Gli investimenti dei comuni nei beni e nelle attività culturali Bilanci dei comuni

Il comparto culturale rimane uno dei più colpiti dalla pandemia. Le amministrazioni locali possono investire e sostenere il settore, attraverso una missione dedicata nei bilanci comunali.

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La cultura e la valorizzazione del grande patrimonio culturale italiano possono rappresentare un asset strategico per la ripresa post-pandemia del paese. Questo indirizzo, tuttavia, deve essere necessariamente sostenuto da politiche territoriali mirate.

Dopo mesi di inattività e incertezze dell’intero comparto, il settore della cultura continua a essere uno di quelli maggiormente colpiti dalla crisi innescata dall’emergenza Covid.

Lo scorso 18 gennaio il ministero della cultura ha nominato Procida, piccola isola a largo della costa amalfitana, capitale italiana della cultura per il 2022. Per la prima volta in 7 anni questo riconoscimento viene assegnato a un piccolo comune.

Negli stessi giorni, inoltre, il governo ha deciso che dopo mesi di chiusura i musei possono riaprire, seppur esclusivamente nelle regioni “gialle”.

Sia in un caso che nell’altro si tratta di iniziative importanti, che tuttavia fanno ancora i conti con l’incertezza legata all’andamento dei contagi.

Il visitatore (pagante o non pagante) è definito alla singola attività di accesso. L’indagine di Istat è parte di dati relativi alla produzione, distribuzione e fruizione di beni e servizi culturali in Italia e forniscono un panorama dei fenomeni e delle tendenze che caratterizzano il settore culturale nell’anno di riferimento.

FONTE: Elaborazione openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Con oltre 33 milioni di visitatori è il Lazio la regione con strutture museali statali e non statali maggiormente frequentate nel 2019. Seguono Toscana (24 milioni), Campania (13,1), Lombardia (10,2) e Veneto (9,7).

In coda alla classifica Abruzzo e Molise, rispettivamente con 407mila e 162mila visitatori nel 2019.

Non è solo quello relativo ai musei l'unico aspetto culturale che deve essere incentivato nelle città. Teatri, musica, concerti e tanto altro possono concorrere alle politiche di promozione della cultura su un territorio.

I comuni, in questo senso, possono recitare una parte importante.

Le spese dei comuni per tutela e valorizzazione della cultura

Alla cultura nei bilanci comunali è dedicata un'intera missione, chiamata "Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali". Questa è divisa in due voci: "Valorizzazione dei beni di interesse storico" e "Attività culturali e interventi diversi nel settore culturale".

Nella prima sono comprese le spese per tutela, sostegno, ristrutturazione e manutenzione di beni di interesse storico, artistico e culturale, oltre che del patrimonio archeologico e architettonico. Sono inclusi in questa voce anche gli investimenti per la ristrutturazione di biblioteche, pinacoteche, musei, gallerie d’arte, teatri e luoghi di culto (se di valore e interesse storico).

Nella seconda vengono inserite le spese per la regolamentazione delle strutture culturali (compresi musei, biblioteche, gallerie d’arte, teatri, sale per esposizioni, giardini zoologici e orti botanici, acquari, arboreti, etc.), ma anche il sostegno economico alle manifestazioni e alle attività culturali, oltre a quelle di culto.

Questa parte del bilancio non comprende il sostegno a strutture o iniziative finalizzate direttamente al turismo.

I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti, non sono disponibili i dati di Palermo e Catania perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Tra i grandi comuni più popolosi è Firenze quello a investire di più per i beni e le attività culturali: 145,96 euro pro capite. L'unica altra grande città a spendere più di 100 euro pro capite è Trieste (121,33). Più indietro Verona (86,12), Milano (83) e Padova (72,43).

I comuni con più di 200mila abitanti che spendono meno sono tutti del sud: Bari (39,72), Napoli (18,47) e Messina (11,82).

Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.

I dati mostrano per ogni comune italiano la spesa totale e la spesa pro capite destinata alla tutela e valorizzazione di beni e attività culturali. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Non sono disponibili i dati di alcuni comuni perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Allargando lo sguardo a tutti i comuni, invece, è Las Plassas, nella provincia del Sud Sardegna, a investire la cifra più alta in Italia: 1.832,92 euro pro capite, seguito da altri due piccoli centri, rispettivamente in Piemonte e Abruzzo.

Tra i primi 15 comuni del paese, 5 si trovano in Sardegna. Dove tutte le amministrazioni locali spendono in media 88,75 euro pro capite, molto di più della media nazionale (29,43) e seconde solo ai comuni della provincia autonoma di Bolzano.

Analizziamo quindi nel dettaglio la situazione nell'isola.

I dati mostrano la spesa per cassa riportata nella voce di bilancio “tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali”. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Il dato non è disponibile per i comuni segnati in grigio.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Dopo la già citata Las Plassas, l'amministrazione che spende di più in Sardegna è Boroneddu (Oristano), con 1.143,63 euro pro capite. La provincia all'interno della quale i comuni investono di più è Sud Sardegna (125,07 euro in media), seguita da Oristano (105,88), Sassari (84,04), Nuoro (72,87) e Cagliari (61,37).

L'amministrazione comunale del capoluogo sardo sostiene il comparto cultura con 74,53 euro pro capite in bilancio.

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un'attività di monitoraggio civico dei dati, con l'obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto credit: Matt Twyman - licenza

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