Il ruolo dei comuni per il rilancio della cultura Bilanci dei comuni

Il settore culturale ha subito un rallentamento durante la pandemia. Per la ripresa sono necessari sia interventi a livello centrale che azioni mirate sul piano locale.

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L’ambito culturale ha una certa importanza per l’economia italiana. Per arginare le perdite del settore dovute alla pandemia, sono previsti dei sostanziali investimenti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Questi interventi di natura straordinaria devono essere sostentati anche da azioni locali mirate.

In particolare, nel Pnrr sono previsti 5,7 miliardi di euro compresi quelli del fondo complementare e del piano strategico grandi attrattori culturali, che ha lo scopo di rafforzare le grandi infrastrutture culturali italiane. Gli interventi previsti sono piuttosto vari e sono indirizzati sia al pubblico che ai privati. In particolare, uno dei settori su cui ci si concentra è quello museale che ha visto un calo importante, soprattutto in coincidenza con i periodi in cui gli spostamenti erano stati limitati ia causa delle norme anti contagio.

Istat rileva che nel 2020 il 60% della popolazione ha partecipato ad almeno una attività di intrattenimento fuori casa, un dato in ribasso rispetto al 2019 quando questa percentuale si assestava al 64,6%. Questa diminuzione influenza tutte le attività culturali, arrivando a colpire in particolare gli spettacoli teatrali (-4,6%) e le visite alle mostre (-4,5%). Un dato importante, considerando la quantità di musei presente in Italia e il flusso turistico che generavano prima della pandemia.

Compongono il dato tutti i musei e gli altri luoghi espositivi statali e non statali a carattere museale presenti sul territorio nazionale. Sono incluse le aree e i parchi archeologici, i monumenti e le altre strutture espositive permanenti destinate alla pubblica fruizione. Sono invece esclusi dalla rilevazione gli istituti che espongono esclusivamente esemplari viventi, le istituzioni che organizzano solo esposizioni a carattere temporaneo, le gallerie a scopo commerciale, gli istituti che non prevedono accesso del pubblico e i musei interamente digitali.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 7 Marzo 2022)

 

La Toscana risulta essere la regione con la maggior quantità di musei e monumenti di interesse storico-artistico (553). Seguono Emilia-Romagna (454) e Lombardia (433). Al contrario, si trovano minori luoghi espositivi nella Valle d'Aosta (60), in Basilicata (48) e in Molise (41). La Toscana è anche una delle regioni che nel 2018 ha registrato il maggior numero di visitatori (23,6 milioni), seconda solo al Lazio (28,2 milioni).

Le spese dedicate ai musei sono solo una parte delle potenziali uscite che riguardano il mondo della cultura. In questo ambito anche i comuni prevedono delle voci all'interno del bilancio.

La spesa per la cultura nei bilanci dei comuni

Tra le uscite delle amministrazioni locali, c'è una missione interamente dedicata alla tutela e alla valorizzazione dei beni e delle attività culturali. Al suo interno, sono comprese due voci: "valorizzazione dei beni di interesse storico" e "attività culturali e interventi diversi nel settore culturale".

Nella prima, si considerano tutti gli interventi legati alla ristrutturazione e alla tutela dei luoghi di interesse storico come ad esempio i monumenti. Sono comprese inoltre le spese legate alla ricerca e alla divulgazione culturale, oltre ai contributi per la manutenzione di biblioteche, musei e teatri.

Nella seconda, sono inserite tutte le uscite dedicate alla regolamentazione delle attività culturali e alla gestione delle biblioteche comunali. Si trovano anche i sostegni economici per le minoranze linguistiche e le attività di culto.

Non sono invece comprese nelle voci tutti gli interventi dedicati al turismo, che sono inseriti all'interno di una missione apposita.

I dati mostrano la spesa per cassa legata alla tutela dei beni culturali. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti non sono disponibili i dati di Napoli, Palermo, Catania e Messina perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2020.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: lunedì 7 Marzo 2022)

Tra le città più popolose, Trieste e Firenze sono quelle in cui le uscite superano i cento euro pro capite. Infatti, si attestano rispettivamente a 131,67 e 117,16 euro pro capite. Seguono Bologna (73,83) e Venezia (71,41). Si trovano in fondo Torino (51,06 euro pro capite), Genova (47,86) e Bari (20,06).

I cinque grandi comuni che spendono maggiormente per questa missione sono noti a livello internazionale per ciò che possono offrire dal punto di vista storico e culturale. È quindi interessante andare ad analizzare come le spese di queste città d'arte italiane sono cambiate nel corso degli ultimi cinque anni.

I dati mostrano la spesa per cassa legata alla tutela dei beni culturali. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con popolazione superiore a 200mila abitanti, sono state considerate le 5 che hanno speso di più per la voce considerata nel 2020.

FONTE: openpolis - consuntivi 2016-2020
(ultimo aggiornamento: lunedì 7 Marzo 2022)

Gli andamenti di queste cinque grandi città si sono mantenuti stabili. L'unica eccezione è il picco di spesa registrato a Trieste nel 2018 di 326,5 euro pro capite, un valore particolarmente alto rispetto a quello dell'anno precedente (93,49). Trieste è pure il comune in cui le uscite tra il 2016 e il 2020 sono aumentate maggiormente (+35,34%). Segue Firenze (+22,53%) che però spende il 19,73% in meno rispetto all'anno precedente.

Considerando la totalità delle amministrazioni italiane, la spesa pro capite media per la valorizzazione della cultura si assesta nel 2020 a 28,21 euro pro capite. Mediamente, i comuni della provincia autonoma di Bolzano sono quelli che registrano le uscite più ampie (108,40 euro pro capite). Sono seguiti da quelli di Sardegna (85,50) e Valle d'Aosta (71,60). Questi sono tutti territori a statuto speciale. Al contrario, gli enti locali che riportano spese medie più basse sono quelli piemontesi (16,18 euro pro capite), quelli molisani (15,82) e quelli liguri (14,23).

Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.

I dati mostrano la spesa per cassa legata alla tutela dei beni culturali. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: lunedì 7 Marzo 2022)

Tra i comuni italiani, il borgo aquilano di Santo Stefano di Sessanio è quello che spende di più per la cultura con 3.104,03 euro pro capite. Le altre tre amministrazioni in cui le uscite superano i mille euro pro capite sono Las Plassas (Sud Sardegna, 1.459,34), San Benedetto Belbo e Vinadio, entrambe in provincia di Cuneo rispettivamente con 1.073,97 e 1.032,62 euro pro capite di spesa.

 

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un'attività di monitoraggio civico dei dati, con l'obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto credit: Matteo Maretto  - licenza

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