I primi mesi della XIX legislatura in numeri Governo e parlamento

Sono passati 2 mesi dal giuramento dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Ripercorriamo attraverso i dati l’attività svolta da governo e parlamento.

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Lo scorso 22 ottobre si è insediato ufficialmente l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, il primo della XIX legislatura. Sono passati quindi circa 2 mesi dall’insediamento di governo e parlamento ed è forse un buon momento per tracciare un primo – seppur molto parziale – bilancio dell’attività svolta.

L’inizio della legislatura è sempre un momento di passaggio. Devono ricostituirsi infatti i vari organi che compongono il parlamento: dagli uffici di presidenza di camera e senato, ai gruppi parlamentari e le commissioni. Lo stesso dicasi per il governo. Dopo la scelta di ministri e sottosegretari infatti si è resa necessaria la pubblicazione di un decreto legge ad hoc per la riorganizzazione dei ministeri. Devono inoltre essere attribuite le deleghe ai vari componenti dell’esecutivo. Operazione che, peraltro, non si è ancora conclusa.

Questo momento di transizione tra la vecchia e la nuova legislatura tuttavia giunge in un momento molto complesso. La scelta di far cadere il governo Draghi e di andare a elezioni in autunno – un unicum nella storia repubblicana del nostro paese – ha determinato il fatto che, sin dal loro insediamento, parlamento e governo si sono ritrovati con l’agenda ingolfata.

Sono molte infatti le questioni sul tavolo che dovranno essere affrontate entro la fine dell’anno. Dall’approvazione della legge di bilancio alla questione legata alle scadenze del Pnrr, fino alla conversione dei numerosi decreti legge che l’esecutivo ha emanato in questi primi mesi dall’insediamento. Temi a cui la politica è chiamata a dare risposte concrete in maniera anche piuttosto rapida. Di fronte a scadenze così ravvicinate, non sono concesse pause. I dati ci possono fornire qualche indicazione utile per valutare l’attività svolta sin qui.

Quanto si sono riunite le camere e il governo

Un primo elemento interessante da analizzare riguarda il numero di sedute svolte dal parlamento. Al 21 dicembre, le plenarie sono state 25 alla camera e 20 al senato. In media quindi a Montecitorio si è svolta all’incirca una sessione plenaria ogni 2,8 giorni. A palazzo Madama invece una ogni 3,5 giorni. Il motivo di questo sfasamento può essere attribuito al fatto che a palazzo Madama le sessioni plenarie e quelle delle commissioni raramente si svolgono in parallelo.

45 le sedute di camera e senato svolte dall’inizio della legislatura.

Ovviamente l’attività di camera e senato non si svolge solo in aula ma anche nelle commissioni e negli altri organismi che le compongono. Tuttavia questo è un primo dato utile per valutare la mole di lavoro fatta nei primi 2 mesi della legislatura. 

Come vedremo meglio tra poco, in questo periodo il parlamento ha dato il via libera ad una sola legge. Le sedute svolte finora quindi sono servite principalmente per fini diversi da quello legislativo. In primo luogo, come già detto, il parlamento ha conferito la fiducia al governo. Sono poi stati assegnati gli incarichi ed è stata definita la composizione di vari organismi interni alle camere.

Oltre a ciò si sono svolte numerose informative e comunicazioni da parte di componenti dell’esecutivo su vari temi. Dai vertici europei alla guerra in Ucraina, fino alla questione migratoria e ai tragici eventi avvenuti sull’isola di Ischia. A ciò si devono aggiungere poi le sessioni dedicate alle interrogazioni presentate dai parlamentari ai componenti del governo su svariati temi.

Parallelamente, si sono svolti 10 consigli dei ministri (Cdm). Sedute a cui possono partecipare con diritto di voto solo il presidente del consiglio e i ministri, oltre al sottosegretario alla presidenza del consiglio che però svolge solo funzione verbalizzante.

13 ore circa, la durata complessiva dei consigli dei ministri svolti dall’insediamento del governo Meloni.

È in questo consesso che viene definita la strategia dell’esecutivo. Sempre il Cdm inoltre delibera i diversi decreti legge, decreti legislativi e disegni di legge. I decreti legge emanati in particolare, come vedremo, sono stati molteplici.  

L’attività legislativa

Come già anticipato, quella legislativa non è stata l’attività preponderante in questi primi 2 mesi, almeno per quanto riguarda il parlamento. Dal 13 ottobre (data di insediamento delle camere) a oggi infatti camera e senato hanno dato il via libera a una sola legge. Si tratta peraltro della conversione del cosiddetto decreto aiuti ter. Misura varata dal governo Draghi e risalente quindi alla precedente legislatura.

