. La Puglia ha superato la soglia psicologica del 20%, così come si attestano tra 20 e 30% altre regioni del sud continentale: Basilicata, Molise e Abruzzo. Con 35,2 posti ogni 100 bambini, la Sardegna nel 2022 si colloca invece in linea con le altre regioni del centro-nord.
Restano i due divari: nord-sud e città-aree interne
In passato, abbiamo avuto modo di raccontare come sull’offerta di asili nido e servizi prima infanzia vi siano due fratture nel paese.
La prima, facilmente riconoscibile a partire dai dati regionali, è quella tra centro-nord e mezzogiorno. La seconda, per cui occorre approfondire in chiave almeno comunale il dato, è quella tra le città maggiori e le aree interne.
Nel 2022 nei comuni polo, baricentrici in termini di servizi, era presente in media un’offerta superiore alla soglia obiettivo stabilita in sede Ue. Sono infatti 37 ogni 100 bambini i posti disponibili nelle città. Il rapporto scende al 27% nei comuni di cintura, gli hinterland delle città polo. Nelle aree interne, i territori del paese più lontani dai principali servizi, cala a 23 posti ogni 100 minori.
Con varie gradazioni: nei comuni intermedi, da cui si impiegano tra 27 e 40 minuti per raggiungere i poli, l’offerta si attesta sul 24%. In quelli periferici (tra 41 e 67 minuti dai poli) è al 22,5% circa. In quelli ultraperiferici (a oltre 67 minuti dal polo più vicino) scende sotto i 18 posti ogni 100 bambini.
Nel 2022 l’offerta di asili nido resta disomogenea sul territorio
Posti in asili nido e servizi prima infanzia per 100 residenti 0-2 anni nei comuni italiani (2022)
Il dato misura l’offerta di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia, nel settore pubblico e in quello privato.
A causa della natura associativa del fenomeno, come specificato nei metadati di Istat, la disaggregazione dei dati a livello comunale ha richiesto l’introduzione di una componente di stima. Va inoltre osservato che vi sono forme di associazione, meno strutturate, che non sono rappresentate dai dati a livello comunale.
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: mercoledì 3 Luglio 2024)
Anche tra le città vi sono comunque ampi divari in termini di rapporto tra posti disponibili e popolazione con meno di 3 anni residente. Prendendo i capoluoghi, 32 presentano un livello di offerta di nidi e servizi per la prima infanzia che già supera la nuova soglia del 45% fissata in sede Ue. In 29 casi, si tratta di comuni del centro-nord, con le 3 eccezioni concentrate in Sardegna.
Ai primi posti Nuoro (82,1 posti autorizzati ogni 100 minori), Sassari (61,5%) e Ferrara (60%). Seguono Siena (59,7%), Bergamo (58%), Forlì (58%), Lecco (56,2%) e Firenze (55,4%).
Sono 9, tutti collocati nel mezzogiorno, i comuni che non raggiungono i 15 posti ogni 100 bambini. Si tratta di Caserta (14,9%), Palermo (12,8%), Isernia (12,4%), Andria (11,2%), Ragusa (10,7%), Messina (10,3%), Barletta (8,3%), Catania (8%) e Campobasso (7%).
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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi ad asili nido e servizi prima infanzia sono stati elaborati a partire da fonte Istat, incrociati con i dati demografici (demo.istat) e con quelli relativi alla classificazione per aree interne di fonte dipartimento per la coesione territoriale.
Foto: Mats Eriksson (Flickr) – Licenza