Peraltro questo Ddl è stato affrontato alla camera nell’ambito della commissione speciale sugli atti del governo. Un organo temporaneo (si è sciolto lo scorso 9 novembre) creato per sopperire alla mancanza delle commissioni e affrontare i provvedimenti più urgenti.

L’unica legge approvata sinora quindi ha goduto di un iter semplificato rispetto alla normalità. Nessuna iniziativa legislativa presentata dal governo o dai parlamentari attualmente in carica è invece ancora giunta a conclusione.

1.118 le proposte di legge già presentate dall’inizio della XIX legislatura.

Per la maggioranza di queste proposte l’iter non è nemmeno iniziato. In 247 casi è stata almeno individuata la commissione competente a discutere il Ddl, altre 850 proposte invece non sono ancora state nemmeno assegnate. Al di là dell’unico Ddl già approvato, la proposta che attualmente è in fase più avanzata riguarda la conversione del cosiddetto decreto aiuti quater che risulta attualmente “all’esame dell’assemblea” del senato. Oltre a questo Ddl, le altre che si trovano in fase più avanzata sono “in corso di esame in commissione”. Si tratta di 19 disegni di legge.

Nella categoria “altro” sono raggruppate le proposte di legge presentate dai consigli regionali, di iniziativa popolare e del Cnel.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: venerdì 16 Dicembre 2022)

Tra queste proposte, 5 sono di iniziativa del governo e 14 dei parlamentari. Le 32 proposte complessive presentate dai consigli regionali, dal consiglio nazionale per l’economia e il lavoro e dai cittadini attraverso la raccolta di firme rientrano invece tra quelle per cui l’iter non è ancora iniziato.

Se da un lato il fatto che in 2 mesi sia stata approvata definitivamente una sola legge può essere considerato fisiologico in questa fase iniziale della legislatura, dall’altro si tratta comunque di un elemento da non sottovalutare. Nelle prossime settimane e mesi infatti si prospetta un periodo particolarmente intenso per camera e senato.

Il governo Meloni e i decreti legge

Per quanto riguarda più nello specifico l’attività dell’esecutivo, un dato interessante riguarda il significativo numero di decreti legge pubblicati. In 2 mesi di lavoro infatti il governo Meloni ne ha già emanati 9.

Un dato certamente rilevante anche se negli ultimi anni c’è chi ne ha pubblicati di più. Facendo un confronto sui primi mesi di attività degli esecutivi delle ultime 4 legislature infatti possiamo osservare che al primo posto si trova il governo Berlusconi IV con 10 decreti legge pubblicati in 2 mesi nel 2008. Al terzo posto invece i governi Draghi e Renzi con 7. Il meno prolifico da questo punto di vista è stato il governo Monti con 5 Dl emanati.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: venerdì 16 Dicembre 2022)

I numeri dell’attuale esecutivo non si discostano di molto rispetto a quelli dei suoi predecessori quindi. Detto questo, è sempre opportuno ricordare che i decreti legge devono essere convertiti in legge dalle camere entro 60 giorni. Questo costringerà il parlamento, che attualmente sta concentrando la propria attenzione sulla legge di bilancio, a un super lavoro nelle prossime settimane.

I Dl nascevano per risolvere situazioni straordinarie e urgenti, ma sempre più spesso sono utilizzati per implementare l’agenda di governo e bypassare il dibattito parlamentare. Vai a “Che cosa sono i decreti legge”

Il meno recente tra questi decreti è il famoso Dl anti rave, fonte di tante polemiche, che è già stato approvato al senato ed è adesso al vaglio della commissione giustizia della camera. Per non decadere, questo Dl dovrebbe concludere il suo iter entro il 30 dicembre. Restano quindi solo 9 giorni per la conversione. Anche per questo motivo il governo ha annunciato che porrà la sua prima fiducia sul provvedimento.

27,2 media dei giorni che restano al parlamento per convertire i decreti legge emanati dal governo Meloni.  

L’ultimo decreto legge, quello contenente le norme per le elezioni della prossima primavera, è entrato in vigore invece il 12 dicembre scorso. Al parlamento restano quindi 51 giorni per convertirlo.

Le criticità legate alla proliferazione dei decreti legge

È chiaro che su un numero così importante di decreti legge emanati in poco tempo incide anche il contesto internazionale particolarmente complesso. Ciò però non toglie che l’eccessiva proliferazione di questi atti comporta alcuni problemi da non sottovalutare.

In primo luogo, il fatto che questa dinamica imponga al parlamento tempi strettissimi per la conversione. La sovrapposizione di molti decreti da dover discutere in contemporanea o quasi, infatti, in molti casi impedisce alla camere di entrare realmente nel merito delle questioni. Per cui l’approvazione del decreto segue esclusivamente logiche politiche legate alla compattezza della maggioranza.

In passato però è capitato spesso che ciò non bastasse. Limitando l’analisi al periodo – particolarmente difficile – dell’esplosione dell’emergenza pandemica fino ad oggi infatti possiamo osservare che in moltissimi casi il parlamento non è riuscito a rispettare il termine dei 60 giorni per la conversione in legge dei decreti che quindi sono decaduti.

Anche se comprensibile, l’eccessivo ricorso ai decreti legge comporta dei problemi.

È successo per 12 Dl varati dal governo Conte II (il 22% circa del totale) e per 20 del governo Draghi (il 31,3%). Spesso in questi casi, come abbiamo raccontato in precedenza, per evitare che le misure contenute in tali decreti perdessero di efficacia, il parlamento ha fatto ricorso ad alcuni escamotage. Come quello di abrogare un decreto legge prima della sua scadenza ma “fare salve” le norme in esso contenute attraverso la legge di conversione di un altro decreto. Una pratica che finora è stata tollerata dal presidente Mattarella ma che sarebbe auspicabile evitare.

Un’altra dinamica tipica riguardante i decreti legge è quella di porvi la questione di fiducia. Con la giustificazione del poco tempo per la conversione infatti i governi, negli anni passati, spesso hanno posto la fiducia sulla legge di conversione. In questo modo gli emendamenti presentati da deputati e senatori decadono. L’iter si velocizza ma le prerogative del parlamento (fatte salve le dichiarazioni di voto) sono quasi del tutto sterilizzate.

Queste 2 dinamiche non si sono ancora verificate nella legislatura in corso. Ma semplicemente perché, come abbiamo visto, finora solo un disegno di legge ha concluso il proprio iter. Non è da escludere quindi che queste prassi potranno essere reiterate nelle prossime settimane. Come già detto, ad esempio, il governo ha già annunciato il ricorso alla fiducia per il Dl aiuti quater.

La distanza tra annuncio ed effettiva entrata in vigore dei decreti

Un ultimo aspetto interessante da analizzare riguarda la dilatazione del tempo che intercorre tra l’approvazione di un decreto legge in consiglio dei ministri e la sua effettiva entrata in vigore. Una caratteristica che, come abbiamo visto, è stata particolarmente evidente durante i governi Conte.

Per citare degli esempi, il Dl 169/2022, dedicato alla partecipazione dell’Italia alle iniziative della Nato ma che affronta anche le criticità legate alla sanità calabrese, è entrato in vigore 5 giorni dopo la deliberazione. Ci sono poi due decreti legge entrati in vigore a ben 8 giorni di distanza dall’approvazione in Cdm. Si tratta dei Dl 173/2022 dedicato al riordino dei ministeri e 176/2022, cosiddetto aiuti quater, che affronta temi legati al caro energia ma non solo.

4 i giorni di distanza tra l’approvazione dei decreti legge in Cdm e la loro effettiva entrata in vigore, in media.

In molti casi questo ritardo nella pubblicazione dei decreti in gazzetta ufficiale (atto necessario ai fini dell’effettiva entrata in vigore) è legato al fatto che, sebbene la norma venga posta all’ordine del giorno del Cdm, sono necessari degli ulteriori aggiustamenti sul testo. Testo definitivo che quindi può essere diverso da quello discusso e approvato.

Un caso concreto di questo tipo riguarda il già citato Dl aiuti quater. Nel prima bozza di questo testo era infatti contenuta anche la tanto contestata norma che prevedeva l’innalzamento a 5mila euro della soglia consentita per i pagamenti in contanti. Questo intervento però è stato successivamente stralciato dal provvedimento perché ritenuto non coerente con il resto del decreto e, soprattutto, non giustificato da necessità e urgenza.

Il tema della distanza tra l’approvazione in Cdm e l’effettiva entrata in vigore delle norme quindi non è banale. Si tratta infatti di un’altra pratica poco consona che sarebbe meglio evitare. Anche per questo motivo è fondamentale un’attenta attività di monitoraggio sull’operato di governo e parlamento.

Foto: palazzo ChigiLicenza

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